Snodo 1. Mille anni di storia

La nozione di Medioevo è un’invenzione intellettuale moderna, successiva al millennio – tra Quinto e Quindicesimo Secolo dopo Cristo – convenzionalmente indicato come tale, e costantemente rielaborata nelle idee e nell’immaginario dell’Occidente.
Sul Medioevo grava un forte pregiudizio negativo, che perdura fino ai nostri giorni, che lo identifica come periodo di decadenza.
Per reazione, in più momenti, esso è stato oggetto di rivalutazione, come testimonia l’attrazione che continua a esercitare – più di ogni altra epoca del passato – nella società attuale.

La storia medievale è innanzitutto la storia del lungo periodo in cui venne formandosi l’identità storica dell’Europa come originario incontro di civiltà (quelle romana, barbarica e cristiana) e come confronto continuo con le culture altre con cui venne in rapporto: quelle bizantina e islamica in ambito mediterraneo, quelle asiatiche e africane in una prospettiva di mondializzazione.
La storia medievale appartiene dunque alla storia dell’Occidente, senza che ciò implichi postularne la superiorità sulle altre civiltà: al contrario costituisce, in primo luogo, una storia di mondi connessi e di scambi di uomini e di idee.

Distinguibile dall’età antica e da quella moderna per una serie di caratteristiche peculiari, il Medioevo è però privo di coerenza interna.
Il millennio appare piuttosto come un insieme di età che gli storici usano distinguere perlomeno in tre periodi: quello iniziale, dove si colloca la sua genesi tra il Quarto e il Settimo Secolo; quello intermedio, che conobbe le trasformazioni più significative; e quello finale, tra il Quattordicesimo e il Quindicesimo Secolo, di transizione verso l’età successiva.

Lungo il millennio si individuano inoltre cicli climatici, demografici ed economici tra loro coerenti, che possono essere rappresentati come una parabola inizialmente depressiva, seguita da una lunga fase di espansione e da una crisi repentina, con le punte minime toccate nei Secoli Settimo e Quattordicesimo e con il picco raggiunto nel Tredicesimo.
All’interno di queste ciclicità strutturali si collocarono trasformazioni profonde delle società europee e delle loro istituzioni politiche, ed evoluzioni rilevanti dei quadri culturali e di vita quotidiana.
La cristianità, nella pluralità delle sue Chiese, vi convisse, spesso in modo conflittuale, con l’ebraismo e con l’islam.

 Cap. 1. L’idea di Medioevo e le sue interpretazioni

Medievalismo: termine, coniato dal critico d’arte inglese John Ruskin, alla metà del Diciannovesimo Secolo, per identificare la riproposizione in forme e di contenuti ispirati al Medioevo in diversi campi delle arti e del sapere.
La nozione è stata progressivamente estesa a comprendere le immagini e le reinvenzioni del Medioevo nei mezzi di comunicazione e nella cultura di massa della società contemporanea.
Il medievalismo non va confuso con il termine Medioevo, con il quale si indica nella storiografia occidentale il periodo compreso tra la fine del monto antico e gli inizi dell’età moderna, vale a dire i mille anni di storia che vanno dal Quinto al Quindicesimo Secolo.
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Cap. 2. Quadri generali

Focus. Un’Europa di popoli

Negli orizzonti della cultura mediterranea antica il termine Europa indicava uan delle tre parti del mondo conosciuto senza che a esso corrispondesse una caratterizzazione culturale o politica.
Era semmai l’Occidente, cui appartenevano l’Europa e l’Africa, a essere contrapposto all’Oriente, cioè all’Asia: sia i greci sia i romani si ritenevano padroni di sé stessi e capaci di difendere la propria autonomia politica con le armi, mentre i popoli asiatici apparivano loro privi di volontà e pertanto destinati a soccombere alla schiavitù delle tirannidi.
L’Occidente imperiale, però, non coincise con l’estensione dell’Europa geografica, che pure era stata esplorata dalla campagne militari romane.
Ad appropriarsi del termine per indicare un’area di civiltà fu, per primo, papa Gregorio Magno (590-604), secondo il quale l’Europa costituiva quella porzione di mondo da cui i bizantini si erano autoesclusi lasciando che cadesse nelle mani dei popoli germanici.
Il successore, Bonifacio Quarto, fu chiamato “capo di tutte le chiese d’Europa” dal monaco irlandese Colombano, che volle così indicare il complesso delle chiese istituite nei regni barbarici e ricordare al pontefice che il suo ruolo doveva essere quello di guardare non tanto a Bisanzio, cioè all’Impero, quanto alle nuove forze emerse con la cristianizzazione delle popolazioni barbariche.
Tra Settimo e Nono Secolo maturò intorno all’esperienza politica dei franchi la nozione di Europa che sarebbe poi ricorsa per secoli nella cultura del Medioevo.
La sintetizzò efficacemente un anonimo autore sassone: quella riunificata da Carlo Magno era l’”Europa dei popoli i cui nomi erano rimasti sconosciuti ai romani”, un’Europa estesa fino al Mare del Nord, di cui l’Italia dei longobardi (ora integrata nell’Impero carolingio) e la Roma dei papi costituivano l’estrema propaggine meridionale.
Carlo Magno si guadagnò dai letterati della sua corte gli appellativi di “padre”, “apice”, “faro” dell’Europa: fu infatti grazie a lui che per la prima volta si costituì in Europa uno spazio politico unitario, cui il titolo imperiale conferì l’autorità della tradizione.
Non si trattava più di un Occidente mediterraneo, bensì di un’entità ideale di portata continentale.
Tanto che dopo la dissoluzione dell’Impero carolingio fu proprio il concetto di Europa che continuò ad indicare il complesso di popoli e regni che ne avevano ereditato la tradizione e che seguitavano a formare un ambito di relazioni politiche e di valori religiosi e culturali comuni.
Peraltro, era diffusa la consapevolezza che l’Europa come quadro di civiltà cristiana non coincidesse con l’Europa geografica.
Parlando al Concilio di Clermont nel 1095, papa Urbano Secondo si riferì, per esempio, alla Spagna “conquistata” dagli arabi nell’Ottavo Secolo come a un territorio sottratto alla cristianità e all’esistenza di regioni che si estendevano “fino alle isole remote dell’oceano glaciale” coem a territori ancora abitati da popolazioni pagane.
Dai secoli centrali del Medioevo i confini dell’Europa cristiana si dilatarono a comprendere nuovi popoli: da Nono fu avviata la cristianizzazione delle popolazioni slave: nel Decimo-Undicesimo Secolo i normanni provenienti dalle regioni scandinave si convertirono e si integrarono a tal punto da formare nuove dominazioni politiche in Inghilterra e nell’Italia meridionale; dall’Undicesimo riprese in modo deciso, per iniziativa dei regni cristiani spagnoli, il recupero dei territori della penisola iberica  assoggettati dagli arabi.
Nel tardo Medioevo l’Europa si configurava dunque come una congerie di popoli, di lingue e di costumi, caratterizzata dall’intensa circolazione di uomini e id idee: un contenitore di regni sempre più definiti nelle proprie individualità e spesso in violento conflitto, per quanto portatori di tradizioni di caratteri comuni.
Di fatto – allora come oggi – l’identità dell’Europa nn si identificò con gli “europei”.
Il termine appare infatti solo due volte nei documenti medievali.
La prima in una cronaca della metà dell’Ottavo Secolo: l’autore, un monaco di Toledo, celebrava la battaglia di Poitiers del 732 in cui Carlo Martello aveva respinto un’incursione degli arabi di Spagna come uan contrapposizione tra “europei” e arabi.
Il riferimento geografico marcava l’identità per differenza – “europeenses” in quanto cristiani -, ed è significativo che questa definizione provenisse da una regione che da pochi decenni era stata inquadrata nel mondo musulmano.
Eclissatosi per secoli, il termine “europei” ricomparve a metà del Quindicesimo Secolo nelle lettere del papa Pio Secondo (1458-1464), nella accezione di coloro “che sono reputati cristiani”: l’eco della caduta di Costantinopoli nel 1453 vibrava ancora nelle coscienze degli occidentali e l’avanzata dei turchi nel Balcani costituiva uan minaccia concreta.
Il pontefice riteneva “europei” tutti i membri della comunità politica e culturale cristiana, e li sollecitava ad agire uniti contro l’Islam dominato dai turchi.
L’Europa era ormai un’entità storica fuori discussione, pronta a proiettarsi verso nuovi mondi, dove l’identità degli “europei” avrebbe continuato a definirsi, una volta di più, per “differenza”.
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Burocrazia: il termine è moderno, ma viene usato dagli storici per indicare l’insieme dei funzionari al servizio di un governo.
Esso designa l’esistenza di un gruppo di ufficiali stipendiati, dotati di qualificazione professionale e operanti in un quadro di uffici permanenti e con competenze diversificate.
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Padri della Chiesa: termine adottato dal Quinto Secolo per indicare gli scrittori cristiani, sia latini sia orientali, dei primo secoli, che si impegnarono nelle elaborazione dei concetti teologici capaci di esprimere il contenuto del messaggio salvifico di Cristo.
Tra essi si annoverano Ambrogio, Girolamo, Agostino, Gregorio Magno, ecc.

Sacramento: nella Chiesa cattolica è il segno sensibile istituito da Cristo per conferire la grazia divina e la vita eterna.
Il numero dei sacramenti fu definito dal teologo Pietro Lombardo nel Dodicesimo Secolo e stabilito dal Concilio di Firenze nel 1439 nel numero di sette: battesimo, cresima o confermazione, eucarestia, penitenza o confessione, estrema unzione o unzione degli infermi, ordine sacro, matrimonio.
Tra i membri del clero possono amministrare i sacramenti solo i sacerdoti.
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Focus. La condizione femminile

La storia è stata narrata per millenni da una prospettiva maschile.
Solo da pochi decenni, come effetto dell’emancipazione femminile nelle società occidentali, la storia delle donne ha finalmente conosciuto un intenso sviluppo.
Anche la storia delle donne nel Medioevo ha cominciato a essere studiata in modo sistematico: non più solo, cioè, quella di regine o di eroine come Giovanna d’Arco, di mistiche come Caterina da Siena o di intellettuali come Christine de Pizan, la prima donna a concepire se stessa come scrittrice, e non più solo biografie di figure note ma anche di quelle di donne comuni.
Ricerche importanti sono state dedicate allo studio della vita quotidiane delle donne, della loro condizione giuridica, di istituti come il matrimonio e le doti, di condizioni come la maternità e la vedovanza, della loro posizione nella famiglia.
Allo studio delle scritture femminili, delle corrispondenze fra donne e di donne e delle visioni di mistiche e monache, si è affiancato anche lo studio del lavoro delle donne, delle loro occupazioni in ambito domestico ed extradomestico, nei campi come nelle botteghe.
Ne è emerso un quadro che ha consentito di sfumare e di arricchire di conoscenze il luogo comune che nel millennio medievale la donna abbia solo sofferto una pesante subalternità rispetto all’uomo.
Nella società patriarcale del mondo classico la condizione femminile era quella di una rigida subordinazione al mondo maschile.
Nell’Alto Medioevo la condizione della donna fu invece improntata a una più ampia autonomia, in primo luogo giuridica.
Le donne operavano transazioni economiche  e, nei lunghi periodi di assenza dei mariti impegnati in guerre e operazioni militari, amministravano la casa e le proprietà, comandavano i servi e collaboravano al mondo della produzione, per esempio nella filatura e nella tessitura.
Nei contratti agrari la donna appare spesso accanto al marito in qualità di concessionaria e contitolare di un appezzamento su un piano di parità formale e sostanziale: a entrambi era riconosciuto il possesso di un terreno che in caso di morte di un coniuge passava all’altro.
Nell’età di Carlo Magno e dei successori è attestato con frequenza l’istituto di consors regni, in virtù del quale la moglie del re agiva come contitolare del potere.
Ciò spiega perché nell’Undicesimo Secolo la marchesa Matilde di Canossa poté ereditare dai genitori beni e poteri nonostante la presenza di eredi maschi nei rami collaterali della famiglia.
In altri termini, nell’Alto Medioevo prevalse una tendenza all’equiparazione tra i sessi.
La condizione della donna cominciò a mutare in seguito alla diversa considerazione di cui essa fu oggetto.
Gli studi cosiddetti “di genere”, sviluppatisi negli ultimi anni, hanno aiutato a ricostruire la creazione, la diffusione e la trasformazione dei sistemi simbolici fondati sulla distinzione uomo/donna.
Fu soprattutto il pensiero dei padri della Chiesa a cominciare a teorizzare l’inferiorità della donna, individuando in essa lo strumento di seduzione demoniaca (l’instrumentum diaboli), la discendente di Eva, tentatrice e corresponsabile del peccato originale, capace di incarnare i vizi della lussuria.
Dalla debolezza femminile deriverebbe la minore responsabilità della donna e, di conseguenza, il suo stato di subordinazione all’uomo.
Nel Dodicesimo Secolo il diritto canonico avrebbe fatto propria tale concezione, affermando l’assenza di autonomia giuridica della donna, la sua inabilità a insegnare, a fungere da testimone, da garante o da giudice.
L’azione pastorale del Basso Medioevo rafforzò infine l’idea che la donna dovesse agire solo nell’ambito domestico, per conservare il patrimonio e occuparsi dell’educazione dei figli.
La casa e il monastero divennero i luoghi deputati dell’educazione femminile, che si fondava sulla custodia dell’onore e sul governo della casa.
La rappresentazione della donna come essere debole e fragile fu fatta propria dalla lirica trobadorica tra Dodicesimo e Tredicesimo Secolo, che celebrò una figura femminile astratta, lontanissima dalla realtà; quella del confinamento domestico della donna fu diffusa dai predicatori del Tardo Medioevo.
L’esito fu quello di un graduale peggioramento della condizione delle donne, confermato anche dall’involuzione dei loro diritti: nei contratti agrari, per esempio, è sempre più spesso il marito a comparire coem unico contraente.
Di fatto, dolo l’Undicesimo Secolo, si fecero sempre più rari gli spazi concessi alle donne, nonostante molte di loro continuassero ad affiancare gli uomini in alcuni ambiti della vita economica.
Il loro contributo al settore dell’artigianato tessile rimase rilevante: in città come Parigi o Colonia le donne ebbero anche ruoli di primo piano nella produzione di tessuti di seta, e come sarte e pellicciaie.
Nelle botteghe e nel commercio al dettaglio la loro presenza fu intensa, ma il loro impegno non poté essere sistematico per le ripetute gravidanze e il peso delle attività domestiche; le donne non furono mai ammesse come membri attivi nelle corporazioni dei mestieri.
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Patriziato. Il termine, che nell’antica Roma distingueva gli appartenenti alla classe dirigente che sedeva in Senato, fu ripreso nel Tardo Medioevo per indicare i gruppi ristretti di famiglie e individui che si imposero al governo delle città italiane monopolizzando il controllo delle cariche politiche maggiori.

Unzione. Rito consistente nel cospargere o nel segnare con l’olio, in genere d’oliva, consacrato, attestato sin dai primi secoli nella liturgia cristiana del battesimo, dell’estrema unzione e dell’ordinazione di preti e vescovi.
L’adorazione da parte dei re e degli imperatori – segnati sul capo, tra le scapole e sul braccio destro – indicava l’investitura del potere direttamente dal Dio cristiano (christos in greco significa unto).

Pontefice. Titolo che nell’antica Roma era attribuito ai membri del collegio incaricato di vigilare sulle tradizioni giuridiche e religiose della città.
Con l’aggettivo “massimo” fu fatto proprio da Augusto e dagli imperatori successivi.
Dal Quinto Secolo divenne il titolo onorifico del vescovo di Roma, accanto a quello di “vicario di Pietro”; dall’Undicesimo Secolo la designazione ufficiale del papa fu quella di “pontefice massimo”, accanto a quello di “vicario di Cristo”.

Banno. Il termine indica il potere nel suo senso più concreto di costrizione, ed è usato per descrivere l’autorità esercitata dai signori locali tra Decimo e Dodicesimo Secolo.
Essa consisteva nel diritto di punire i malfattori, di giudicare le liti, di prelevare pedaggi sulle strade e sui ponti, di imporre tasse e prestazioni d’opera agli abitanti del territorio soggetto al dominio signorile.

Ufficiali. Termine generico che indicava l’agente del potere regio o signorile che svolgeva l’officium (ufficio) relativo all’incarico ricevuto.
Con l’affermazione delle monarchie e degli Stati tali funzioni vennero precisandosi: dalla riscossione delle imposte alla difesa militare, dall’amministrazione della giustizia alla gestione di terre, acque e beni di proprietà pubblica.
Ciò comportò la progressiva specializzazione professionale degli ufficiali, chiamati a svolgere mansioni sempre più tecniche e complesse.

Bibbia. Dal termine greco biblion (“libro”) è il complesso delle scritture sacre nelle quali l’ebraismo e il cristianesimo riconoscono la parola di Dio e la narrazione del suo intervento di salvezza nella storia.
La Bibbia si divide in due Testamenti: l’Antico, che riunisce i soli libri, taluni risalenti al Secondo Millennio avanti Cristo, ritenuti dagli ebrei ispirati da Dio; il Nuovo, che raccoglie scritti del Primo Secolo dopo Cristo, tra cui i Vangeli, testimonia invece per i cristiani la rivelazione definitiva di Dio in Gesù di Nazareth, redentore dell’umanità attraverso la morte di croce.

Profeta. Termine, derivato dal greco prophemi (“predire”), che indica una persona che, per ispirazione divina, parla in nome di Dio e ne annuncia la volontà tramite minacce, ordini e promesse.

Trinità. Espressione con cui i cristiani indicano l’esistenza di tre persone in un unico Dio: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, secondo la progressiva rivelazione che egli ha fatto di sé nella Bibbia.
La Trinità rappresenta il mistero  - vale a dire una verità di fede, proclamata come dogma (cioè un principio certo, una verità inconfutabile) – che differenzia la religione cristiana da tutte le altre.

Papa. Dal greco pappas (“padre”), il titolo fu usato nei primi secoli del cristianesimo per indicare la paternità spirituale di vescovi, metropoliti e abati.
Dal Quarto Secolo fu riservato solo al vescovo di Roma in quanto successore dell’apostolo Pietro, morto suppliziato a Roma e indicato nei Vangeli coem colui su cui Cristo predicò di voler “edificare la sua Chiesa”.

Scisma. Il termine indica la separazione formale, spesso come atto di ribellione, di una comunità di fedeli dal corpo della Chiesa a causa di dissensi in materia di disciplina con la sua gerarchia più che per dissidi di natura dottrinale, che in genere danno vita ad eresia.

Sacerdote. Ministro del culto nelle carie religioni, nella Chiesa cattolica indica colui che ha ricevuto l’ordine sacro e ha la potestà spirituale di amministrare i sacramenti e di predicare la parola di Dio.
Si noti pertanto come non tutti i membri del clero siano sacerdoti.

Volgare. Aggettivo che, riferito alla lingua, indicava inizialmente  quella parlata dal popolo (“vulgo”) contrapposta al latino, lingua della scrittura e della cultura.
Le lingue volgari sono all’origine di quelle moderne e costituirono anch’esse, dal Basso Medioevo, propri corpi di testi letterari

Cancelleria. Ufficio deputato alla redazione, alla validazione e al rilascio di atti di un’autorità laica (Impero, regni, principati, comuni) o ecclesiastica (papato, vescovi).
Nell’Alto Medioevo le cancellerie furono monopolizzate dai chierici; con lo sviluppo del potere pontificio, delle monarchie e dei comuni, dal Dodicesimo Secolo la dilatazione del quotidiano servizio di registrazione, copia e conservazione dei documenti sollecitò l’impiego crescente di notai, segretari e scribi laici.

Focus. La documentazione scritta.

Gli studiosi di storia ricostruiscono il passato attraverso le testimonianze che di esso sono giunte fino a noi.
Tali testimonianze vengono indicate con il termine “fonti”, ad indicare la loro natura di sorgenti per la conoscenza della storia.
Fonti principali per lo studio del Medioevo sono quelle scritte, ma di grande importanza si rivelano anche le fonti materiali: innanzitutto quelle archeologiche, accanto alle quali si collocano le epigrafi (che propongono anch’esse scritture, ma esposte in spazi aperti), le monete, i sigilli, gli stemmi, le opere artistiche e le testimonianze iconografiche.
Le fonti scritte esprimono una varietà ancora maggiore di tipologie e si usa indicarle anche col termine “documenti”: questi possono essere la testimonianza o la prova di un accordo o di un fatto con conseguenze giuridiche, ma anche la documentazione di una cultura, di un’ideologia, dei rapporti tra le persone e tra i poteri.
Il Medioevo costituisce indubbiamente un’età documentaria, non tanto per la quantità di testimonianze scritte prodotte – non paragonabile a quella dell’età contemporanea – quanto piuttosto per l’importanza che la documentazione scritta, pubblica e privata, solenne o semplice, ricoprì nelle società di quel lungo millennio.
La produzione di documenti fu relativamente scarsa nell’Alto Medioevo, come effetto della dealfabetizzazione della società.
L’affermazione delle monarchie e dei comuni, l’accentramento dei poteri pontifici, la più generale moltiplicazione delle istituzioni di governo, determinarono invece una dilatazione dell’attività documentaria nel Basso Medioevo: le cancellerie dei regni e quella pontificia, le amministrazioni periferiche nei territori, gli uffici cittadini divennero dal Dodicesimo Secolo in poi grandi centri di produzione di scritture correnti ad uso pratico, redatte quotidianamente secondo formule e modelli standardizzati da notai, scribi e cancellieri, e raccolte in registri e in libri conservati in appositi archivi.
Pur attraverso perdite ingentissime nel corso dei secoli, una parte di quella documentazione è pervenuta fino a noi ed è ora custodita in archivi e biblioteche di studio.
Dal Tredicesimo Secolo divenne abituale in ogni territorio europeo e in ogni strato sociale l’impiego di atti scritti per serbare memoria dei diritti, della più varia natura, goduti da enti e persone: proprietà di beni, esercizio di giurisdizioni, esenzioni e privilegi, garanzie di attività economiche.
In Italia questa documentazione giuridica fu redatta da notai che acquisirono la fides publica, vale a dire l’autorità di validare sul piano legale gli atti rogati.
I documenti medievali vanno distinti in base alla loro funzione.
La narrazione degli eventi era affidata alla scrittura di annali, editti, statuti, raccolte di canoni; la concessione di diritti alla redazione di diplomi, privilegi, accordi.
Le funzioni di governo e l’esercizio del potere erano demandato invece alla registrazione di documenti giudiziari, fiscali e amministrativi.
Gli atti privati (come acquisti, donazioni, testamenti, contratti) erano certificati dai documenti notarili.
La gestione dei patrimoni e degli affari mercantili ricorreva a inventari di beni e libri di conti.
La circolazione delle notizie e le relazioni private si affidavano ai carteggi, quelle tra autorità alla corrispondenza diplomatica.
Le riflessioni e gli insegnamenti teologici, giuridici e politici assunsero la forma di manuali e trattati dottrinari.
In ambito ecclesiastico ebbero grande importanza la redazione delle storie dei santi e la raccolta in appositi testi delle preghiere e delle letture liturgiche.
La conservazione dei documenti si affidò a due supporti: la pergamena per quelli di contenuto giuridico e di maggiore solennità come anche per i codici letterari e giuridici, e la carta – inventata in Cina e diffusa in Europa dai mercanto musulmani dal Decimo Secolo – per le scritture correnti e private.
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Ordine sacro. Grado gerarchico della Chiesa cattolica distinto in base alle funzioni liturgiche e differenziato tra ordini minori (ostario, lettore, esorcista e accolito) e maggiori (suddiacono, diacono, sacerdote).

Snodo 1. Sintesi

Quarto Secolo.

Peggioramento climatico: fase fredda destinata a durare fino all’Ottavo Secolo.
Si fa crescente la pressione delle popolazioni nomadi euroasiatiche: primi stanziamenti delle genti germaniche all’interno dell’Impero romano (375).
Le regioni settentrionali dell’Impero cinese subiscono a loro volta incursioni delle popolazioni nomadi asiatiche.
Gli imperatori Diocleziano e Costantino attuano una serie di riforme intese a contrastare la crisi economica, sociale e politica della compagine imperiale romana emersa già nel Terzo Secolo; crescente separazione tra la sua parte orientale e quella occidentale, sancita nel 395.
Ultime persecuzioni dei cristiani da parte di Diocleziano (303); Costantino ne rende libero il culto (313).
Il cristianesimo cattolico, adottato dalle élites urbane, è proclamato l’unica religione ammissibile nell’Impero (380).
Le chiese cristiane elaborano dottrine teologiche tra loro diverse, che trovano nei Concili ecumenici il luogo di definizione dell’ortodossia e delle eresie.
Il monachesimo si diffonde in Occidente.

Quinto Secolo.

Si accentua il calo della popolazione dell’Impero romano; crisi demografica delle città; abbandono dei villaggi rurali.
Carestie sempre più frequenti.
Crisi strutturale del sistema fiscale in Occidente e, conseguentemente, delle infrastrutture e dei servizi pubblici.
Stanziamento di numerose popolazioni germaniche nei territori dell’Impero romano.
Dissoluzione delle istituzioni politiche e militari imperiali in Occidente (476).
Formazione dei primi regni romano-barbarici.
Continuano le dispute dottrinali nei concili ecumenici e la riflessione teologica dei padri della Chiesa.
Monaci provenienti dalla Gallia avviano la cristianizzazione dell’Irlanda e della Britannia.

Sesto Secolo.

Il bacino del Mediterraneo è colpito dalla peste proveniente dall’Asia centrale.
Il vaiolo imperversa invece nell’Europa del Nord.
Crescita delle terre incolte.
Contrazione dei commerci, abbandono della monetazione in bronzo nei regni romano-barbarici.
I franchi consolidano il loro regno nella Gallia, i visigoti nella penisola iberica: le popolazioni germaniche cominciano a integrarsi con quelle romane.
L’imperatore Giustiniano riconquista parte dei territori mediterranei dell’Impero d’Occidente, e riordina il diritto romano.
Alla sua morte (565) l’Impero continua a esistere solo in Oriente.
I longobardi si stanziano nell’Italia settentrionale e centrale (569), dando origine alla frammentazione politica della penisola.
Popolazioni slave si insediano nei Balcani.
Benedetto da Norcia elabora la regola destinata a costituire il punto di riferimento delle esperienze monastiche successive.
La scomparsa, con l’Impero, del sistema educativo romano comincia a essere colmata da scuole vescovili e monastiche; conseguente egemonia ecclesiastica della cultura.
Introduzione dell’uso dell’era cristiana (nascita di Cristo) nella datazione degli anni.
Le invasioni degli unni disgregano l’Impero indiano dei Gupta.

 Settimo Secolo.

Punto più basso della depressione demografica.
Scomparsa degli scambi a lunga distanza di beni d’uso quotidiano.
Consolidamento di sistemi economici locali a base agraria.
La circolazione delle monete d’oro si mantiene solo nell’Impero bizantino.
Maometto predica l’Islam nella penisola arabica; la sua migrazione (égira) a Medina (622) segna la nascita della comunità musulmana.
Impetuosa espansione araba nel Mediterraneo asiatico e africano.
Divisione tra la maggioranza sunnita, che fonda l’Impero islamico, e la minoranza sciita.
Dopo alcune vittorie sui persiani, l’Impero romano d’Oriente perde i territori africani e dell’Asia Minore in seguito all’avanzata degli arabi e si riduce a potenza regionale gravitante tra Egeo e Anatolia: si completa il passaggio dalla fase tardo antica a quella dell’Impero bizantino.
In Occidente si consolidano i regni dei franchi, dei visigoti e dei longobardi.
Nei primi emerge la potenza politica dei maestri di palazzo.
Si sviluppa la pratica dell’unzione sacrale.
La dinastia dei Tang, al potere dal 618, espande l’Impero cinese verso l’Asia centrale.

Ottavo Secolo.

La popolazione ricomincia lentamente a crescere in Europa.
Selve e paludi cominciano a lasciare il posto a terre coltivate.
Commercializzazione dei prodotti agricoli in eccedenza.
L’espansione islamica raggiunge l’India e l’Europa (711).
L’Impero islamico, ormai multietnico e non più solo arabo, sviluppa una florida economia di scambi ma si frammenta politicamente; nella penisola iberica si forma un emirato autonomo (756).
I franchi assumono il ruolo di difensori dell’Europa cristiana sotto la guida dei maestri di palazzo (Pipinidi), che sviluppano i legami di fedeltà vassallatica e soppiantano la dinastia dei re merovingi (751).
Nell’Impero bizantino si apre la crisi iconoclastica (726); i longobardi approfittano dei dissensi tra le Chiese di Roma e Bisanzio per consolidare il regno.
Alleanza fra Papato e franchi in funzione anti longobarda; grandi conquiste militari di Carlo Magno.
Scomparsa definitiva, in Occidente, del latino come lingua parlata; esso rimane la lingua della comunicazione scritta in virtù del monopolio ecclesiastico delle strutture educative.
Rinnovamento culturale promosso in età carolingia, caratterizzato dall’imitazione della classicità.
Nell’arcipelago giapponese il governo monarchico del tenno, insediato nella capitale Nara, raggiunge il suo apogeo.

Nono Secolo.

Miglioramento delle condizioni climatiche: fase calda destinata a durare fino al Tredicesimo Secolo.
In Europa sono attestate ricorrenti epidemie di febbri malariche, tifoidee e influenzali.
Aumento graduale della produzione e degli scambi di beni agricoli e di manufatti; crescita dei consumi.
L’elezione a imperatore di Carlo Magno, legittimata dal papa, segna il ritorno dell’Impero in Occidente (800); promosse numerose riforme economiche, amministrative ed ecclesiastiche.
Alla morte di Ludovico il Pio, l’Impero è spartito (843) tra gli eredi in aree regionali che prefigurano i successivi regni di Francia, Italia e Germania.
Cominciano le incursioni dei saraceni, degli ungari e dei popoli scandinavi (vichinghi, normanni e vareghi) sulle coste e nei territori dell’Europa cristiana.
Origine dei poteri di tipo signorile nelle campagne; si estende il fenomeno del servaggio; si avvia il fenomeno dell’incastellamento.
La dinastia dei macedoni avvia (867) uan lunga fase di ritrovata espansione economica e militare dell’Impero bizantino.
Monaci bizantini avviano la cristianizzazione degli slavi nei Balcani.
Nel sud-est asiatico si forma l’Impero Khmer, sintesi tra cultura cinese e indiana.
Nell’America centrale si afferma l’Impero dei toltechi su quello dei maya, confinato nella penisola dello Yucatan.

Decimo Secolo.

Ampliamento delle aree popolate in Europa; fondazione di nuove città, di borghi e di villaggi.
I normanni si insediano nel nord del regno di Francia: il re ne riconosce il ducato (911).
La dinastia sassone degli ottoni, sconfitti definitivamente gli ungari (955), restaura l’autorità imperiale (962), ora centrata sul regno di Germania e su quello d’Italia.
Principati territoriali e poteri locali consolidano la forma di dominazione più diffusa nell’Occidente europeo: la signoria.
Fondazione dell’abbazia di Cluny in Borgogna (910), che promuove la riforma monastica.
Diffusione dell’architettura e dell’arte romanica.
La carta comincia ad essere commercializzata in Occidente dai mercanti musulmani.
Nell’Europa orientale si converte al cristianesimo ortodosso Vladimir Primo, principe di Kiev (988).
I vichinghi raggiungono la Groenlandia sud-occidentale.
Fine dell’unità politica dell’Islam: al califfato di Baghdad si affiancano quelli degli Omayyadi in Spagna e dei Fatimidi in Egitto.
Nel sud-est asiatico orientale si sviluppa l’Impero dei Dai Viet, sconfiggendo i cinesi (939).
La dinastia dei Song assume la guida dell’Impero cinese (960).

Undicesimo secolo.

Decisa ripresa demografica in Europa.
Nell’edilizia tornano in uso la pietra e il laterizio dopo secoli di predominante ricorso al legno.
Sviluppo dei commerci con fulcro, nelle città, delle attività produttive.
I mercati del nord Europa si collegano a quelli del Mediterraneo; protagonisti sono i mercanti delle città italiane; la concessione di privilegi commerciali ai veneziani (1082) segna l’inizio del declino economico di Bisanzio.
La riforma ecclesiastica investe le chiese vescovili: sacerdoti deposti, preti scomunicati, movimenti laicali di contestazione delle gerarchie ecclesiastiche.
Riforma del papato e l’Impero sulla nomina dei vescovi.
Appello del papa alla difesa armata del pellegrinaggio in Terrasanta (1095): prima crociata e conquista di Gerusalemme.
Prime sommosse popolari antiebraiche (pogrom) in Europa.
L’aristocrazia sviluppa la discendenza in linea maschile (lignaggio).
Elaborazione ecclesiastica dell’immagine tripartita (oratores, bellatores, laboratores) delle società.
La diffusione dei rapporti feudo-vassallatici rafforza i poteri signorili e facilita la ricomposizione territoriale intorno alle monarchie.
Il duca di Normandia conquista il regno di Inghilterra (1066).
La dinastia normanna degli Altavilla riunifica politicamente l’Italia meridionale.
I regni cristiani avviano la reconquista della penisola iberica.
Nell’Europa orientale e slava si formano i primi nuclei monarchici cristiani.
La dinastia turca del Selgiuchidi assume la guida del califfato di Baghdad (1058).
Massimo splendore dell’Impero del Ghana nell’Africa subsahariana occidentale.
I vichinghi raggiungono probabilmente le coste settentrionali dell’isola di Terranova

Dodicesimo Secolo.

La lebbra conosce in Occidente il suo picco epidemico.
Ulteriore crescita economica.
Vengono istituite le fiere di Champagne.
Nelle città si formano le prime corporazioni artigiane.
Si afferma la supremazia politica del papato sulla cristianità.
Diffusione dei movimenti pauperistici ed evangelici accusati di eresia del papato monarchico.
Formazione di regni cristiani in Terrasanta; costituzione degli ordini monastici cavallereschi; nell’Europa baltica e orientale sono questi ultimi a guidare la colonizzazione e la cristianizzazione.
Reazione musulmana alle spedizioni crociate; riconquista di Gerusalemme per mano del sultano curdo Saladino (1187).
Consolidamento dei poteri monarchici in Occidente; per via matrimoniale il più grande feudatario del re di Francia, Enrico il Plantageneto, diventa re d’Inghilterra (1152).
L’evoluzione della cavalleria come ceto sociale sempre più chiuso favorisce la trasformazione dell’aristocrazia di fatto in una nobiltà di diritto.
Nella crisi dei poteri signorili le comunità rurali cominciano ad ottenere il riconoscimento di forme di autogoverno.
Si diffondono le autonomie cittadine in molti regni; in Italia i comuni si scontrano con l’imperatore e conseguono ampie prerogative politiche (1183).
Diffusione, in Europa, delle università e dei centri di formazione promossi dalle autorità pubbliche per la formazione dei laici.
Si torna a studiare il diritto romano.
Le cancellerie regie, pontificie e cittadine incrementano la produzione di atti e documenti scritti.
Sviluppo del notariato.
Il diritto canonico sancisce l’assenza di autonomia giuridica della donna.
Si sviluppa lo stile gotico nell’arte e nell’architettura.
Prende forma la nozione di purgatorio.
Nell’Impero del Giappone si afferma il potere di fatto del supremo capo militare (shogun).

Tredicesimo Secolo.

La popolazione europea raggiunge il suo picco.
Apogeo della crescita economica; ritorno della coniazione di monete d’oro.
Negli ultimi decenni primi segni di crisi demografica ed economica.
Il primato della Chiesa pontificia si afferma su ogni altra autorità politica.
Origine e diffusione degli ordini mendicanti; repressione giudiziaria delle eresie; crociate interne alla cristianità.
Prime espulsioni delle comunità ebraiche dai regni cristiani.
Il saccheggio di Costantinopoli (1204) conclude la Quarta Crociata e fonda l’Impero Latino d’Oriente, monopolizzato dall’aristocrazia feudale europea e dai mercanti veneziani.
L’Impero bizantino è restaurato (1261) su un territorio ridotto al Bosforo e a poche isole dell’Egeo.
La battaglia di Bouvines (1204) sancisce la potenza politica in Europa del regno di Francia.
Ogni pretesa universalistica dell’Impero declina con la morte (1250) di Federico Secondo di Svevia.
Diffusione dei grandi parlamenti nelle grandi monarchie, che promuovono la costruzione politica e culturale di comunità nazionali.
L’alleanza tra il papato e il Regno di Francia apre agli Angiò la conquista del Regno di Sicilia.
Si radicalizzano i conflitti tra le parti guelfa e ghibellina.
Progressiva estensione delle scritture correnti negli affari economici e nelle attività di governo: diffusione di testi in lingua volgare per necessità pratiche e uso  privato; presenza delle donne nelle attività di scrittura.
Origini delle letterature volgari; il gotico diventa lo stile privilegiato delle corti regie, del papato e della nobiltà.
L’Impero dei mongoli si estende alla Russia, minaccia l’Europa, prende Baghdad, si converte all’Islam e conquista la Cina (1260): alla corte del “gran khan” si reca il viaggiatore veneziano Marco Polo.
Nell’Africa occidentale la dinastia dei Keita, convertita all’Islam, costituisce l’Impero del Mali; in quella orientale l’Impero cristiano di Abissinia entra in guerra con i vicini regni musulmani.
L’invasione degli aztechi pone fine all’Impero dei toltechi nelle regioni centrali del Messico.
Nella regione andina di Cuzco il popolo dei quechua fonda l’Impero degli inca.

Quattordicesimo Secolo

Peggioramento delle condizioni climatiche: fase fredda destinata a durare fino al Diciannovesimo Secolo.
Carestie sempre più frequenti in Europa: diminuzione della popolazione.
Ritorno della peste in Occidente (1347-1348); le ricorrenze epidemiche determinano una grave crisi di mortalità.
Ristrutturazione dell’economia agraria e manifatturiera; crisi del credito bancario e del debito pubblico.
Conflitti sociali, rivolte politiche, repressioni.
Violentissimi pogrom antisemiti.
Il conflitto tra il papato e la monarchia francese determina lo spostamento della curia pontificia ad Avignone (1309).
Lo scisma tra la Chiesa di Roma e quella di Avignone (1378) sancisce la fine di ogni pretesa universalistica del papato.
Diffusa aspirazione a nuovi valori religiosi ed etici.
Alla crisi dell’autorità pontificia si accompagna quella dell’Impero, ormai meramente tedesco.
Si apre (1337) la serie di conflitti bellici tra il Regno inglese e quello francese destinati a durare più di cent’anni.
Nelle città italiane di affermano i governi signorili.
Generale orientamento al rafforzamento dei poteri statali.
Consolidamento dei regni slavi nell’Europa orientale.
Espansione dell’Impero ottomano in Anatolia e nei Balcani.
Nelle città italiane comincia a svilupparsi l’Umanesimo, un movimento di “rinascita” letteraria, artistica e culturale fondato sul recupero dei modelli antichi.
Rinnovata espansione mongola in Asia centrale, in India e in Anatolia.
Il sultanato di Delhi si estende verso sud e sposta la capitale a Daulatabad (1328).
In Cina la dinastia dei Ming si sostituisce a quella mongola degli Yüan (1368).
In Giappone il tentativo di restaurazione del potere imperiale apre (1338) una lunga guerra civile che riafferma il potere dello shogunato.

Quindicesimo Secolo.

Nei primi decenni la popolazione europea tocca il suo punto più basso per poi tornare a crescere.
Lo scisma rilancia il modello della Chiesa conciliare; ricomposta la divisione, si riafferma l’autorità del papa; ridefinizione dei rapporti tra la Chiesa cattolica e i singoli Stati.
La conquista di Costantinopoli da parte dei turchi ottomani (1453) sancisce la fine dell’Impero bizantino e suscita una vasta eco in Europa.
Il principato di Mosca eredita la tradizione del cristianesimo ortodosso.
Si consolidano i poteri dei sovrani e degli apparati amministrativi degli Stati europei; la nobiltà, il clero e le città mantengono i propri privilegi.
Termina la guerra dei cent’anni con la perdita totale dei territori inglesi nel regno di Francia (1453).
Con l’espugnazione dell’emirato di Granada si completa la reconquista (1492); dalla Spagna sono espulse anche le comunità ebraiche.
In Italia si sviluppano Stati di dimensione regionale; dopo una serie di conflitti, la pace di Lodi (454) sancisce la nuova geografia politica.
La spedizione del re di Francia (1494) apre un periodo di guerre in cui la penisola diventa terreno di conquista delle monarchie francese e spagnola.
L’evoluzione dell’Umanesimo sfocia nel Rinascimento artistico, nello sviluppo del pensiero scientifico e in innovazioni tecnologiche destinate a conseguenze epocali.
La ricerca di una nuova via per le Indie stimola la competizione tra i regni di Portogallo e di Spagna; i primi circumnavigano l’Africa e raggiungono Calicut (1498); i secondi esplorano l’Atlantico e si imbattono con Cristoforo Colombo (1492) in un continente che Amerigo Vespucci (da cui prenderà il nome) intuisce trattarsi di un “mondo nuovo”.
Il trattato di Tordesillas spartisce tra i due regno le terre che saranno “scoperte” (1494) e avvia il colonialismo europeo.
Nell’Africa subsahariana l’Impero islamizzato di Songhai annette quello del Mali (1464); il primo carico di schiavi è importato in Portogallo nel 1444 dal Benin.
L’Impero del Dai Viet, caduto sotto il dominio della dinastia cinese dei Ming (1407), è ricostituito nel 1428.
Apogeo dell’Impero azteco estesosi a gran parte del Messico centro-meridionale ma destinato a crollare all’arrivo dei conquistadores spagnoli (1519).
Ampia espansione dell’Impero andino degli inca, la civiltà più progredita del continente americano prima dell’arrivo degli europei (1531)

Snodo 1. Approfondimenti bibliografici

Medioevo e Risorgimento: l’invenzione dell’identità italiana nell’Ottocento / D. Balestracci. – Il Mulino, 2015
Lo specchio di Shalott : l’invenzione del Medioevo nella cultura dell’Ottocento / R. Bordone. – Liguori, 1993
Viaggio intorno al concetto di Medioevo: profilo di storia della storiografia medievale / L. Gatto. – Bulzoni, 1977
L’idea di Medioevo: tra senso comune e pratica storica / G. Sergi. – Donzelli, 1999
Medioevo militante: la politica di oggi alle prese con barbari e crociati / T. Di Carpegna Falconieri. – Einaudi, 2011
Il Medioevo secondo Walt Disney: come l’America ha inventato l’età di mezzo / M. Sanfilippo. – Castelvecchi, 2003
Antidoti all’abuso della storia: Medioevo, medievisti, smentite / G. Sergi. – Liguori, 2010
Guida allo studio della storia medievale / P. Cammarosano. – Laterza, 2004
Introduzione alla storia medievale / P. Delogu. – Il Mulino, 2003
Introduzione alla storia medievale / a cura di G. Albertoni, T. lazzari. – Il Mulino, 2015
Medioevo: istruzioni per l’uso / F. Senatore. – Bruno Mondadori, 2008
Capire il Medioevo: le fonti e i temi / S. Tramontana. – Carocci, 2011
Italia medievale: struttura e geografia delle fonti scritte / P. Cammarosano. – Carocci, 1991
Medioevo da leggere: guida allo studio delle testimonianze scritte del Medioevo italiano / A. Petrucci. – Einaudi, 1992
Genesi e forme del documento medievale /  A. Pratesi. – Jouvence, 1987
Introduzione all’archeologia medievale: storia e ricerca in Italia / S. Gelichi. – Carocci, 2011
Periodi e contenuti del Medioevo / a cura di P. Delogu. – Il Ventaglio, 1988
La società medievale / a cura di S. Collodo. – Monduzzi, 1999
La storia: i grandi problemi, vol. 2.: Il medioevo / a cura di N. Tranfaglia, M. Firpo. – UTET, 1986-88
Storia d’Europa, vol. 3.: Il Medioevo: secoli Quinto-Quindicesimo / a cura di G. Ortalli. – Einaudi, 1984
Storia d’Europa e del Mediterraneo. Vol. 4.: Il Medioevo, secoli 5.-15. / a cura di A. Barbero. – Salerno Ed., 2006-7
Storia medievale. – Donzelli, 1998
Ai confini dell’Europa medievale / D. Balestracci. – Bruno Mondadori, 2008
World History: le nuove rotte della storia / M. Meriggi. – Laterza, 2011
Il tempo continuo della storia / J. Le Goff. – Laterza, 2014
Il miracolo europeo: ambiente, economia e geopolitica nella storia europea ed asiatica / E. J. Jones. – Il Mulino, 1984
Storia del clima: dal big bang alle catastrofi climatiche / P. Acot. – Donzelli, 2003
Tempo di festa, tempo di carestia: storia del clima dall’anno mille / E. Le Roy Ladurie. – Einaudi, 1982
Medioevo maschio: amore e matrimonio / / G. Duby. – Laterza, 1988
Famiglia e parentela nell’Italia meridionale / a cura di G. Duby, J. Le Goff. – Il Mulino, 1981
Famiglia e istituzioni nel Medioevo italiano: dal tardo antico al Rinascimento / F. Leverotti. – Carocci, 2005
Storia del matrimonio / a cura di M. De Giorgio, Ch. Klapisch-Zuber. – Laterza, 1996
La condizione giuridica delle donne nel Medioevo / a cura di M. Davide. – CERM, 2012
Donne e lavoro nell’Italia meridionale / a cura di M. G. Muzzarelli, P. Galetti, B. Andreolli. – Rosenberg & Sellier. – 1991
Idee sulla donna nel Medioevo: fonti e aspetti giuridici, antropologici, religiosi, sociali e letterari della condizione femminile / a cura di M. C. De Matteis. – Patron, 1981
Le donne nell’Alto Medioevo / T. Lazzari. – Bruno Mondadori, 2010
Uomini e donne nel Medioevo: storia del genere, Secoli Dodicesimo-Quindicesimo / D. Lett. – Il Mulino, 2014
Le donne nell’Italia medievale, Secoli Sesto-Tredicesimo / P. Skinner. – Viella, 2005
Storia delle donne in Occidente, vol. 2.: Il Medioevo / a cura di G. Duby, M. Perrot. – Laterza, 1997
L’amore e la sessualità / a cura di G. Duby. – Dedalo, 1994
L’edilizia nel Medioevo / G. Coppola. – Carocci, 2015
La vita quotidiana nel Medioevo / R. Delort. – Laterza, 1989
Disciplinare il lusso: la legislazione suntuaria in Italia e in Europa tra Medioevo ed età moderna / a cura di M. G. Muzzarelli, A. Campanini. – Carocci, 2003
Gente del Medioevo / R. Fossier. – Donzelli, 2007
Storia di un giorno in una città medievale / A. Frugoni, C. Frugoni. – Laterza, 1999
Alimentazione e cultura nel Medioevo / M. Montanari. – Laterza, 1988
Guardaroba medievale: vesti e società dal Tredicesimo al Sedicesimo Secolo / M. G. Muzzarelli. – Il Mulino, 1999
I paesaggi dell’Italia medievale / R. rao. – Carocci, 2015
Vassalli, feudi, feudalesimo / G. Albertoni. – Carocci, 2015
Il mito delle nazioni: le origini medievali dell’Europa / P. J. Geary. – Carocci, 2009
Profilo di storia del Medioevo latino-germanico / G. Tabacco. – Scriptorium, 1996
La società feudale / M. Bloch. – Einaudi, 1999
I re taumaturghi / M. Bloch. – Einaudi, 2012
La santa romana repubblica: profilo storico del Medioevo / G. Falco. – Ricciardi, 1986
Autunno del Medioevo / J. Hiuzinga. – Rizzoli, 2009
Federico Secondo Imperatore / E. H. Kantorowicz. – Garzanti, 2000
Medioevo cristiano / R. Morghen. – Laterza, 1994
Le città del Medioevo / H. Pirenne. – Laterza, 2007
Maometto e Carlomagno / H. Pirenne. – Laterza, 2010
Egemonie sociali e strutture del potere nel Medioevo italiano / G. Tabacco. – Einaudi, 1979

Snodo 2. La fine del mondo antico, Secoli Quarto-Settimo

La fine del mondo antico maturò, tra Terzo e Settimo Secolo d. C., per effetto di tre grandi fenomeni: la crisi economica, sociale e politica dell’Impero romano, la diffusione del cristianesimo e le invasioni barbariche.
La crisi dell’Impero fu affrontata con uan serie di riforme, la più importante delle quali fu la sua divisione in due parti alla fine del Quarto Secolo: l’Occidente, dove la crisi fu più intensa, crollò sotto la spinta delle migrazioni dei popoli barbarici nel corso del Quinto Secolo: l’Oriente, invece, fu capace di respingerle e di porre le basi del successivo dominio bizantino.
Il cristianesimo si diffuse progressivamente fino ad essere adottato quale religione dell’Impero alla fine del Quarto Secolo.
L’evangelizzazione delle popolazioni barbariche vice invece prevalere la dottrina ariana, che rese tardiva la loro integrazione con i romani, raggiunta solo con la conversione al cattolicesimo.
Le relazioni che, sin dai primi tempi, i barbari avevano intrattenuto con l’Impero si tramutarono in invasioni tra il Quarto e il Quinto Secolo; ciò portò alla dissoluzione della struttura imperiale in Occidente e alla formazione di una pluralità di regni.
La loro durata dipese dalla capacità di integrazione tra i modi di vita barbarici e le strutture sociali e religiose del mondo romano: là dove fu più accentuata, come nel caso dei franchi, essa portò a quell’incontro di civiltà – romana, cristiana e barbarica – che avrebbe caratterizzato la successiva età medievale.

Cap. 3. La trasformazione del mondo romano

Latifondo. Vasta estensione di terreno, di proprietà in età romana dell’aristocrazia senatoria, dove la produzione agricola era legata alla quantità della terra a disposizione più che alla qualità dei mezzi di sfruttamento.

Senato. Dal latino senex (anziano, da cui senatus, assemblea degli anziani), il senato fu istituito nella Roma più antica come una delle maggiori magistrature con compiti consultivi e di ratifica.
Progressivamente costituito da membri appartenenti alle famiglie patrizie, in età imperiale, pur perdendo potere effettivo, rimase luogo di distinzione dell’aristocrazia.

Catasto. Nell’Impero romano il termine indicava la lista dei beni immobili (terreni e fabbricati urbani) redatta per accertarne la proprietà e per ripartire il carico fiscale sulla base del reddito imponibile.

Coloni. Negli ultimi secoli dell’Impero romano, i contadini affittuari di lotti di terreno appartenenti ai latifondi furono vincolati ereditariamente alla terra; ciò finì con l’accomunarli, pur giuridicamente uomini liberi, agli schiavi che lavoravano le terre dei loro proprietari.
Col termine di coloni si continuò così a indicare nei secoli successivi i contadini dipendenti che coltivavano terra altrui.

Focus. Romani e barbari: integrazioni e conflitti

Alla trasformazione del mondo romano contribuì in maniera determinante l’incontro tra le popolazioni barbariche e quelle romane.
A lungo gli storici hanno ritenuto che la fine dell’Impero romano in Occidente fosse stata dovuta alle “invasioni” barbariche e alle distruzioni da esse perpetrate.
Ma come avevano già compreso alcuni autori romani, le migrazioni dei germani non avevano dato luogo a una contrapposizione di civiltà, bensì a un più complesso processo di acculturazione reciproca.
Ciò che avvenne fu un contatto prolungato e diretto fra culture diverse, tale da modificarne i modelli di riferimento: il mondo barbarico era seminomade, rurale, tribale e pagano; quello romano stanziale, urbano, socialmente organizzato e progressivamente cristianizzato.
Il contatto tra culture così diverse produsse inevitabilmente conflitti e violenze, ma anche integrazioni e convivenze.
Sia il mondo romano sia il mondo barbarico erano moto eterogenei al proprio interno: molte province dell’Impero, per quanto romanizzate, avevano mantenuto forti identità locali; i popoli barbarici, erano costituiti da tribù di identità etnica molto fluida.
Ciò spiega anche perché l’incontro tra le popolazioni diede vita a configurazioni assai diverse a seconda delle regioni.
L’irruzione e lo stanziamento delle tribù germaniche all’interno dei confini dell’Impero romano occidentale non lo sconvolsero all’improvviso, ma si diluirono nel tempo, dalle prime incursioni nel Secondo Secolo alle ultime migrazioni del Sesto Secolo.
Inoltre, i nuovi venuti non erano numerosi a fronte delle popolazioni residenti, e dunque il loro impatto fu graduale.
Nondimeno, le violenze e le distruzioni furono numerose e i loro effetti contribuirono a segnare la discontinuità economiche, politiche e culturali tra il mondo romano e quello medievale.
Prevalsero però gli elementi di integrazione, cui diede un contributo fondamentale anche il processo di conversione al cristianesimo da parte delle popolazioni barbariche.
Il numero dei barbari

Popolazione

Stime del numero degli individui migranti

Visigoti

100.000

Vandali

80.000

Burgundi

30 / 50.000

Ostrogoti

100 / 125.000

Longobardi

100.000

 I barbari migrati in Occidente furono ovunque una netta minoranza rispetto alle popolazioni di origine romana, che probabilmente raggiungevano i 18-20 milioni in Occidente e in Africa alla metà del Quinto Secolo

L’influenza dei romani era stata intensa sin dal Primo Secolo e aveva determinato cambiamenti nelle tribù ben prima che esse fossero attratte dalle più fertili e miti regioni mediterranee e dalle ricchezze delle province imperiali.
L’afflusso di beni romani accentuò le stratificazioni sociali ed economiche all’interno delle tribù e acuì le differenze di rango tra i vari capi.
L’arruolamento di guerrieri germanici nell’esercito romano favorì la creazione di forti nuclei di potere all’interno delle genti barbariche, interlocutori privilegiati di Roma.
Le strategie di integrazione attuate con la foederatio e l’hospitalitas contribuirono ad attenuare i conflitti e a promuovere  occasioni di incontro.
Nel complesso il processo di acculturazione vide prevalere i modelli romani, nonostante che le popolazioni latine fossero quasi sempre escluse dal potere militare e politico nei regni post imperiali.
Ciò spiega perché i germani contrastarono spesso l’integrazione con i romani, scegliendo talora di non mescolarsi (come fecero i vandali e gli ostrogoti), e resistettero all’assimilazione totale.

Editto. Dal latino edicere (annunziare), il termine indicò in età imperiale romana l’ordinanza di un’autorità, dal magistrato all’imperatore, con la quale si comunicavano al popolo norme di carattere generale.

Arianesimo. Dottrina cristiana elaborata da un prete egiziano, Ario, che negava la natura divina a Gesù, sostenendo la sua inferiorità rispetto al Padre; pur condannata come eretica nel Concilio di Nicea del 325 continuò a essere seguita da molte chiese in Oriente e da alcuni popoli barbarici, per i quali costituì a lungo un elemento di identità.

Cattolico. Termine di origine greca (katholikos, universale) impiegato per indicare la “retta fede” in contrapposizione ai gruppi eretici o scismatici, e pertanto la Chiesa cristiana universale, che riconosceva la sola natura nelle tre persone della Trinità (Padre, Figlio, Spirito Santo).

La cristianizzazione delle popolazioni barbariche

Popolazione

Religione precedente

Prima forma di cristianizzazione

Conversione ufficiale al cristianesimo

Franchi

Politeismo

-

496

Visigoti

Politeismo

Arianesimo

589

Longobardi

Politeismo

Arianesimo

653

 I franchi aderirono direttamente al cristianesimo cattolico.
Visigoti e longobardi, evangelizzati dapprima al cristianesimo di tipo ariano si convertirono al cattolicesimo tardivamente: nei loro regni, la lunga coabitazione di due Chiese, ciascuna con propri vescovi e chierici, rallentò il processo di integrazione con la popolazione romana.
La precocità della conversione al cattolicesimo da parte dei franchi fu invece alla base della loro supremazia politica e di civiltà sull’Occidente europeo.

Limes. Termine latino che in origine indicava il sentiero che segnava il confine tra due campi.
In età imperiale venne a indicare prima uan strada militare fortificata e poi l’insieme delle strutture difensive poste ai confini dell’Impero.

 Cap. 4. L’Occidente post imperiale

Fisco. Nell’Impero romano con il termine fiscus si indicava il patrimonio dell’imperatore, quello che oggi chiameremmo il demanio (dal latino dominium, ovvero il possesso del sovrano), ossia l’insieme dei beni mobili e immobili di provenienza pubblica, distinti dal suo patrimonio privato.
Con la dissoluzione dell’Impero, in Occidente, decadde ogni regolare sistema di tributi, a cominciare da quelli fondati sul sistema del catasto.
Nei regni romano-barbarici e poi nell’Impero carolingio la ricchezza pubblica fu costituita dal patrimonio fiscale, cale a dire dalle proprietà fondiarie del re, senza più alcuna distinzione fra patrimonio pubblico e patrimonio del sovrano.
Il termine fisco venne allora ad indicare le aziende agrarie – indicate anche come curtes regiae o villae – appartenenti al sovrano, la cui amministrazione era affidata ad appositi ufficiali (detti gastaldi nel regno longobardo, o conti in quello francese) impegnati nella gestione delle proprietà regie.

 Le compilazioni delle leggi scritte

Promulgazione

Regno

Titolo

Popolazione di riferimento

453-466

Visigoti

Lex visigothorum

Visigoti

466-484

Visigoti

Codex euricianus

Visigoti

475-516

Burgundi

Gundobada lex

Burgundi

506

Visigoti

Lex romana visigothorum

Romani

510

Franchi

Pactus legis salicae

Franchi salii

517

Burgundi

Lex romana burgundiorum

Romani

Prima metà del Sesto Secolo

Franchi

Lex ripuaria

Franchi ripuarii

567-586

Visigoti

Lex visigothorum

Visigoti

643

Longobardi

Edictum

Longobardi

654

Visigoti

Liber iudiciorum

Visigoti e romani

717-719

Franchi

Lex alamannorum

Alamanni

744-748

Franchi

Lex baiuvariorum

Bavari

Le raccolte normative promosse nei regni romano-barbarici si rivolsero inizialmente ai diversi gruppi etnici, secondo il principio della personalità del diritto, come è particolarmente evidente nel regno dei franchi.
Nei regni visigoto e burgundo i sovrani germanici destinarono una raccolta di leggi anche alla componente maggioritaria della loro popolazione, cioè ai romani.
Il re visigoti Recesvindo fu invece il primo sovrano a disporre nel 654 una legislazione valida per tutti.

Duchi. Termine di origine latina (duces) che fu utilizzato nei regni romano-barbarici per indicare i capi militari ci il re affidava responsabilità di comando e poi più generalmente i capi, dotati di poteri militari e civili, delle circoscrizioni territoriali in cui i regni vennero suddivisi.

Stime della popolazione in Italia.

Anno

200

300

400

500

600

700

800

Milioni di abitanti

8,5

8

7,7

6,2

4,2

4

4,2

Le stime dell’evoluzione della popolazione in Italia fra Terzo e Ottavo Secolo delineano una parabola concava.
La penisola, che contava intorno al 200 circa 8,5 milioni di abitanti, conobbe nei secoli successivi un forte declino demografico (con città in rovina, campagne spopolate e villaggi abbandonati) determinato dalle guerre, dalla carestie e dalle epidemie.
La recessione culminò nella seconda metà del Settimo Secolo, con un dimezzamento della popolazione iniziale.
Dall’Ottavo Secolo si colgono dei diffusi segnali di una ripresa continua della popolazione, destinata a impennarsi nell’Undicesimo Secolo.

Arimanni. Nella società longobarda erano così indicati gli uomini liberi capaci di portare le armi e dunque tenuti a fare parte dell’esercito: una condizione di obbligo militare che alcuni gruppi di arimanni mantennero anche successivamente al dominio longobardo.

Aldii. Nella società longobarda erano così indicati gli individui semiliberi, che a differenza dei servi non erano proprietà di un padrone, ma che non possedendo terra da lavorare e armi per combattere erano costretti a mettersi sotto la protezione di un padrino e lavorare per lui.

Fare. Nella società longobarda erano così indicati i raggruppamenti familiari ampi, costituiti appositamente per le spedizioni militari e guidati da capi guerrieri, che si insediarono perlopiù intorno a fortificazioni preesistenti o a nuclei di latifondi confiscati alle popolazioni romane.

Gastaldi. Nel regno longobardo erano così indicati gli amministratori delle curtes regiae, cioè delle aziende agrarie di patrimonio del re.
Nel tempo le loro funzioni si estesero a comprendere funzioni giudiziarie, militari e di ordine pubblico svolte per i re nell’ambito dei ducati.

Esarca. Titolo dei comandanti militari bizantini che, dal Sesto Secolo, indicò i governatori inviati a Ravenna e Cartagine come rappresentanti dell’imperatore con funzioni dapprima militari e poi anche civili nei territori riconquistati che, presero il nome di esarcati.

Le origini della Lombardia e della Romagna

L’origine dei nomi delle regioni italiane Lombardia e Romagna risale al periodo successivo alla migrazione dei longobardi.
Essi si insediarono in larga parte della pianura padana facendo di Pavia la capitale del loro regno.
L’unica area che rimase controllata dall’Impero romano fu quella intorno a Ravenna: da qui il termine “Romania” con cui essa fu da allora indicata, fino all’odierna Romagna.
L’estesa area controllata dai longobardi fu invece chiamata “Longobardia” e non a caso per tutto il Medioevo il termine indicò una regione più vasta dell’attuale Lombardia, comprendente uan parte degli attuali Piemonte, Emilia e Veneto

Lessico italiano di origine longobarda

L’redità longobarda nella cultura italiana si può cogliere anche nelle tracce profonde che il lessico germanico ha lasciato nella lingua italiana: nella toponomastica e nei termini di uso quotidiano

Campi lessicali

Longobardismi

Bosco

Guado, gualdo, valdi

Boschetto recintato

Cafaggio, gaggio, gazzo

Fattoria

Sala

Pianura

Braida, breda, brera

Torrente

Pescia, pesciola, peccioli

Spazio d’acqua

Guazzatoio, larna

Spazio verde

Brolio (se recintato), prato, prataglia

Suolo

Melma, tonfano

Zona di guardia

Guarda, guastalla, niguarda

Animali e caccia

Bracco, falco, ghermire, stambecco, stia, taccola, trappola

Arredi e utensili

Banco, barella, fodera, gruccia, palla, ranno, scaffale, spranga, stucco, tappo, trogolo

Arte militare

Briglia, elmo, elsa, sguattero, sperone, spiedo, staffa, guerra, tregua

Strutture edilizie

Balcone, balza, palco, rampa, sala, scuro, spalto, stucco

Parti del corpo

Anca, ciuffo, grinza, guancia, milza, stinco, zanna, zazzera

Aggettivi

Bianco, gramo, ricco, stracco

Astratti

Smacco, scherno, tanfo, tonfo

Snodo 2. Sintesi

La crisi dell’Impero romano si manifestò nel corso del Terzo Secolo sul piano economico-sociale e su quello politico.
Alcuni imperatori, da Diocleziano a Teodosio, furono capaci di attuare provvedimenti di riforma che diedero risultati soprattutto sul piano politico.
La decisione di separare in due parti l’Impero alla fine del Quarto Secolo rispose alla necessità di amministrare meglio un dominio troppo esteso e, a un tempo, alla presa d’atto delle differenze esistenti tra le varie regioni.

Tra le reazioni alla crisi ebbe durature conseguenze l’istituzionalizzazione del cristianesimo, che maturò nel corso del Quarto Secolo, a partire dall’età di Costantino.
Determinanti furono non solo la liberalizzazione del culto e la sua proclamazione a religione di Stato, ma anche la conversione di patriziati urbani e le funzioni che le chiese vescovili svolsero a livello sociale e politico, sempre più surrogando la sempre più assente azione dello Stato.

Le seminomadi popolazioni barbariche che da secoli avevano intrattenuto rapporti economici con l’Impero e fornito guerrieri al suo esercito furono via via attratte dalle sue ricchezze, anche perché pressate da est da violente popolazioni asiatiche.
Tra la fine del Quarto e l’inizio del Quinto Secolo si riversarono così al suo interno intere popolazioni che progressivamente si stabilizzarono, non senza conflitti e devastazioni, dando luogo a regni misti che in Occidente finirono col sostituirsi alla compagine imperiale nella seconda metà del secolo.

L’incontro di culture che si riprodusse tra le popolazioni romane e quelle germaniche diede luogo a soluzioni diverse nelle varie regioni che erano appartenute all’Impero.
Alcuni gruppi etnici resistettero all’assimilazione alla maggioranza latina, taluni reagendo con la sopraffazione, come i vandali, altri evitando ogni commistione, come gli ostrogoti.
Più durature e più solide si rivelarono le esperienze che promossero un’effettiva integrazione, come nel caso dei visigoti.

Decisivi furono i tempi di conversione delle popolazioni, alcune delle quali si erano avvicinate al cristianesimo nella sua forma ariana.
La precoce conversione dei franchi, già alla fine del Quinto Secolo e direttamente al cattolicesimo, fu determinante nell’aprire loro i ruoli politici e il prestigio sociale della Chiesa.
La fusione tra la tradizione pubblica romana, l’attitudine germanica e la cultura spirituale cristiana, che fu progressivamente elaborata nel regno dei franchi tra Sesto e Settimo Secolo, fu alla base del suo protagonismo nella scena politica europea del secolo successivo.

L’Italia fu invece teatro di non fortunati svolgimenti tra Quinto e Sesto Secolo.
Dapprima il fragile condominio promosso nel regno ostrogoto, poi la lunga e devastante guerra di riconquista bizantina e infine la tardiva irruzione di una popolazione barbarica tra le più rozze, quella dei longobardi, ne acuirono il declino, reso più grave dalla divisione geo-politica tra i possessi bizantini e il muovo regno.
L’attore politico più maturo si rivelò il papa che nel corso dell’Ottavo Secolo strinse una strategica alleanza con la dinastia carolingia con i franchi.

Snodo 2. Sintesi cronologica

Terzo Secolo

212         Estensione della cittadinanza romana a tutti gli uomini liberi dell’Impero.
235-284 Periodo di “anarchia militare”: si succedono ventotto imperatori, talora contrapposti, proclamati dagli eserciti.
249-303 Persecuzioni dei cristiani da parte degli imperatori
271-279 L’imperatore Aureliano dispone la costruzione di una nuova cinta muraria a Roma, per difenderla dalle incursioni delle popolazioni barbariche
286         La capitale dell’Impero viene spostata da Roma a Milano da Diocleziano
293         Diocleziano riforma l’autorità imperiale, istituendo la “tetrarchia”.

Quarto Secolo

313         Editto di Costantino che consente la libertà di culto a tutte le religioni dell’Impero, tra cui i cristiani, cui vengono restituiti i beni confiscati durante le persecuzioni
325         Primo concilio ecumenico delle Chiese cristiane, convocato a Nicea da Costantino: condanna dell’arianesimo
330         Costantino rifonda Bisanzio come Costantinopoli, nuova capitale dell’Impero.
350-80 ca.     Il vescovo Ulfila traduce la Bibbia in gotico e converte all’arianesimo varie etnie barbariche
378         I visigoti sconfiggono in battaglia l’esercito imperale ad Adrianopoli: l’imperatore Valente muore sul campo
380         Teodosio proclama il cristianesimo cattolico religione dell’Impero e proibisce gli altri culti
395         Alla morte di Teodosio l’Impero viene diviso tra parte occidentale e parte orientale

Quinto Secolo

402         La capitale della parte occidentale dell’Impero viene spostata da Milano a Ravenna
406-7     Diverse popolazioni barbariche attraversano il Reno, dilagando in Gallia.
406-9     L’Impero abbandona con i propri eserciti, rispettivamente, la Britannia e la penisola iberica, immediatamente invase da popolazioni barbariche.
410         I visigoti, guidati da Alarico, saccheggiano Roma
412-8     I burgundi si stanziano in Gallia, lungo il Reno
429         I vandali, guidati da Genserico, si stanziano nell’Africa settentrionale
451         L’esercito imperiale guidato dal generale Ezio sconfigge in battaglia gli unni di Attila ai Campi Caralaunici
453-66   Prima raccolta di leggi scritte di una popolazione barbarica: la Lex Visigothorum disposta dal re Teodorico Secondo.
455         Genserico guida i vandali al saccheggio, via mere, di Roma
476         Deposizione dell’ultimo imperatore romano d’Occidente, Romolo Augustolo, per mano del generale sciro Odoacre.
488-93   Gli ostrogoti migrano in Italia guidato da Teodorico che sconfigge militarmente Odoacre e diventa sovrano di fatto
496         Clodoveo, re dei franchi, si converte al cattolicesimo, primo tra i sovrani barbarici.

Sesto Secolo.

506         Il re visigoto Alarico Secondo fa redigere la prima raccolta di leggi scritte per la popolazione romana del suo regno, la Lex romana visigothorum.
507         I franchi, guidati da Clodoveo, sconfiggono a Vouillé i visigoti costringendoli a spostarsi in Spagna
511         Alla morte di Clodoveo, il regno dei franchi viene diviso tra i figli
526         Il re ostrogoto Teodorico avvia una dura repressione della popolazione romana, condannando a morte funzionari come Boezio e Simmaco e incarcerando papa Giovanni Primo.
531-36   I franchi conquistano la Turingia, la Burgundia e la Provenza: i loro regni si dividono tra Austrasia, Neustria, Burgundia e Aquitania.
533-34   Giustiniano riconquista all’Impero l’Africa vandala.
553-54   Giustiniano muove alla riconquista dell’Impero anche della penisola iberica, ma il regno dei visigoti ne limita l’avanzata alle coste meridionali
554         Con la Prammatica sanzione Giustiniano riorganizza l’amministrazione in Italia, sottratta agli ostrogoti.
569         I longobardi, guidati da Alboino, invadono l’Italia, senza occuparla tutta: si produce così una profonda frattura della sua unità politica, destinata a perdurare fino al Secolo Diciannovesimo
574-84   I duchi longobardi Agilulfo e la sposa Teodolinda si convertono al cattolicesimo, grazie anche alla mediazione di papa Gregorio Magno

Settimo Secolo.

613-39   Il re Clotario Secondo e Dagoberto riportano ad unità politica i regni dei franchi
626         La corte regia longobarda è costituita stabilmente a Pavia
633         I concili convocati dai re visigoti sono aperti alla partecipazione dell’aristocrazia laica e alla approvazione non solo di questioni di fede ma anche delle decisioni politiche.
636-52   Il re longobardo Rotari rafforza l’apparato amministrativo e di governo, mette per iscritto le consuetudini del suo popolo (643) e conquista la Liguria bizantina (640).
653         Il re longobardo Ariperto abolisce ufficialmente l’arianesimo dei vescovi di Ravenna e di Roma.
654         Il re visigoto Recesvindo è il primo a disporre la pubblicazione di un corpo di leggi scritte (Liber iudiciorum) valido per entrambe le popolazioni.
666 L’imperatore bizantino concede al vescovo di Ravenna l’”autocefalia”, cioè l’indipendenza disciplinare dal vescovo di Roma.
687         Per via militare, Pipino Secondo di Herstal, maggiordomo del regno di Austrasia, diviene il ministro di palazzo dei regni franchi di Austrasia, Neustria e Burgundia

Ottavo Secolo.

711-716        Invasione e conquista della Spagna visigota da parte degli arabi
712-744        Il re longobardo Liutprando, sovrano di una società etnicamente mista, approfitta dei difficili rapporti tra Bisanzio e il papato per espandere il proprio regno
732                 L’esercito franco, guidato da Carlo Martello, arresta definitivamente a Poitiers l’avanzata degli arabi in Europa
749-774        Gli ultimi re longobardi Astolfo e Desiderio occupano ripetutamente Ravenna e minacciano i territori bizantini sino al ducato di Roma; il papa sollecita l’aiuto militare dei franchi
751                 Pipino il Breve assume la corona di re dei franchi, deponendo l’ultimo re della dinastia merovingia Childerico Terzo
754                 L’alleanza dei franchi con la Chiesa di Roma è suggellata dalla consacrazione da parte del papa Stefano Secondo di Pipino e dei figli Carlomanno e Carlo, il futuro Carlo Magno.
774                 Conquista del regno longobardo da parte di Carlo Magno.

Snodo 2. Mappe concettuali

La trasformazione del mondo romano

Crisi dell’Impero

Terminate le guerre di espansione nel Terzo Secolo, l’economia comincia a ristagnare
Crisi del potere imperiale: 28 sovrani tra 235 e 284
Tra Terzo e Quarto Secolo riforme di Diocleziano e Costantino: governo imperiale trasformato in una “tetrarchia”, poi rafforzato in senso monarchico; riformate le circoscrizioni territoriali, separando le carriere militari da quelle civili; esercito diviso tra truppe sui confini e legioni mobili da combattimento; sistema di esazione della tassa fondiaria fondato sul catasto; nuova moneta d’oro

Diffusione del cristianesimo

Agli inizi del Quarto Secolo il cristianesimo è ancora uan religione minoritaria nell’Impero. Persecuzioni dei cristiani.
Adesione al cristianesimo delle élites urbane. Concessione della libertà di culto da parte di Costantino nel 313.
I concili ecumenici convocati dagli imperatori affermano il cattolicesimo come “retta fede” in contrapposizione alle eresie.
Conversione delle popolazioni barbariche al cristianesimo mediata da dottrina ariana: per primi si convertono al cattolicesimo i franchi; tardivamente visigoti e longobardi.

 Invasioni barbariche.

Primo Secolo: incontro tra i barbari e i romani con la fortificazione del limes sul Reno e il Danubio.
Quarto-Quinto Secolo: la formazione di una dominazione violenta da parte degli unni in Pannonia dà avvio a un processo di spostamenti delle popolazioni, attratte dalle miti regioni mediterranee e dalle ricchezze delle province imperiali.
375: lo spostamento in Tracia dei visigoti segna l’inizio delle invasioni, culminanti nel crollo del limes romano nell’inverno 406-7.
Nella parte orientale dell’Impero prevalgono sentimenti d’ostilità e le incursioni vengono deviate verso Occidente, dove si sperimentano tentativi di integrazione.

Dissoluzione dell’Impero in Occidente.

Quarto Secolo: si susseguono in Occidente imperatori privi di reale potere.
464-486: in Gallia il dominio del generale Siagrio costituisce l’ultimo avamposto gallo-romano in un contesto ormai germanizzato.
476: in Italia Odoacre depone Romolo Augustolo e restituisce a Costantinopoli le insegne imperiali, dando vita a un dominio personale.

 Separazione tra Oriente e Occidente.

330: trasferimento della capitale a Costantinopoli.
Le città decadono in Occidente; le ricchezze tendono a confluire verso Oriente.
395: Teodosio dispone alla sua morte la suddivisione dell’Impero. La crisi in Occidente accentua la disgregazione delle istituzioni e le disparità sociali.

Istituzionalizzazione del cristianesimo.

Il cristianesimo è accettato dall’Impero e riconosciuto come religione ufficiale nel 380.
Si impone l’ortodossia cattolica definita dal concili di Nicea (325) e di Costantinopoli (381): una sola Chiesa, santa, cattolica e apostolica
Modello di “chiesa imperiale”: chiese urbane  guidate da gerarchia ecclesiastica, da un corpo di norme e da formule di fede.

I regni romano-barbarici.

Incontri delle tradizioni e dei modelli di vita barbarici con le strutture sociali e politiche e i modelli ideologici e religiosi della romanità

Quinto Secolo: regno romano-barbarici.
Natura mista sul piano etnico e istituzionali

La loro durata e stabilità nel tempo dipendono dal grado di integrazione raggiunta trai barbari e i romani

 

L’aristocrazia senatoria romana mantiene autorità e patrimoni fondiari

Le istituzioni ecclesiastiche garantiscono l’inquadramento delle popolazioni latine: i monasteri e i vescovi si fanno carico dell’assistenza degli abitanti svolgendo compiti amministrativi e giudiziari e provvedendo alla difesa e al rifornimento alimentare.

Il possesso di terre da parte dei barbari produce nel tempo un’informazione con la componente maggioritaria romana.

I re sono capi militari eletti dalle aristocrazie barbariche.
Nel corso del tempo la loro funzione si trasforma dal semplice comando sugli uomini al più complesso governo di un territorio.

Scomparsa con l’Impero ogni capacità di imporre le tasse, le risorse di cui i re dispongono provengono soprattutto dal fisco regio.

Amministrazione centrale limitata a poche persone, spesso appartenenti alla popolazione romana.

I romani continuano a vivere secondo il diritto romano, i barbari seguendo le proprie consuetudini giuridiche, progressivamente messe per iscritto e estese a tutti i sudditi del regno

Vandali. Africa del nord: duro dominio militare, sfruttamento economico e rigida intolleranza religiosa alienano loro l’appoggio delle popolazioni romane

Ostrogoti. Teoderico tiene separate le popolazioni romana e barbarica, con proprie leggi, lingua e religione. L’assenza di assimilazione si rivela fragile di fronte alla guerra bizantina che pone fine al regno nel 553.

Visigoti. Penisola iberica: integrazione con le popolazioni romane favorita da matrimoni misti e suggellata da un corpo di leggi comune (654). Il regno dura fino all’avanzata degli arabi nel 711-716

Longobardi. Impatto violento sulla società italica. Papa Gregorio Magno avvia la conciliazione, fino alla conversione dei re al cattolicesimo. L’integrazione è raggiunta solo all’inizio dell’Ottavo Secolo.

Franchi. Integrazione favorita dalla conversione al cattolicesimo già alla fine del Quinto Secolo. La fusione tra tradizione pubblica romana, attitudine militare germanica e cultura spirituale cristiana è alla base della solidità del regno


Snodo 2. Approfondimenti bibliografici.

Sulla crisi dell’Impero romano.
L’epoca tardoantica / H. Brandt. – Il Mulino, 2005
Il mondo tardo antico: da Marco Aurelio a Maometto / P. Brown. – Einaudi, 1974
Il tardo Impero romano / A. Cameron. – Il Mulino, 1999
La fine del mondo antico: le cause della caduta dell’Impero romano / S. Mazzarino. – Bollati Boringhieri, 2008
Società romana e Impero tardoantico / a cura di A. Giardina. – Laterza, 1986
Storia di Roma, vol. 3.: L’età tardoantica / a cura di A. Schiavone. – Einaudi, 1992-3
La caduta di Roma e la fine della civiltà / B. Ward Perkins. – Laterza, 2008

Sulla diffusione del cristianesimo.
La formazione dell’Europa cristiana: universalismo e diversità / P. Brown. – Laterza, 1997
Potere e cristianesimo nella tarda antichità / P. Brown. – Laterza, 1995
La conversione al cristianesimo in Occidente nell’Alto Medioevo. – Spoleto, Centro italiano di studi sull’alto medioevo, 1961
Pagano e cristiano: vita e mito di Costantino / A. Marcone. – Laterza, 2002
Storia del cristianesimo: il Medioevo / a cura di G. Filoramo. – Laterza, 1997
Quando l’Europa è diventata cristiana, 312-304: Costantino, la conversione, l’Impero / P. Veyne. – Garzanti, 2008
Il cristianesimo delle origini / F. Winckelmann. – Il Mulino, 2004

Sui barbari e le “invasioni”.
Le invasioni barbariche / C. Azzara. – Il Mulino, 1999
I barbari: immigrati, profughi, deportati nell’Impero romano / A. Barbero. – Laterza, 2006
Prima delle nazioni: popoli, etnie e regni fra antichità e Medioevo / S. Gasparri. – Carocci, 1997
I barbari / E. James. – Il Mulino, 2011
L’Europa dei barbari: le culture tribali di fronte alla cultura romano-cristiana / K. Modzelewski. – Bollati Boringhieri, 2008
Le origini etniche dell’Europa: barbari e romani tra antichità e Medioevo / W. Pohl. – Viella, 2000
I germani / H. Wolfram. – Il Mulino, 2005

Sui regni romano-barbarici.
L’Italia dei barbari / C. Azzara. – Il Mulino, 2002
Teoderico / C. Azzara. – Il Mulino, 2013
Tempi barbarici: l’Europa occidentale tra antichità e Medioevo, 300-900 / S. Gasparri, C. La Rocca. – Carocci, 2012
I burgundi, 413-534 / B. Saitta. – Viella, 2006
Le trasformazioni del Quinto Secolo: l’Italia, i barbari e l’Occidente romano / a c. di P. Delogu e S. Gasparri. – Brepols, 2010
Storia dei goti / H. Wolfram. – Salerno, 1985

Sui franchi.
I franchi: gli albori dell’Europa: storia e mito / E. James. – ECIG, 1998
L’Europa dopo Roma: una nuova storia culturale, 500-1000 / J. M. H. Smith. – Il Mulino, 2008
L’eredità di Roma: storia d’Europa dal 400 al 1000 d. C. / Ch. Wickham. – Laterza, 2014

Sull’Italia longobarda e bizantina.
Le origini dello Stato della Chiesa / G. Arnaldi. – Einaudi, 1987
Bisanzio, Roma e l’Italia nell’Alto Medioevo. – Centro italiano di studi sull’alto medioevo, 1988
Longobardi e bizantini / P. Delogu … et al. – In: Storia d’Italia, vol. 1. – UTET, 1980
Italia longobarda: il regno, i franchi, il papato / S. Gasparri. – Laterza, 2012
Storia dei longobardi / J. Jarnut. – Einaudi, 1995
Longobardia / a cura di P. Camamrosano … et al. – Casamassima, 1990
I longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento. – Fondazione Centro italiano di studi sull’alto medioevo, 2003
I bizantini in Italia / G. Ravegnani. – Il Mulino, 2004
Il regno dei longobardi in Italia: archeologia, società e istituzioni / a cura di S. Gasparri. - Centro italiano di studi sull’alto medioevo, 2004

Snodo 3. Dal Mediterraneo all’Europa, Secoli Sesto-Nono.

Tra Sesto e Settimo Secolo il Mediterraneo, intorno al quale aveva gravitato l’Impero romano, si trasformò da mare solcato incessantemente dai mercanti a mare di confine.
La fine dell’unità mediterranea corrispose all’emersione di tre aree di civiltà spesso in conflitto.
L’Impero continuò a esistere a Oriente, trasformandosi in una potenza d’area tra i Balcani, l’Egeo e l’Anatolia, ridefinendosi nella civiltà di Bisanzio e accentuando la tradizione culturale greca e quella cristiana ortodossa.
Le sponde meridionali del Mediterraneo furono invece testimoni tra Settimo e Ottavo Secolo della straordinaria espansione arabo-islamica, che costruì un’immensa dominazione estesa dalla Spagna all’India: il carattere multietnico dell’Impero ne provocò la frantumazione politica tra Nono e Undicesimo Secolo a fronte di una comune civiltà musulmana.
La più arretrata area occidentale ritrovò solo tra Ottavo e Nono Secolo l’unità politica intorno alla dinastia franca dei Carolingi, di cui la Chiesa di Roma appoggiò la riproposizione della sovranità imperiale dopo più di tre secoli di assenza, in aperto contrasto con la Chiesa imperiale di Bisanzio.
Il baricentro politico dell’Occidente si spostò così verso nord, dalle sponde del Mediterraneo all’Europa, che proprio allora cominciava a definirsi come spazio di civiltà.

 Cap. 5. Bisanzio

Il corpus iuris civilis

Su mandato dell’imperatore Giustiniano, tra il 528 e il 534, una commissione guidata dal giurista Triboniano selezionò e riordinò l’ingente massa di norme e di pareri giuridici che si erano accumulate nei secoli, spesso in modo ripetitivo e contraddittorio.
La nuova sistemazione coerente del corpo del diritto imperiale fu articolata in quattro collezioni:

Codex Iustinianus (Codice giustinianeo)

Raccolta, redatta in latino, in 12 libri delle leges dei predecessori di Giustiniano dal tempo di Adriano

Digesta o Pandectae (Digesto o Pandette)

Raccolta, redatta in latino, in 50 libri degli iura, cioè dei pareri e delle interpretazioni dei giuristi

Institutiones (Istituzioni)

Trattato, redatto in latino, sui fondamenti dei diritto romano destinato all’insegnamento

Novellae constitutiones (Nuove costituzioni)

Raccolta, redatta prevalentemente in greco, delle leggi emanate da Giustiniano dal 534 alla sua morte nel 565

 Quest’opera imponente avrebbe influenzato la cultura giuridica dell’Oriente e dell’Occidente medievale per molti secoli, e costituisce a tutt’oggi la base per la conoscenza del diritto romano.

Stratego. Titolo che nelle antiche città greche indicava i rappresentanti del supremo comando militare, e che nell’ordinamento amministrativo bizantino designò il funzionario nominato dall’imperatore con poteri civili e militari a capo di un thema, vale a dire di una delle circoscrizioni territoriali in ci fu suddiviso l’Impero tra la fine del Sesto e l’inizio del Settimo Secolo, nell’ambito della politica di difesa di fronte alle minacce dei persiani, degli arabi e dei bulgari.

Iconoclastia. Termine greco che significa “distruzione delle immagini” e che designò il movimento religioso sviluppatosi a Bisanzio tra l’Ottavo e il Nono Secolo, che considerava idolatrico il culto delle immagini sacre (Cristo, la Vergine, i santi) e predicava la loro distruzione.
Gli iconoclasti riproposero in forme nuove le controversie dottrinali che da secoli avevano discusso la natura della divinità: essi negavano che il divino fosse rappresentabile, anche per influenza delle altre religioni monoteistiche, l’ebraismo e l’islam, che avversavano il culto delle immagini considerandolo un retaggio dell’idolatria pagana.
Gli iconoduli (in greco adoratori delle immagini) ritenevano invece che l’incarnazione di Cristo rendesse legittimi la sua rappresentazione e il culto della sua immagine.
Peraltro, nell’arte, oltre a causare la distruzione di molte opere, il timore della suscettibilità degli iconoclasti rese gli artisti bizantini timorosi di discordarsi dagli schemi iconografici tradizionali.

Catapano. Alto ufficiale bizantino cui era affidato il governo di province comprendenti più temi.
Dal Decimo Secolo si indicò con questo titolo il governatore residente a Bari, con poteri militari e civili straordinari, inviato da Costantinopoli per riorganizzare i domini imperiali nell’Italia meridionale.

Cap. 6. Islam

Ka’ba. Luogo di culto nella città della Mecca in cui si conserva un frammento di meteorite.
In origine il santuario accoglieva i culti più vari, da quelli animistici a quelli giudaici e cristiani.
Dopo l’affermazione dell’Islam, che lo indicò come tempio fondato dai profeti Abramo e Ismaele, fu riservato ai soli musulmani.

Clan. Il termine, moderno, indica un gruppo sociale intermedio tra la famiglia intesa in senso ampio, come insieme di persone di uno stesso sangue, i componenti del clan si considerano discendenti da un comune progenitore.

 Focus. La fede musulmana.

Islam, in senso letterale, significa sottomissione e dunque abbandono od obbedienza a Dio.
I principi fondamentali della fede islamica sono il monoteismo, ossia la fede in un unico Dio (Allah) e la credenza nella missione profetica di Maometto.
I musulmani ritengono che l’islam discenda dalle tradizioni religiose del patriarca biblico Abramo, considerato da Maometto come il suo più autorevole predecessore: è per questo che l’islam è considerato uan religione abramitica, al pari dell’ebraismo e del cristianesimo.
I musulmani ritengono che Maometto abbia ricevuto il Corano da Dio attraverso l’arcangelo Gabriele, che glielo avrebbe dettato in lingua araba: è per questo che gli atti liturgici sono recitati in arabo in tutto il mondo islamico.
Dopo la rivelazione ricevuta da Maometto l’islam crede che nessun altro profeta sarà più inviato da Dio tra gli uomini.
Maometto è cioè ritenuto l’ultimo di una serie di profeti che principia da Adamo e che, tra gli altri, comprende anche Mosè, inviato da Dio agli ebrei, e lo stesso Gesù di Nazareth, che non sarebbe figlio di Dio, come asseriscono i cristiani, bensì un profeta.
La fede nella tradizione dei profeti comprende quella nei libri da essi rivelati, ritenuti di ispirazione divina.
Prima del Corano, dunque, anche la Torah, i Salmi e il Vangelo costituirebbero messaggi divini all’uomo, ricevuti dai profeti per mezzo degli angeli.
Essendo però il Corano l’ultima e definitiva versione della rivelazione, i testi sacri precedenti sono considerati dai musulmani superati, quando non falsificati dagli ebrei e dai cristiani e dunque inaccettabili.
Oltre al Corano i musulmani fanno riferimento anche alla Sunna (“consuetudine”), basata sulle tradizioni (hadi-th), che raccoglie gli episodi della vita di Maometto, le sue parole e i suoi atti.
Fanno parte delle credenze fondamentali dell’islam anche la fede degli angeli, nella resurrezione finale, nel giudizio universale e nella vita futura, in paradiso per i credenti, all’inferno per gli altri.
Compito essenziale del musulmano è quello di adempiere la volontà fissata nella sharia.
L’islam non contempla né dogmi né sacramenti né clero, e prevede che per manifestare la propria fede il credente debba adempiere a soli cinque precetti, noti come i “pilastri” dell’islam: la professione di fede, che proclama “Non vi è altro Dio al di fuori di Allah e Maometto è il suo profeta”; la preghiera, da compiersi rivolti alla Mecca cinque volte al giorno in orari prestabiliti secondo formule e gesti rituali, dopo essersi purificati mediante abluzioni; il digiuno del mese di Ramadan (il nono del calendario musulmano, e quello in cui iniziò la rivelazione del Corano), che comporta l’astensione da cibi, bevande, fumo e rapporti sessuali durante le ore di luce del giorno: l’elemosina legale, che consiste nel versamento di una percentuale di determinati beni a favore di indigenti e della comunità; il pellegrinaggio alla Mecca, da effettuarsi almeno uan volta nella vita da parte di chi abbia salute e mezzi per farlo.
La maggioranza sunnita dei musulmani non ammette gerarchie clericali dal momento che l’islam non crede che possa esistere alcun intermediario fra Dio e le sue creature.
Solo per la minoranza degli sciiti è fondamentale la figura dell’imam, inteso come capo religioso e politico della comunità.

Califfo. In arabo il termine significa “vicario” e designava il capo supremo della comunità islamica, dotato di ampi poteri politici e religiosi e considerato il successore di Maometto.
Dopo i primi quattro califfi eletti per acclamazione fra i discendenti del clan del profeta, il califfato divenne ereditario.

Sciiti e sunniti. Le due correnti dottrinarie fondamentali in cui si divide l’islam.
Gli sciiti (dall’arabo shi’at’Alì, il partito di Alì) si richiamavano all’insegnamento del quarto califfo Alì, discepolo e genero di Maometto e sostenevano che il compito di guidare la comunità islamica fosse un diritto esclusivo della famiglia del profeta e dei suoi discendenti.
Per loro i primi tre califfi erano degli usurpatori, come anche i successivi califfi delle dinastie elettive.
Gli sciiti sono tuttora assertori che la funzione di capo religioso (imam) della comunità sia inscindibile dall’autorità politica.
Largamente maggioritari sono invece da sempre i sunniti, i musulmani cioè che seguono la tradizione (sunna) del profeta, in quanto ispirata direttamente da Dio e che rappresenta, dopo il Corano, la seconda parte di norme religiose della dottrina islamica relativa alla fede e agli obblighi religiosi.
Diversamente dagli sciiti, i sunniti mantengono distinte l’autorità religiosa e l’autorità civile.

Emiro. In arabo il termine (amir) indica chi è rivestito di un’autorità o di un potere di comando.
Il titolo designò inizialmente i comandanti militari e i governatori provinciali, e fu poi adottato come titolo generico per indicare i sovrani locali dotati di crescente autonomia rispetto al califfo.

Cap. 7. Europa carolingia.

Conte. Nella Roma imperiale il conte era un alto funzionario che l’imperatore distingueva nominandolo suo “compagno” (comes).
Nel regno franco e poi nell’Impero carolingio il conte era il funzionario pubblico scelto dal re fra i membri dell’aristocrazia per amministrare una circoscrizione territoriale (comitatus).

Marchese. Funzionario pubblico di età carolingia, scelto dal re fra i membri dell’aristocrazia per amministrare una circoscrizione territoriale di confine (marca), caratterizzata da più forti esigenze difensive.
Nella carica erano prevalenti infatti le funzioni militari.

Le funzioni pubbliche.

Con l’espressione “funzioni pubbliche” gli storici usano indicare il complesso dei compiti amministrativi che le persone incaricate di un pubblico ufficio (funzionari, ufficiali, ecc.) svolgono in nome del governo.
Durante l’età di Carlo Magno e in quella successiva, le funzioni pubbliche rispondevano principalmente ai seguenti ambiti:

Fiscalità

Riscuotere le imposte indirette, curare l’esazione delle tasse dirette

Giustizia

Risolvere i conflitti, giudicare le controversie, punire i rei

Guerra

Arruolare gli uomini atti alle armi, guidare l’esercito in guerra

Ordine

Prevenire i disordini, reprimere le violenze, assicurare la pace

Economia

Gestire i beni pubblici (acque, terre, mulini, ponti, porti, etc.)

 

Missi dominici. Gli “inviati del signore” erano funzionari pubblici di età carolingia, quasi sempre un aristocratico e un vescovo, incaricati dal re per controllare  l’operato dei conti e dei marchesi e recepire le lamentele delle popolazioni.
In genere erano reclutati localmente, non di rado con incarico a vita.

Capitolari. Disposizioni emanate dai sovrani carolingi in materia di amministrazione dell’Impero e di organizzazione ecclesiastica, così chiamate perché divise in brevi capitoli.
Dopo le raccolte delle antiche consuetudini nei regni barbarici, i capitolari indicarono il ritrovato potere regio sotto Carlo magno e le sua ambizioni unificatrici.

La riforma monetaria di Carlo Magno

Nel 794 Carlo Magno portò a compimento la riforma monetaria già avviata da Pipino il Breve, puntando a riservare al re il diritto di coniazione, centralizzandolo nelle zecche regie.
Egli fissò a circa 1,7 grammi il peso del “denaro”, facendo tagliare 240 denari per ogni libbra d’argento (corrispondente a circa 400 grammi).
Il sistema monetario era articolato nella maniera seguente:

Denaro

 

Moneta esistente

Soldo

= 12 denari

Unità di conto

Lira

= 20 soldi

Unità di conto


In pratica, l’unica moneta palpabile era il denaro, mentre il soldo e la lira erano solo per la contabilità, per calcolare grandi cifre.
Ogni moneta doveva avere impresso il nome e il monogramma del sovrano.
Abbandonato l’uso dell’oro, il sistema monetario fondato sull’argento si diffuse nel vasto territorio dell’Impero e rimase in vigore sino all’Undicesimo Secolo.

Snodo 3. Sintesi

La parte orientale dell’Impero fu protagonista di una millenaria esperienza politica, custode della tradizione romana.
Dopo l’immane tentativo di restituirne la dimensione universale, promosso da Giustiniano alla metà del Sesto Secolo, gli orizzonti furono costretti a restringersi intorno a Bisanzio.
Prevalse la componente culturale greca su quella latina, e si accentuarono i tratti ortodossi del cristianesimo orientale, fino alla lunga parentesi della lotta al culto delle immagini e allo scisma con la Chiesa cattolica di Roma.

Sul piano territoriale l’Impero bizantino subì l’espansione araba tra Settimo e Ottavo Secolo, finendo col contrarsi nell’area del Mediterraneo orientale, nonostante le riconquiste militari ottenute tra Decimo e Undicesimo Secolo dalla dinastia macedone, soprattutto nei confronti delle popolazioni slave dei Balcani.
Di converso, gli arabi si resero protagonisti della rapida costruzione di un impero enorme che andava dalle sponde dell’Atlantico alle frontiere con l’India, dominando la navigazione marittima del Mediterraneo.

Collante culturale della dominazione militare, politica e commerciale degli arabi fu l’altrettanto rapida diffusione dell’islam, promossa dallo stretto connubio tra comunità religiosa e politica che fu elaborato sin dalla predicazione e dall’azione del profeta Maometto.
L’espansione dell’islam al di fuori della penisola iberica fu infatti guidata dai califfi, capi religiosi e politici dei musulmani.

L’Impero islamico finì col ricomprendere una varietà di popolazioni, che ne accentuano la dimensione multietnica e ne superarono l’originaria identità araba.
Anche quando i turchi ne assunsero la guida nell’Undicesimo Secolo, la lingua e la cultura arabe rimasero egemoni nel mondo musulmano, dando vita a una raffinata civiltà che fece da tramite anche del pensiero filosofico classico.
Particolarmente avanzata fu l’esperienza di convivenza etnica, religiosa e culturale che si realizzò nel califfato iberico tra Ottavo e Nono Secolo.

L’avanzata islamica fu fermata in Occidente dalla presenza del regno dei franchi, la cui espansione militare tra Ottavo e Nono Secolo riunificò politicamente il cuore del continente europeo sotto la guida della dinastia carolingia.
La riproposizione dell’Impero in Occidente intorno alla figura di Carlo magno fu sostenuta dalla Chiesa di Roma, che favorì quei processi di emancipazione politica, religiosa e culturale che cominciarono a rendere l’Europa cristiana un’area di civiltà autonoma.

Snodo 3. Sintesi cronologica.

Sesto Secolo

528-534        Ridefinizione del Corpus iuris civilis promossa dall’imperatore Giustiniano.
533-534        L’esercito imperiale dissolve il regno dei vandali nell’Africa settentrionale.
535-553        Logorante conflitto tra l’esercito imperiale e quello degli ostrogoti in Italia.
553-554        L’esercito imperiale recupera anche le coste meridionali della penisola iberica in mano ai visigoti.
569                 La conquista parziale dell’Italia da parte dei longobardi limita la presenza bizantina alle coste, alle isole, all’Italia meridionale e al territorio tra Ravenna e Roma.
592                 Gli slavi stabilizzano il loro insediamento nei Balcani.

Settimo Secolo.

610                 Maometto inizia la sua predicazione alla Mecca.
622                 Migrazione (égira) di Maometto dalla Mecca a Medina: inizio del calendario islamico
626                 Gli slavi, guidati militarmente dagli avari, assediano Costantinopoli
626-630        L’imperatore bizantino Eraclio ottiene alcune effimere vittorie sui persiani.
629                 L’Impero bizantino abbandona definitivamente la penisola iberica.
630                 Maometto guida la conquista della Mecca e la elegge a luogo sacro dell’islam.
632-660        Età dei quattro califfi e prima espansione degli arabi
632-645        Gli arabi conquistano l’Asia Minore e il nord Africa: Gerusalemme nel 638
656-661        Conflitti tra i seguaci del califfo Alì (sciiti) e i kharigiti, che sostenevano il principio elettivo del califfato.
661                 La capitale del califfato islamico è posta a Damasco dal clan degli Omayyadi che introduce un modello imperiale sull’esempio bizantino e persiano.
670-709        L’Impero islamico completa la conquista del nord Africa fino all’Atlantico
678                 Gli arabi assediano Costantinopoli
681                 I bulgari creano un regno nei Balcani

Ottavo secolo.

711-713        L’Impero islamico si espande nel continente asiatico fino all’Indo
711-716        L’espansione islamica si estende alla Spagna visigotica
717-720        Abolizione dello status separato degli arabi nel califfato islamico e uguaglianza di tutti i musulmani
726                 L’imperatore Leone Terzo proibisce la venerazione delle immagini sacre e ne dispone la distruzione.
732-740        L’espansione araba si arresta a Poitiers in Europa per opera dei franchi e in Anatolia per opera dei bizantini.
747-750        Rivolta degli abbasidi, che mette fine al califfato degli Omayyadi, che si rifugiano in Spagna.
756                 Emirato e, dal 929, califfato degli Omayyadi nell’”al-Andalus” iberico.
762                 La capitale del califfato islamico è spostata a Baghdad dagli abbasidi.
771                 Carlo Magno eredita il regno franco e avvia la grande espansione militare.
777-800        Nel nord Africa si affermano durature dinastie locali di emiri: Rustamidi nel Maghreb (777-909), Idrisidi in Marocco (788-826), Aghlabiti in Tunisia (800-909)
794                 Riforma monetaria di Carlo Magno.

Nono Secolo.

800                 Carlo Magno, re dei franchi, è incoronato da papa Leone Terzo.
801-813        L’impero carolingio si estende nella penisola iberica a nord del fiume Ebro.
824                 Ludovico il Pio vincola con la Constitutio romana la consacrazione papale a un preventivo giuramento di fedeltà all’imperatore.
821-875        In Asia centrale si affermano durature dinastie locali di emiri: Tahiridi (821-873), Saffaridi (867-911) e Samanidi (875-1005).
827                 Gli emiri Aghlabiti avviano la conquista della Sicilia, che li impegnerà tutto il secolo.
842-871        Gli arabi costituiscono un emirato in Puglia con sede a Bari.
843                 Accordo di Verdun per la divisione dell’Impero tra gli eredi di Ludovico il Pio.
843                 Il culto delle immagini è riammesso nell’Impero bizantino
863                 La missione dei monaci bizantini Cirillo e Metodio avvia la cristianizzazione delle popolazioni balcaniche e la traduzione della Bibbia in slavo.
864-865        Il re bulgaro Boris si converte al cristianesimo
876                 Tornata sotto la dominazione bizantina, Bari è posta a capo di un thema.
887                 Estinzione della dinastia carolingia con la deposizione di Carlo il Grosso.

Decimo Secolo.

902                 Con la conquista di Taormina, si completa la sottomissione agli arabi della Sicilia.
945                 La dinastia persiana dei Buwayhidi ottiene dagli Abbasidi, che si limitano a detenere il titolo califfale, la delega di governo sull’Impero islamico.
969-1171      I Fatimidi istituiscono a loro volta un califfato in Egitto, dove fondano una nuova capitale, Il Cairo, e poi in Siria.

Undicesimo Secolo.

1015-1020 ca.              Basilio Secondo riconquista il regno bulgaro e lo organizza in quattro thémata.
1025                              Morte di Basilio Secondo: massima estensione dell’Impero bizantino
1031                              Cade il califfato degli Omayyadi nell’”al-Andalus” iberico: dalla sua dissoluzione sorgono uan moltitudine di piccole signorie territoriali (taifas).
1054                              Scisma tra la Chiesa ortodossa di Costantinopoli e quella cattolica di Roma.
1058                              La dinastia turca dei Selgiuchidi assume la guida del califfato di Baghdad.
1071                              I turchi selgiuchidi sconfiggono a Mantzikert (in Armenia) l’esercito bizantino.
1082                              L’Impero bizantino concede importanti privilegi commerciali ai veneziani.

 Snodo 3. Mappe concettuali.

Civiltà imperiali a confronto.

Impero bizantino.

Impero d’Oriente, custode della tradizione romana.
Metà Sesto Secolo: Giustiniano tenta di restituire la dimensione universale dell’Impero, ma gli orizzonti si restringono all’area del Mediterraneo orientale con l’espansione araba del Settimo-Ottavo Secolo.
Decimo-Undicesimo Secolo: riconquiste militari nelle regioni balcaniche.
Tuttavia la potenza di Bisanzio si riduce all’area tra l’Egeo e l’Anatolia.
1071: la sconfitta di Mantzikert avvia l’erosione dell’Impero da parte dei turchi selgiuchidi.
Si accentuano la componente culturale greca su quella latina ei tratti ortodossi del cristianesimo orientale.
Ottavo-Nono Secolo: con i conflitti iconoclastici la Chiesa ortodossa si allontana da quella cattolica occidentale.
Scisma nel 1054.
1082: la concessione di privilegi commerciali ai mercanti veneziani segna l’inizio del declino economico di Bisanzio.

Impero islamico.

Settimo-Ottavo Secolo: espansione arabo-islamica dalla penisola iberica fino ai confini dell’India.
Stretto connubio tra comunità religiosa e politica.
L’espansione al di fuori della penisola arabica è guidata dai califfi, capi religiosi e politici.
L’Impero islamico comprende una varietà di popolazioni.
Il carattere multietnico ne provoca la frantumazione politica fra Nono e Undicesimo Secolo.
L’interpretazione sunnita della fede islamica si impone sulle altre.
Gli sciiti restano una minoranza attiva.
Undicesimo secolo: i turchi assumono la guida, ma la lingua e la cultura arabe rimangono egemoni.
Civiltà raffinata: esperienza di convivenza tra arabi, cristiani ed ebrei nel califfato iberico tra Ottavo e Undicesimo Secolo.
Ricchezza dell’Impero si fonda sull’immenso bacino commerciale dotato di una fitta rete di vie di traffico, in rapporto con i mercati dell’Occidente, di Bisanzio e dell’Asia cinese e indiana.

Impero carolingio.

Fine Ottavo Secolo: nell’Occidente europeo, in seguito all’espansione militare guidato da Carlo Magno, prende forma un’imponente costruzione politica capace di riunificare molte regioni del continente.
Si ricostituisce un impero con l’appoggio della Chiesa di Roma e in contrasto con la Chiesa orientale, nel momento in cui l’Impero bizantino è dilaniato dai conflitti iconoclastici.
Il baricentro politico dell’Occidente si sposta dal Mediterraneo all’Europa, che comincia a definirsi come spazio di civiltà cristiana, distinta da quella islamica, la cui avanzata è fermata dai franchi.
Carlo Magno si presenta come difensore delle chiese cristiane e affida a vescovi e a monaci ruoli di responsabilità amministrativa e politica, accanto a ufficiali laici reclutati tra la grande aristocrazia.
Molte riforme economiche, amministrative, culturali ed ecclesiastiche promosse da Carlo Magno e dal figlio Ludovico il Pio sopravvivono alla divisione dell’Impero alla metà del Secolo Nono.

Snodo 3. Approfondimenti bibliografici.

Sull’Impero bizantino e l’Europa slava.
I bizantini / A. Cameron. – Il Mulino, 2009
Gli slavi: la civiltà dell’Europa centrale e orientale / f. Conte. – Einaudi, 1991
Bisanzio, Quarto-Quindicesimo Secolo / A. Ducellier, M. Kaplan. – San Paolo, 2005
Bisanzio: storia di un impero, Secoli Quarto-Tredicesimo / M. Gallina. – Carocci, 2008
Potere e società a Bisanzio: dalla fondazione di Costantinopoli al 1204 / M. Gallina. – Einaudi, 1995
Il commonwealth bizantino: l’Europa orientale dal 500 al 1453 / D. Obolensky. – Laterza, 1974
Storia dell’Impero bizantino / G. Ostrogorsky. – Einaudi, 1968
Lo Stato bizantino / S. Ronchey. – Einaudi, 2002

Gli slavi occidentali e meridionali nell’Alto Medioevo. – Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo, 1983

Sulla civiltà islamica.
Maometto e le origini dell’islam / F. M. Donner. – Einaudi, 2011
L’islam nel Medioevo / A. Ducellier, . Micheau. – Il Mulino, 2004
Maometto e le grandi conquiste arabe / F. Gabrieli. – Il Saggiatore, 1967
Storia delle società islamiche / I. M. Lapidus. – Einaudi, 1993
L’Occidente e l’islam nell’Alto Medioevo. - Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo, 1965
Maometto e Carlomagno / H. Pirenne. – Laterza, 1969
L’isola di Allah: luoghi, uomini e cose di Sicilia nei secoli Nono-Undicesimo / S. Tramontana. – Einaudi, 2014
La Sicilia musulmana / A. Vanoli. – Il Mulino, 2012

Sull’Europa carolingia.

L’Italia carolingia / G. Albertoni. – Carocci, 1997
Carlo Magno: un padre dell’Europa / A. Barbero. – Laterza, 2000
L’Impero carolingio / H. Fichtenau. – Laterza, 1958
Nascita dell’Europa ed Europa carolingia. - Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo, 1981
I carolingi: una famiglia che ha fatto l’Europa / P. Riché. – Sansoni, 1988
L’eredità di Roma: storia d’Europa dal 400 al 1000 ( Ch. Wickham. – Laterza, 2014

Snodo 4. L’età postcarolingia, Secoli Nono-Undicesimo.

Il calo della popolazione, la crisi delle città e la fine dell’economia antica determinarono tra Sesto e Ottavo Secolo un impoverimento materiale della società dell’Occidente europeo, caratterizzata ora dal predominio della vita rurale.
Segnali di ripresa si ebbero durante l’età carolingia, quando le aziende agrarie tornarono a produrre ricchezza e a favorire una nuova domanda economica.
Nuove ondate di incursioni da parte di popolazioni esterne (saraceni, ungari e “uomini del nord”) contribuirono però a rideterminare tra Nono e Decimo Secolo gli assetti politici.
Alla dissoluzione dell’Impero carolingio fece seguito la formazione di regni e di principati che frammentarono la geografia politica europea.
Tendenza di fondo fu la localizzazione del potere in ambiti territoriali ristretti.
Intorno alle grandi società, ai monasteri e ai castelli si svilupparono poteri di tipo signorile che assicuravano localmente la difesa, la giustizia e l’esazione delle tasse.
A tenere insieme questi nuclei furono in primo luogo i legami di fedeltà vassallatica, ricompensati da benefici progressivamente ereditari.

Cap. 8. Economia, società e politica.

Come evidenzia il grafico, una crisi demografica origina dall’interazione tra cattivi raccolti (determinati sia da cattive condizioni climatiche sia dall’arretratezza delle tecniche agricole), guerre (non solo tra eserciti ma anche invasioni e violenze sociali) ed epidemie (aggravate dalle precarie condizioni igieniche e dalle scarse conoscenze mediche).
I primi producono carestie, che incidono direttamente sull’aumento della mortalità e provocano l’abbassamento delle condizioni di salute della popolazione, già esposta a malattie diffuse (come lebbra, scrofola, vaiolo, malaria, tubercolosi).
Su di essa si possono poi abbattere ondate epidemiche.
Le violenze della guerra, oltre alle morti dirette, inducono a loro volta a migrazioni di gruppi di individui e talora di popoli, determinando un calo della nuzialità.
L’esito complessivo è una diminuzione della natalità della popolazione.

Stime della popolazione europea.

Anno

Italia

Europa

200

8,5

67

500

6,2

30

700

4,0

23

1000

5,2

42

Popolazione in milioni di abitanti

Contea. Con questo termine gli storici indicano il territorio sul quale, in seguito alla dissoluzione dell’Impero carolingio, alcuni conti crearono una propria dominazione su sui esercitavano poteri signorili.
Questi territori vanno distinti dai “comitati” nei quali era in precedenza diviso l’Impero: i “comitati” erano delle circoscrizioni amministrative affidate ai conti, le contee erano invece dei veri e propri domini signorili la cui estensione non corrispondeva più a quella dei “comitati”.

Marchesato. Con questo termine gli storici indicano il territorio sul quale, in seguito alla dissoluzione dell’Impero carolingio, alcuni marchesi crearono una propria dominazione su cui esercitavano poteri signorili.
Questi territori vanno distinti dalle “marche” che in precedenza costituivano le circoscrizioni amministrative di frontiera dell’Impero.
I marchesati erano dei veri e propri domini signorili, la cui estensione non corrispondeva più a quelle delle “marche”, ma le travalicava.

Immunità. Etimologicamente, il termine significa esenzione dai munera, cioè dagli aggravi fiscali.
Privilegio concesso inizialmente dai sovrani ad alcuni proprietari, perlopiù ecclesiastici, che garantiva il diritto a non essere sottoposti nei propri possessi alla giurisdizione dei funzionari pubblici: riscossione delle imposte, esercizio della giustizia, reclutamento dell’esercito etc.
Con la dissoluzione dell’Impero carolingio, le concessioni di immunità si diffusero ampiamente anche ai grandi proprietari laici, che poterono così rafforzare i propri poteri signorili.

Diploma. Documento scritto ufficiale emanato da un’autorità sovrana (imperatori, re etc.) per concedere un privilegio o sancire l’esistenza di un diritto.
Non si trattava cioè né di una norma né di un atto di governo valido per tutti i sudditi, bensì di un provvedimento con un destinatario unico.
Per assicurarne la durata, il diploma era scritto in genere su pergamena: per garantirne l’autenticità era munito di sigilli e di fregi.

La dinastia degli imperatori sassoni.

Enrico 1.

Nato nell’876 circa e morto nel 936. Re di Germania dal 919. Figlio di Ottone l’Illustre, duca di Sassonia, inflisse la prima sconfitta agli ungari nel 993. Non fu mai incoronato imperatore

Ottone 1. (962-973)

Nato nel 912 e morto nel 973. Re di Germania dal 936, sconfisse gli ungari a Lechfeld il 10 agosto 955; sconfitto Berengario Secondo, Ottone Primo si fece incoronare re d’Italia nel 961 e poi, nel febbraio 962, imperatore, unendo la corona tedesca a quella imperiale

Ottone 2. (967-983)

Nato nel 955 e morto nel 983. Associato dal padre al trono di Germania a sei anni, nel 961, e alla corona imperiale nel 967, sposò la principessa Teofano nel 972, nipote dell’imperatore bizantino Giovanni Primo Zimisce, che avrebbe dovuto portargli in dote i territori bizantini dell’Italia meridionale; fu però sconfitto in Calabria dagli arabi di Sicilia nel 982.

Ottone 3. (996-1002)

Nato nel 980 e morto nel 1002. Re di Germania nel 983 e imperatore dal 996, dapprima sotto la reggenza della madre Teofano (fino al 991) e poi dalla nonna Adelaide di Borgogna (fino al 995), elesse a sede imperiale Roma nel 998.

Enrico 2. (1014-1024)

Nato nel 973 e morto nel 1024. Re di Germania dal 1002 al 1024 e d’Italia dal 1004 al 1024, fu incoronato imperatore solo nel 1014. Duca di Baviera, imparentato con Ottone Terzo. Con lui si estinse la dinastia imperiale di Sassonia.


Saraceni. Nome con il quale nella cristianità venivano chiamate le popolazioni di varia origine etnica (e dunque non solo araba) stanziate lungo le coste e le isole del Mediterraneo e accomunate dalla conversione all’islam.
Il termine indicò in particolare i gruppi di musulmani dediti ad attività di pirateria.

Cap. 9. I poteri locali.

Corvée. Dal latino corrogata opera (“opera richiesta”).
Il termine indica le prestazioni lavorative gratuite che i contadini erano tenuti a garantire al proprietario.
Esse consistevano in genere in giornate di lavoro che i coloni dedicavano ai lavori agricoli stagionali (aratura, semina, mietitura etc.) sulla riserva padronale, o “dominico”.
Talora oltre alle braccia i contadini erano tenuti a mettere a disposizione anche animali e strumenti di lavoro.
Surplus. Il termine indica genericamente uan quantità di ricchezza, beni, manodopera etc. superiore rispetto a quella necessaria per l’autosufficienza.
Nella produzione agricola, per esempio, il surplus indica i beni destinabili al mercato, che garantivano un guadagno economico.

Allodio. Il termine, di matrice germanica (al lod), finì col designare la libera e piena disponibilità di un bene fondiario senza interferenze da parte regia o signorile.
Si intende in tal modo la piena proprietà di una terra, contrapposta ai beni sfruttati in comune da una collettività o a quelli posseduti in qualità di beneficio o di feudo.
Da terre in allodio, e non feudali, presero avvento in genere i poteri signorili, dotati di castelli e diritti di natura pubblica.

Fodro. In origine si trattava di una tassa di natura pubblica che tutti i liberi possessori di terre erano tenuto a pagare per il mantenimento del re e dei suoi funzionari civili e militari, in genere consistente in foraggio per i cavalli.
Con la dissoluzione dell’Impero carolingio, i signori locali si appropriarono del fodro, che divenne una delle molte prestazioni dovute dai contadini ai signori.

Schema dei rapporti vassallatico-beneficiari.

Soggetti

Funzioni

Atti

Contenuti

Signore (senior)

Aiuta e protegge (tuitio) il vassallo

Investitura

Concede il beneficio (beneficium) vitalizio una terra

Vassallo (vassus)

Presta servizio militare (servitium) a cavallo con armamento completo

Omaggio (homagium)

Giura fedeltà a vita

 Focus. L’età signorile: proprietari, signori, vassalli.

Per più di duecento anni, grosso modo dalla metà del Nono fino a tutto l’Undicesimo Secolo, l’Occidente europeo fu caratterizzato dall’assenza di grandi strutture di inquadramento politico.
L’Impero carolingio si era smembrato e frammentato mentre non si erano ancora formate nuove forze tali da ricomporre quadri istituzionali unitari, come poi lo sarebbero state le monarchie, i principati territoriali e le città, in alcune regioni già dalla fine dell’Undicesimo Secolo.
La sostanziale assenza di una compagine di tipo statale non precipitò però l’Europa nell’anarchia politica e nel disordine sociale.
A tenere insieme la società fu infatti l’ordinamento signorile.
Con questo termine gli storici indicano la capacità di inquadramento del territorio e della popolazione da parte di nuclei autonomi di potere locale.
Furono cioè i poteri signorili i protagonisti di un periodo che non costituì una fase di declino tra l’età carolingia e quella dei regni e dei comuni, bensì un’epoca dotata di proprie specificità e dinamiche di trasformazione.
L’età signorile fu caratterizzata da una molteplicità di centri di potere.
L’autorità pubblica, che era stata esercitata dagli ufficiali dell’Impero, divenne patrimonio di singole famiglie aristocratiche.
La popolazione rurale fu sottoposta a signori laici ed ecclesiastici, che amministravano la giustizia, riscuotevano imposte e richiedevano prestazioni militari ed economiche.
Tra gli uomini liberi si distinse una minoranza di individui specializzati nelle attività militari, i cavalieri.
Due grandi trasformazioni segnarono il periodo.
In una prima fase, tra Nono e Decimo Secolo, fu la grande aristocrazia dell’Impero a impadronirsi del potere: i conti, i duchi e i marchesi integrarono nel loro patrimonio le cariche pubbliche e diventarono dinasti nell’ambito di propri territori (contee e marchesati).
Tra Decimo e Undicesimo Secolo si formarono dal basso signorie territoriali capaci di erodere il potere dei conti e dei duchi, incentrandosi sui castelli.
Il paesaggio delle campagne mutò profondamente, riempiendosi di fortezze e di innumerevoli villaggi.
Si noti un punto molto importante.
Il potere dei signori sia laici sia ecclesiastici non originava da concessioni di carattere “feudale” compiute dal re o dagli ufficiali pubblici, ma era il prodotto di una spontanea evoluzione.
Le signorie non furono feudali, bensì poteri che esercitavano giurisdizioni di tipo pubblico e i rapporti vassallatico-beneficiari non ebbero un’influenza determinante nella disgregazione dell’Impero carolingio.
Al contrario, la ripresa economica che si manifestò dal Nono Secolo indusse molti grandi proprietari fondiari a consolidare i propri mezzi d’azione acquisendo anche i poteri di coscrizione e dominio.
Il genere solo una piccola parte delle terre signorili erano in origine benefici scaturiti da rapporti vassallatici.
Se poteva darsi la possibilità che un grande possessore fondiario (padrone) fosse anche un signore (dominus) e il capo di una clientela armata di vassalli (senior), le tre condizioni erano tra loro indipendenti.
Infatti i contadini che coltivavano le terre di un padrone potevano dipendere anche da un altro signore con il quale non avevano alcun rapporto di carattere economico: soprattutto, i contadini non erano vassalli dei loro padroni, ma semplici coltivatori

Snodo 4. Sintesi.

La ricomparsa della peste nel Sesto Secolo fu il regno del declino demografico che coinvolse l’Occidente europeo colpendo in maniera particolare le città, molte delle quali scomparvero e, là dove sopravvissero come centri di riferimento per il territorio, subirono comunque forti contrazioni che ne ridisegnarono il tessuto urbano.

La società europea si ruralizzò profondamente, disperdendosi nei villaggi e intorno alle grandi proprietà.
Fu nelle aziende agrarie organizzate secondo il sistema curtense che tra l’Ottavo e l’Undicesimo Secolo fu generata uan nuova ricchezza capace di invertire la crisi economica seguita alla fine dell’economia romana.
Della ripresa degli scambi beneficiò soprattutto l’aristocrazia, mentre le condizioni dei piccoli proprietari fondiari finirono con il livellarsi su quelle dei contadini e dei servi affittuari.

A livello politico, l’Impero si dissolse entro il Nono Secolo, dando vita a una pluralità di regni, con embrionali caratteri nazionali ed etnici (Francia, Germania, Italia, Provenza, Borgogna etc.) e di principati territoriali (contee, ducati e marchesati) che non rispecchiavano più il precedente ordinamento delle circoscrizioni pubbliche.
Le famiglie di ufficiali imperiali resero infatti dinastici gli uffici dando vita a domini politici autonomi.
Tra Nono e Decimo Secolo la cristianità fu attraversata da una nuova ondata di invasioni.
Le più difficili da fronteggiare furono le incursioni delle etnie islamiche del Mediterraneo, i saraceni.
Le spaventose depredazioni compiute dai cavalieri ungari suscitarono la reazione dei re tedeschi, che finirono con l’inquadrarli in un regno cristianizzato.
Dalla Scandinavia diedero vita a insediamenti stabili nelle isole del nord, sulle coste francesi e lungo i grandi fiumi russi.
SI formeranno alcune popolazioni destinate a giocare un ruolo di primo piano nei secoli successivi.

A difendere le popolazioni europee provvidero i vescovi, gli abati e le grandi famiglie aristocratiche, che diedero vita a poteri signorili di natura locale, crescentemente centrati dal Decimo Secolo intorno a castelli e villaggi fortificati.
I signori si dotarono di clientele vassallatiche sempre più ampie e intente a rendere ereditari i benefici ottenuti in cambio dei servizi militari.

Caratteristica di fondo della società europea fu il generale arretramento culturale rispetto all’età romana.
Fu la Chiesa a garantire la formazione, nelle scuole episcopali e nei centri scrittorii monastici, dei pochi individui rimasti capaci di scrivere e di leggere.
La cultura fu monopolizzata dai chierici che furono responsabili della selezione dei testi classici tramandati all’età medievale.

 Snodo 4. Sintesi cronologica.

Nono Secolo.

840-870 ca.          I saraceni utilizzano gli emirati di Taranto e Bari come basi per i loro saccheggi ai danni delle grandi abbazie dell’Italia meridionale.
841                         I vichinghi saccheggiano Londra
841                         Rivolta contadina a Stellinga, in Sassonia, contro il dominio aristocratico.
846                         Saccheggio della basilica vaticana a Roma da parte di pirati saraceni
877                         A Quierzy-sur-Oise l’imperatore Carlo il Calvo riconosce l’ereditarietà degli uffici pubblici e dei benefici dell’aristocrazia maggiore.
882                         Il varego Oleg fonda il principato di Kiev.
887                         Deposizione di Carlo il Calvo, ultimo imperatore della dinastia carolingia
887                         Arnolfo di Carinzia eletto primo re di Germania
888                         Oddone, conte di Parigi, eletto re di Francia
888                         Berengario del Friuli eletto primo re d’Italia.
890-973                I saraceni utilizzano Frassineto in Provenza come base per le loro incursioni e saccheggi tra il Rodano, le Alpi e la pianura padana.
899                         Prima incursione degli ungari nella pianura padana.

Decimo Secolo.

911                         Il re di Francia concede a Rollone, capo dei normanni, il titolo di conte di Rouen, primo nucleo del ducato di Normandia.
919                         Enrico di Sassonia primo re di Germania della dinastia sassone ottoniana.
924                         Gli ungari saccheggiano Pavia
933                         Enrico Primo di Sassonia sconfigge gli ungari a Marseburg.
937                         Incursioni ungare saccheggiano le grandi abbazie dell’Italia meridionale e giungono anche in prossimità di Parigi.
955                         Il re di Germania Ottone Primo sconfigge definitivamente gli ungari a Lechfeld, e fonda l’arcivescovado di Magdeburgo.
961                         Sconfitto Berengario Secondo, Ottone Primo si fa incoronare re d’Italia.
962                         Ottone Primo incoronato imperatore a Roma dal papa, emana il Privilegium Othonis.
967                         Il titolo di Ottone Primo viene riconosciuto dall’imperatore bizantino Niceforo Foca.
987                         Ugo Capeto primo re di Francia della dinastia capetingia.
999                         Ottone Terzo imperatore insedia coem papa Gerberto d’Aurillac (Silvestro Secondo), suo precettore.

Undicesimo Secolo.

1001-1038                    Convertito al cristianesimo cattolico, Stefano Primo crea il regno degli ungari
1014-1016                    I pisani e i genovesi liberano la Corsica e la Sardegna dai saraceni
1015-1030                    Il principe danese Canuto diventa re d’Inghilterra, Danimarca e Norvegia
1018                              Gruppi di cavalieri normanni si spingono nell’Italia meridionale per proporsi come mercenari al servizio dei duchi bizantini

Snodo 4. Mappe concettuali.
I poteri locali.

Seconda metà del Nono Secolo:
l’Impero carolingio si dissolve dando vita a una pluralità di regni e di principati territoriali che frammentano la geografia politica europea

 

Protagonisti dell’età postcarolingia sono nuclei autonomi di potere locale:
I poteri signorili

I conti e i marchesi si trasformano in grandi signori locali. Rendono ereditarie le proprie cariche, riducendo la capacità di controllo del sovrano, ed esercitano le loro funzioni su contee e marchesati

Le famiglie e gli enti ecclesiastici incrementano i propri possessi fondiari tramite donazioni, acquisti e usurpazioni di terre. Gli abati e i vescovi sviluppano la loro egemonia in modo simile ai proprietari laici.

 

Intorno alle grandi proprietà laiche ed ecclesiastiche si affermano poteri che gestiscono l’amministrazione della giustizia, la difesa militare e la riscossione delle tasse

A tenere insieme l’ordinamento signorile sono i legami di fedeltà vassallatica, ricompensati da benefici progressivamente ereditari che legano tra loro i grandi e i piccoli signori ei signori ai propri seguaci

I grandi proprietari fondiari erigono castelli e fortezze come strumenti per estendere la propria autorità sui residenti delle aree limitrofe. In cambio della difesa, esercitano le prerogative di natura pubblica.

 Snodo 4. Approfondimenti bibliografici.
Sull’economia e la società altomedievale
La servitù nella società medievale / M. Bloch. – La Nuova Italia, 1975
La città nell’Alto Medioevo italiano / G. P. Brogiolo, S. Gelichi. – Laterza, 1998
Curtis e signoria locale: interferenze fra due strutture medievali / A cura di G. Sergi. – Paravia, 1993
Le origini dell’economia europea: guerrieri e contadini nel Medioevo / G. Duby. – Laterza, 1975
Terra e società nell’Italia padana: i secoli Nono e Decimo / V. Fumagalli. – Einaudi, 1976
Schiavi servi e villani nell’Italia medievale / F. Panero. – Paravia, 1999
Maometto e Carlomagno / H. Pirenne. – Laterza, 1969
L’alimentazione contadina nell’Alto Medioevo / M. Montanari. – Liguori, 1979
La città vescovile nell’Alto Medioevo / G. Tabacco. – In: Modelli di città: strutture e funzioni politiche / a cura di P. Rossi. – Einaudi, 1987
L’economia carolingia / A. Verhulst. – Salerno, 2004
La società nell’Alto Medioevo: Europa e Mediterraneo, Secoli Quinto-Ottavo / C. Wickham. – Viella, 2009

 Sulle nuove invasioni

I normanni e le loro espansione in Europa nell’Alto Medioevo. – Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo, 1969
Le incursioni saracene e ungare ; L’espansione normanna / A. Settia. – In: La storia.  – Vol. 2. – UTET, 1986

Sulla crisi dell’Impero carolingio e l’affermazione dei poteri locali.

Nobili e re: l’Italia politica dell’Alto Medioevo / P. Camamrosano. – Laterza, 1998
Gli Ottoni: una dinastia imperiale tra Europa e Italia, Secc. Decimo e Undicesimo / H. Keller. – Carocci, 2012
Vescovo e città: una relazione nel Medioevo italiano, Secoli Secondo-Quattordicesimo / M. Pellegrini. – Bruno Mondadori, 2009
L’Italia dei poteri locali: Secoli Decimo-Dodicesimo / L. Provero. -  Carocci, 1998
Il secolo di ferro: mito e realtà del Secolo Decimo. - Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo, 1991111
I confini del potere: marche e signorie fra due regni medievali / G. Sergi. – Einaudi, 1995
Sperimentazioni del potere nell’Alto Medioevo / G. Tabacco. – Einaudi, 1993
Strutture e trasformazioni della signoria rurale nei Secoli Decimo-Tredicesimo / a cura di G. Dilcher, C. Violante. – Il Mulino 1996
Dalla terra ai castelli: paesaggio, agricoltura e poteri nell’Italia medievale / P. Toubert. – Einaudi, 1995

Sulle relazioni vassallatiche.

Vassalli, feudi, feudalesimo / G. Albertoni. – Carocci, 2015
Il feudalesimo nell’Alto Medioevo. - Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo, 2000
Che cos’è il feudalesimo? / L. Ganshof. – Einaudi, 1989

Snodo 5. Le trasformazioni della cristianità, Secoli Terzo-Tredicesimo

Il cristianesimo si sviluppò, dal Terzo Secolo, in due modi principali: da un lato, le comunità di fede si consolidarono in chiese locali riunite intorno ai vescovi, dall’altro, le esperienze individuali di ascesi diedero vita a forme di monachesimo solitario o in comunità.

Fino al Secolo Undicesimo la Chiesa cattolica non ebbe un vertice gerarchico quale sarebbe poi stato il pontefice di Roma.
I vescovi si riunivano invece nei concili, spesso convocati dagli imperatori.
La fondazione di chiese e monasteri da parte dell’aristocrazia condizionò crescentemente la vita del clero e delle sue istituzioni, accentuandone anche i fenomeni di degenerazione dei costumi.

Interventi di riforma furono promossi dagli imperatori e poi, dal Nono Secolo, da settori interni alla Chiesa, a cominciare dal quello monastico.
Dalla metà del Secolo Undicesimo fu il papato a coordinare la riforma della Chiesa, proponendosi come monarca di tutta la cristianità, fino a scontrarsi con l’Impero per il controllo delle nomine dei vescovi.

Tendenze in senso evangelico e pauperistico diedero vita a esperienze di rinnovamento spirituale che, laddove riconobbero l’autorità pontificia, furono riconosciute in nuovi ordini come quelli mendicanti.
Altre esperienze furono invece represse dalla Chiesa come eretiche, in un clima crescente di ostilità anche nei confronti degli ebrei e di separazione dalla Chiesa ortodossa orientale.

Scomparsa, con l’Impero romano, la scuola pubblica, la cultura divenne patrimonio di pochi e monopolio degli uomini di Chiesa, gli unici capaci di garantire una formazione scolastica presso le sedi vescovili e in centri monastici.

Cap. 10. Le esperienze cristiane nel primo millennio.

Clero. Insieme dei chierici, che si distinguono dai laici per un rapporto più immediato con il sacro, secondo varie forme di adesione alla dottrina dei Vangeli.
Si distingue in “clero regolare” e clero “secolare”.

 Le gerarchie episcopali.

Vescovo

Prelato di rango sacerdotale che governa e amministra la diocesi, cioè la circoscrizione territoriale su sui si esercita la cura spirituale delle anime e il governo ecclesiastico

Arcivescovo

Titolo onorifico che indica un vescovo titolare di una diocesi senza suffraganee, cioè senza altre diocesi soggette dal punto di vista giurisdizionale.

Metropolita

Dal greco metropolis (“città madre”) il termine indica gli arcivescovi a capo di una archidiocesi, vale a dire di una provincia ecclesiastica comprendente più diocesi di vescovi suffraganei

Patriarca

A partire dal Quarto Secolo il titolo (che nella storia indicava i fondatori delle stirpi ebraiche) designò il grado di maggiore dignità dell’episcopato e fu attribuito solo ad alcune sedi originarie del cristianesimo: Alessandria d’Egitto, Antiochia, Costantinopoli, Gerusalemme, Roma e Aquileia


Canone. Il termine (che in greco significa “norma”) indica le norme di carattere giuridico che regolamentano la vita della Chiesa, in particolare quelle emanate dai concili.

 

Cronologia dei concili ecumenici (Secoli Quarto-Nono) riconosciuti dalla Chiesa ortodossa.

Data

Luogo

Tipologia

Decisioni principali

325

Nicea

Convocato dall’Imperatore Costantino

Condanna dell’arianesimo e approvazione del credo, la professione di fede cattolica

381

Costantinopoli

Convocato dall’imperatore Teodosio

Conferma del credo e affermazione della natura divina dello Spirito Santo

431

Efeso

Convocato dall’imperatore Teodosio Secondo

Approvazione del titolo di Madre di Dio (Theotokos) attribuito a Maria, condanna del nestorianesimo

449

Efeso

Convocato dal vescovo di Alessandria e presieduto dal patriarca di Costantinopoli

Condanna del nestorianesimo

451

Calcedonia

Convocato dall’imperatore Marciano

Condanna del monofisismo e sanzione dell’uguale preminenza (non riconosciuta da papa Leone) del patriarcato di Costantinopoli (la nuova Roma) rispetto alla sede apostolica di Roma

553

Costantinopoli

Convocato dall’imperatore Giustiniano

Conferma delle dottrine approvate nei concili precedenti, ribadendo la condanna del nestorianesimo e del monofisismo

680-81

Costantinopoli

Convocato dall’imperatore Costantino Quarto

Condanna del monotelismo

787

Nicea

Convocato dall’imperatrice Irene

Condanna dell’iconoclastia, ripristino della venerazione delle icone

669-70

Costantinopoli

Convocato dall’imperatore Basilio Primo, non fu riconosciuto dalla Chiesa ortodossa

Deposizione del patriarca di Costantinopoli, Fozio, poi ristabilito dal Concilio di Costantinopoli del 879-80


Eresia. Il termine (dal greco airesis, “scelta”), indica nella cultura cristiana una dottrina o un’interpretazione che si oppone o è in contraddizione con una verità rivelata, cioè attingibile solo perché rivelata agli uomini da Dio attraverso la Chiesa.
A fronte di questa “scelta”, la responsabilità personale dell’eretico risiede nella resistenza all’obbedienza nei confronti delle autorità ecclesiastiche, le uniche legittimate a indicare l’interpretazione “corretta” (od ortodossa).

 Chierico. Membro del clero, che appartiene allo stato ecclesiastico ed è pertanto distinto dal laico.
Erano chierici sia coloro che si erano sottoposti al taglio rituale dei capelli (tonsura) sia coloro che avevano ricevuto gli ordini.
Di conseguenza molti erano i chierici non sacerdoti, ma che vivevano in lodo laico, godendo dei privilegi ecclesiastici, tra cui il ricorso alla giustizia episcopale e l’educazione scolastica.
Il termine chierico designò infatti a lungo genericamente il litteratus, cioè colui che conosce il latino,, contrapposto all’illetteratus, e dunque, in primo luogo, i professori e gli studenti universitari.

 Scriptorium. Dal latino scribere (“scrivere”), il termine indica il locale che nei monasteri era destinato alla scrittura e alla miniatura dei codici.
Esso era posto in genere accanto alla biblioteca, ed era fornito degli strumenti necessari (pergamene, inchiostri, esemplari dei testi da copiare, etc.).
Nello scriptorium doveva regnare il silenzio assoluto e quasi sempre l’ingresso era riservato solo agli scrivani, al bibliotecario e ai superiori.

  Focus. Il libro e l’esperienza della lettura prima del Dodicesimo Secolo.

In realtà, per i secoli precedenti al Dodicesimo, non è appropriato parlare di libri.
Si trattava di codici, ossia di oggetti fisicamente molto diversi tra loro da ciò che noi oggi intendiamo con la parola “libro”: le pagine dei codici erano di pergamena e non di carta ed erano coperte di lettere scritte a mano in grandi dimensioni, illustrate e decorate da miniature.
Leggere una pagina di un codice era un’esperienza estetica paragonabile, come ha scritto lo storico Ivan Illich, “ a quella che si può rivivere la mattina presto nelle chiese gotiche che hanno conservato le loro finestre originali: quando il sole si alza, dà vita ai colori delle vetrate che prima dell’alba parevano un mero riempitivo degli archi di pietra”.
L’esperienza della lettura veniva paragonata spesso al muoversi di una vigna, cogliendo quello che la pagina aveva da offrire alla meditazione.
Si trattava di un viaggio “attraverso” la pagina, in cui il tempo impiegato per la lettura era considerato secondario rispetto al valore delle verità che venivano via via scoperte e assaporate, quasi fisicamente dal lettore.
Di qui i continui inviti dei maestri alla pazienza e alla necessità di assaporare le verità contenute nelle pagine dei codici.
Anche quando non leggeva a voce alta per altre persone, il monaco ripeteva a fior di labbra, per sé stesso, le frasi latine che scorgeva sulla pagina.
La pratica della lettura silenziosa esisteva già, naturalmente, ma era ben poco frequente: Sant’Agostino parlava con ammirazione del suo maestro, Sant’Ambrogio, che ogni tanto leggeva un libro senza neppure muovere le labbra.
Il monaco che leggeva creava, per il solo fatto di leggere, un ambiente uditivo pubblico, in cui tutti erano uguali davanti al suono delle parole.
La lettura nei monasteri, fino al Dodicesimo Secolo, fu sempre considerata un momento sacro, proprio perché annunciava pubblicamente un episodio della storia della salvezza.
II libro era l’oggetto fisico che permetteva questo annuncio: per questo finì per divenire, esso stesso, un oggetto sacro.

Decima. Con questo termine si indicava la decima parte del raccolto e del reddito in generale, che proprietari e coltivatori pagavano alla Chiesa per il sostentamento del clero in corrispettivo delle funzioni che la Chiesa svolgeva per il fedeli.
I sovrani carolingi sancirono l’obbligatorietà del versamento, ma in seguito alla dissoluzione dell’Impero, furono i poteri signorili a imporre la decima ai propri rustici.
Solo nel corso del Tredicesimo Secolo i vescovi riuscirono a recuperare gran parte del pagamento delle decime.

Conversi. Il termine indica, in ambito monastico, i laici che, pur facendo atto di professione (un passaggio detto conversio nella regola benedettina) e seguendo una vita analoga a quella dei monaci, non avevano ricevuto gli ordini sacri.
I conversi vivevano in spazi separati e attendevano ai lavori manuali della comunità.

Secolare. Aggettivo che qualifica quella parte del clero che vive nel mondo (“secolo”), cioè nella società al di fuori dei monasteri e dei conventi, senza obbligo di vita in comune né di obbedienza a una regola di vita.

Scomunica. Il termine (dal latino excommunicare, cioè “escludere dalla comunione”) indica la pena più grave inflitta dalla Chiesa cattolica, che consiste dall’esclusione del battezzato, sia laico sia ecclesiastico, dalla comunità dei fedeli: egli non può ricevere né amministrare i sacramenti, esercitare cariche ecclesiastiche.
La scomunica maggiore è detta anche “anatema” (dal greco “maledizione”) per la particolare solennità con cui lo scomunicato veniva escluso dalla vita sociale.

 Prelato. Il termine (dal latino praeferre, “preporre”) indica una persona di maggiore dignità rispetto ad altre.
Esso designa pertanto i membri del clero secolare e regolare che esercitano le cariche maggiori, dotate di giurisdizione, come i cardinali, i vescovi e gli abati.

Il matrimonio dei chierici.

Pur formalmente proibito dal Quarto Secolo, il matrimonio dei chierici fu tollerato dalla Chiesa per tutto l’Alto Medioevo, al punto che era ammessa anche l’ordinazione di uomini sposati.
Il concubinato, vale a dire l’unione stabile di un uomo e di una donna non sancita da un vincolo matrimoniale ma che riconosceva giuridicamente ai figli la condizione di figli naturali ammessi all’eredità, rappresentò spesso la soluzione formale.
Il divieto ribadito con forza dal riformatore Gregorio Settimo (1073-1085) non poté pertanto che suscitare reazioni vivacissime, perché il provvedimento colpiva una pratica assai diffusa tra gli ecclesiastici e i religiosi.
Nemmeno la proibizione del matrimonio per tutti i chierici che avevano ricevuto gli ordini maggiori proclamata dal Concilio lateranense del 1123 riuscì a contenere il fenomeno.
Fino alla fine del Medioevo furono rari, infatti, i casi di sacerdoti sposati o concubinari.

Cardinale. Dal latino cardo (“cardine”), il termine indicava nell’Alto Medioevo i vescovi titolari delle basiliche confinanti (cioè “incardinate”) con quella di Roma, e poi preti titolari delle chiese di Roma e infine i diaconi di San Giovanni in Laterano e dei rioni di Roma.
Con la riforma, dal Secolo Undicesimo ai cardinali fu riservata l’elezione del papa e un ruolo crescente come consiglieri e principali collaboratori del pontefice negli affari della Chiesa.
Dal Tredicesimo Secolo l’assemblea dei cardinali fu detta Sacro Collegio e i cardinali occuparono le più alte cariche di governo.
La dignità cardinalizia era conferita esclusivamente dal papa.

Cap. 11. La Chiesa pontificia.

Investitura. Il termine indicava, nel linguaggio feudale, l’atto con cui il signore, ricevuto l’omaggio dal vassallo, lo “investiva” del beneficio, cioè gliene riconosceva il possesso.
Poiché ai vescovi furono riconosciute crescenti funzioni di potere, la loro nomina da parte dell’imperatore assunse dal Decimo-Undicesimo Secolo i connotati die un’investitura di poteri ed entrate di origine pubblica, ormai assimilati, nel lessico politico, all’investitura di poteri feudali.

Cronologia dei concili ecumenici, Secoli Dodicesimo-Quattordicesimo, convocati dalla Chiesa Cattolica.

Data

Luogo

Tipologia

Decisioni principali

1123

Roma

Indetto a papa Callisto Secondo, Primo Concilio lateranense

Sanzione del concordato di Worms, e proibizione del matrimonio ai chierici che avessero ricevuto gli ordini

1139

Roma

Indetto da papa Innocenzo Secondo, Secondo Concilio lateranense

Proibizione di ogni intervento dei laici nell’elezione dei vescovi e condanna della dottrina della povertà evangelica di Arnaldo da Brescia

1179

Roma

Indetto da papa Alessandro Terzo, Terzo Concilio lateranense

Condanna come eretici dei catari e degli albigesi e ribadì che l’elezione del pontefice dovesse essere riservata ai soli cardinali

1215

Roma

Indetto da papa Innocenzo Terzo, Quarto Concilio lateranense. Vi parteciparono anche i patriarchi delle chiese orientali e rappresentanti degli imperatori, dei sovrani e dei comuni italiani

Apoteosi del pontificato di Innocenzo Terzo, che propose i canoni che i padri conciliari dovettero approvare: furono ribaditi i dogmi trinitari, condannati gli eretici, stabilito il primato papale, imposte ai fedeli la confessione e la comunione annuali

1245

Lione

Indetto da papa Innocenzo Quarto

Depose l’imperatore Federico Secondo e bandì contro di lui una crociata

1274

Lione

Indetto da papa Gregorio Decimo

Cercò di stabilire l’unione con la Chiesa ortodossa e stabilì le regole del conclave

1311

Vienne

Indetto da papa Clemente Quinto

Soppresse l’ordine dei Templari e condannò il beghinaggio

 

Millenarismo. La credenza e l’attesa del regno di Cristo in terra, destinato a durare mille anni fino alla fine del mondo e al giorno del giudizio universale.
Tali credenze, già diffuse nel cristianesimo delle origini, riemersero costantemente nelle epoche successive per iniziativa di predicatori e di gruppi di fedeli.

Bolla. Lettera del papa in materia spirituale e temporale, scritta in latino e autenticata dal sigillo pontificio, cioè un bollo di piombo (in latino “bulla”, da cui il nome esteso al documento) che reca da una parte il volto di Pietro e Paolo e dall’altra il nome del pontefice.
Le bolle si usano indicare con le prime parole del testo.

Decretale. Lettera del papa, in risposta a una richiesta di parere, contenente norme giuridiche che, per l’autorità giurisdizionale del suo autore, avevano carattere di obbligatorietà per tutti i fedeli in casi analoghi.
Alcune raccolte ufficiali (di Gregorio Nono, Bonifacio Ottavo e Clemente Quinto) furono integrate nel corpus iuris canonici.

Regolare. Termine che indica chi fa parte di un ordine religioso e monastico e ne accetta la regola di vita in comune, emettendo pubblicamente i voti di obbedienza, povertà e castità, come, per esempio, i monaci.

 Grangia. Dal francese granche (granaio) il termine entrò in uso dal Dodicesimo Secolo per indicare un’azienda agricola compatta, accorpata intorno a un centro di gestione (in origine un granaio), in reazione all’estrema frantumazione dei fondi conseguente alla crisi del sistema curtense.
Tali aziende furono diffuse inizialmente da abbazie e priorati cistercensi, che sfuggivano le aree di addensamento demografico e conobbero la massima diffusione nel corso del Tredicesimo e Quattordicesimo Secolo.

Focus. Monaci e frati.

Non è infrequente, per quanto errato, confonderei monaci con i frati.
Proviamo a fare chiarezza indicando alcuni elementi di distinzione.
I “monaci” non sono dei “preti”, ma dei laici che hanno deciso di condurre una vita di preghiera in solitudine (e pertanto si possono chiamare anche “eremiti”, da “eremo”) o in comunità (e pertanto “cenobiti”, da “cenobio”), obbedendo a una regola monastica.
Per questo i monaci sono anche detti “regolari”.
Solo alcuni monaci sono “sacerdoti”, perché hanno ricevuto l’ordinazione sacerdotale, cioè la responsabilità di impartire i sacramenti.
I monaci risiedono nei monasteri, ma non tutti i monasteri sono “abbazie”: lo sono solo quelle che sono guidate da un “abate”.
I monasteri di un ordine dipendenti da un’abbazia (come Cluny, per esempio) erano in genere retti da un “priore” e pertanto possono essere anche detti “priorati”.
Col termine “ordine” si intende un insieme di comunità che vivono tutte secondo la stessa regola e, in genere, ubbidiscono a un’unica autorità.
I domenicani e i francescano, invece, non si definiscono “monaci”, ma “frati” (da frate, “fratelli”) perché non perseguivano una vita di preghiera ritirata dal mondo ma un impegno pastorale nel mondo.
Le sedi dei loro ordini non si definiscono “monasteri” (cioè luoghi dei monaci, gli uomini “soli”) bensì conventi (cioè luoghi di conventus, adunanza e incontro).
I francescani sono anche detti frati “minori”, ossia più piccoli, perché sottomessi a tutti.
Francesco diede loro una regola, che fu approvata da papa Onorio Terzo nel 1223.
I domenicano sono anche detti “predicatori” perché proponevano il proprio ideale di cristianità attraverso la predicazione.
Essi seguivano la regola agostiniana, la stessa adottata dai canonici “regolari”, cioè dai fedeli che conducevano una vita in comune in base a norme comuni, diverse da quelle monastiche perché più orientate all’assistenza e all’impegno sociale.
Come i monaci, anche i canonici potevano essere die laici, benché fossero più spesso dei “chierici”.
Le loro sedi sono dette “canoniche” ed è errato definirle conventi o monasteri.
Gli ordini dei domenicani e dei francescani sono detti anche detti ordini “mendicanti”, perché potevano sostentarsi solo con le elemosine dei fedeli; gli stessi conventi dove vivevano non appartenevano loro ma alla Chiesa romana.
A differenza del monachesimo benedettino, che si era sviluppato soprattutto nelle campagne in luoghi isolati, fino a diventare un elemento fondamentale della società rurale, gli ordini mendicanti furono protagonisti soprattutto della vita cittadina, stabilendosi sin dall’inizio in conventi nelle aree urbane periferiche, spesso nei quartieri di maggiore connotazione popolare.
Il loro successo negli ambienti urbani fu rapido ed enorme perché i mendicanti coinvolsero i laici in attività religiose, entrando spesso in competizione, e talora in conflitto, con il clero tradizionale.
Non è infine un caso che gli ordini monastici come i cluniacensi e i cistercensi trovarono diffusione soprattutto in Francia e in Germania, aree prevalentemente rurali, mentre gli ordini mendicanti irradiarono soprattutto nelle aree dell’Europa urbana, come l’Italia, le Fiandre e la Francia meridionale.

 Snodo 5. Sintesi.

L’organizzazione istituzionale del cristianesimo nell’Alto Medioevo si articolò in una rete di chiese locali, con sedi nelle città, da cui dipendevano le diocesi territoriali.
A capo delle chiese stavano i vescovi, che solo in alcuni casi erano gerarchicamente superiori ad altri.
Le decisioni in materia di fede e di disciplina erano prese, non senza conflitti anche aspri, nei concili che vedevano riuniti i prelati di alcune religioni o di tutta la cristianità.

L’esperienza spirituale condusse anche a forme si ascesi monastica che si espressero sia nell’eremitaggio individuale sia nella vita in comunità, secondo regole condivise.
In particolare, il monachesimo benedettino svolse un ruolo centrale nella graduale costruzione della cristianità occidentale, contribuendo a forgiarne l’identità attraverso l’opera di evangelizzazione delle popolazioni rurali e barbariche, attraverso la sua capillare presenza nella società e il suo sostanziale monopolio della cultura scritta.

L’acquisizione di poteri di tipo pubblico da parte dei vescovi e degli abati fu in parte la naturale conseguenza della loro appartenenza all’aristocrazia e della fondazione di chiese e monasteri da parte dei gruppi sociali più abbienti.
Il controllo delle istituzioni ecclesiastiche da parte dei laici accentuò però i fenomeni di inadeguatezza spirituale e pastorale dei chierici e dei monaci.
Fu per primo l’imperatore a intervenire, sin dall’età carolingia, con provvedimenti di riforma intesi a migliorare la preparazione e la morale del clero, l’organizzazione dei monasteri e delle diocesi, il controllo imperiale delle nomine ecclesiastiche.

L’attività riformatrice più duratura fu promossa nel seno stesso della Chiesa.
Dapprima in ambito monastico, dove la fondazione dell’ordine di Cluny fu d’esempio per la riproposizione di un rigore morale e liturgico.
Dalla metà del Secolo Undicesimo fu poi il pontefice a farsi coordinatore delle iniziative di riforma che coinvolsero i chierici secolari, i canonici, gli stessi laici impegnati, soprattutto nelle città, nelle lotte contro i vescovi e i preti corrotti e concubinari.

Il papa rivendicò a sé il primato universale della sua autorità, spirituale ma anche temporale, su tutta la cristianità.
Ciò lo mise in conflitto con l’imperatore per il controllo del clero e le designazioni dei vescovi, che poi risolto attraverso un concordato 8° Worms nel 1122) che ne sancì il sostanziale primato.
Nel corso del Secolo Undicesimo maturò anche lo scisma definitivo dalla Chiesa ortodossa d’Oriente, che non ne riconobbe mai l’autorità gerarchica.

Chi ubbidì all’autorità pontificia fu infatti recuperato all’interno della Chiesa, chi la rifiutò fu tacciato di eresia e perseguito.
Esperienze di predicazione laicale come quella di Francesco d’Assisi poterono così essere assorbite nel seno della Chiesa, mentre altre, come quella di Valdo di Lione, furono represse.
Dalla fine del Secolo Dodicesimo la lotta contro l’eresia fu progressivamente inasprita, anche attraverso crociate (come quella contro i catari) fino all’istituzione del tribunale dell’inquisizione.
Nello stesso periodo anche gli ebrei furono crescentemente emarginati e perseguitati.

Snodo 5. Sintesi cronologica.

Sesto Secolo.

540 ca.           Benedetto da Norcia redige le regole del monastero di Montecassino, che alternano il tempo quotidianamente dedicato alla preghiera e al lavoro.
544                 L’imperatore Giustiniano emana l’editto dei Tre Capitoli che provoca lo scisma dei vescovi dell’Occidente.

Ottavo Secolo.
779                 Istituzione della decima destinata a sostenere il clero e a soccorrere i poveri.

 

Nono Secolo.

800                 Carlo Magno, re dei franchi, è incoronato imperatore da papa Leone Terzo.
816                 L’imperatore Ludovico il Pio dispone la riorganizzazione delle comunità canonicali, uniformandone la regola in tutto l’Impero.
817                 Ludovico il Pio dispone l’applicazione della regola benedettina a tutti i monasteri dell’Impero.
824                 Ludovico il Pio vincola con la Constitutio romana la consacrazione papale a un preventivo giuramento di fedeltà all’imperatore.
863                 Papa Niccolò Primo Scomunica il patriarca di Costantinopoli Fozio, che accusa di eresia la Chiesa cattolica.

Decimo Secolo.

910                 Fondazione dell’abbazia di Cluny in Borgogna per iniziativa del duca di Aquitania Guglielmo.
962                 Con il Privilegium Ottone Primo ribadisce il controllo imperiale sull’elezione pontificia.

Undicesimo Secolo.

1012              Romualdo di Ravenna fonda l’eremo di Camaldoli presso Arezzo
1039              Giovanni Gualberto fonda l’eremo di Vallombrosa presso Firenze.
1043              Pier Damiani è eletto priore dell’eremo di Fonte Avellana nelle Marche.
1054              Scomunica reciproca tra il papa Leone Nono e il patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario, che sancisce lo scisma tra la Chiesa ortodossa orientale e quella cattolica occidentale.
1059              Il Concilio lateranense convocato da papa Niccolò Secondo stabilisce che l’elezione pontificia sia riservata ai soli cardinali.
1075              I Dictatus papae di Gregorio Settimo affermano l’autorità del papato sulla Chiesa e sui poteri laici.
1976-77        L’imperatore Enrico Quarto dichiara deposto il papa, e viene scomunicato da Gregorio Settimo: le ribellioni degli aristocratici tedeschi inducono Enrico Quarto a riconciliarsi provvisoriamente con il pontefice.
1080              Enrico Quarto contro-elegge papa l’arcivescovo di Ravenna Guiberto e lo insedia a Roma con la forza nel 1084.
1096              Nelle città tedesche si verificano le prime sommosse popolari antiebraiche (pogrom).

Dodicesimo Secolo.

1119              Approvazione della regola dell’ordine monastico dei cistercensi.
1122              Accordo a Worms tra Callisto Secondo ed Enrico Quinto sulle investiture dei vescovi.
1133              Approvazione della regola dell’ordine monastico dei certosini.
1184              Il papa Lucio Terzo scomunica gli eretici.
1199              Il papa Innocenzo Terzo equipara gli eretici ai rei di lesa maestà, condannandoli a morte.

Tredicesimo Secolo.

1208              Innocenzo Terzo bandisce una crociata contro i catari accusati di eresia.
1214              Chiara da Assisi fonda l’ordine femminile delle clarisse, caratterizzato da un’intensa spiritualità e da un’ideale vita di povertà e di preghiera.
1215              Scomunica del mercante di Lione Valdo, che aveva raccolto un movimento pauperista che aveva cominciato a predicare il Vangelo in lingua volgare.
1215              Il Concilio lateranense impone agli ebrei di portare un segno di riconoscimento sull’abbigliamento (un cerchio di stoffa gialla) per evitare rapporti con i cristiani.
1216              Approvazione pontificia della regola dei domenicani.
1223              Approvazione pontificia della regola del francescani
1231              Gregorio Nono affida all’inquisizione degli eretici ai domenicani.
1290              Gli ebrei sono espulsi dal regno di Inghilterra.

 Quattordicesimo Secolo.

1322              Gli ebrei sono espulsi dal regno di Francia

1348-50        Nuova ondata di pogrom contro gli ebrei nell’Europa centrale e orientale.

Quindicesimo Secolo.

1492              Gli ebrei sono espulsi dal regno di Spagna
1498              Gli ebrei sono espulsi dal regno di Portogallo.

Snodo 5. Mappe concettuali.

Comunità cristiane

                                                                      

 

 

Chierici (uomini appartenenti al clero)

Laici

 

 

sacerdoti

diaconi

Partecipano assieme al clero all’elezione dei vescovi e alla gestione degli affari della comunità

                                      

                                                      

 

Amministrano i sacramenti

Svolgono compiti di assistenza e di amministrazione

 

Il coordinamento delle chiese orizzontali

Assemblee del clero

                                                      

 

 

Sinodi

Concili universali

                                                                              

 

 

Convocati periodicamente dai metropoliti in sede provinciale

Convocati saltuariamente dagli imperatori

                                                                                      

       

                       

Per decidere in merito a questioni organizzative e disciplinari

 

 

 

Per definire le verità di fede (dogmi)

Per regolamentare i riti liturgici

Per emanare leggi ecclesiastiche (canoni)

 

Le riforme della Chiesa.

Lo sviluppo di poteri territoriali da parte di vescovi e abati dà vita a signorie ecclesiastiche autonome

Le famiglie aristocratiche che fondano chiese e monasteri rendono ereditarie le cariche ecclesiastiche

Gli aristocratici che ottengono tali cariche sono sprovvisti di adeguata preparazione e autentica vocazione

                                              

 

 

I sovrani carolingi intervengono per restituire prestigio religioso alle autorità ecclesiastiche

Gli interventi imperiali accentuano la commistione fra ordinamenti ecclesiastici e laici

                                                              

 

 

Dal decimo secolo emergono nella società cristiana due esigenze principali di riforma

                       

 

 

 

 

Moralizzazione dei costumi del clero

Tutela delle istituzioni ecclesiastiche dalle ingerenze del mondo laico

                       

 

 

Ordine cluniacense.
Rimodellare in senso monastico la Chiesa. Centralità della preghiera, purezza del corpo, funzione del clero quale mediatore del sacro.
Stile di vita monastico basato sulla specializzazione liturgica, sulle opere di misericordia e sullo studio.
Non contestate le ricchezze ecclesiastiche

Eremitismo.
Ripresa degli ideali del primo monachesimo.
Sguardo ai “padri del deserto” Romualdo di Ravenna e Giovanni Gualberto.
Nascono eremi che garantiscono spazi di isolamento e di ascesi individuale.

Clero secolare.
Attenzione rivolta contro l’attaccamento alle ricchezze materiali, gli interessi familiari, le spoliazioni di chiese.
Deposizione dei sacerdoti simoniaci e scomunica dei preti concubinari.
Nascono comunità di canonici intorno a cattedrali e pievi.

Movimenti laicali.
Polemica contro le ricchezze accumulate dai prelati e il loro coinvolgimento nelle questioni temporali.
Ripresa dell’ideale evangelico della povertà: rinuncia ai beni secolari.
Messa talora in discussione la Chiesa stessa come istituzione.

 

L’affermazione monarchica del papato.

Leone Nono (1049-1054) ingaggia una dura battaglia contro simonia e concubinato

                       

 

 

Metà Undicesimo Secolo: le istanze di riforma della Chiesa trovano nel papato l’elemento capace di coordinarle

                               

 

 

Niccolò Secondo convoca nel 1059 un concilio che riserva l’elezione del papa ai soli cardinali

                               

 

 

1075: Gregorio Settimo con il Dictatus papae delinea una monarchia universale della Chiesa:
solo il papa può istituire e deporre i vescovi, convocare i concili, giudicare e legiferare senza essere a sua volta giudicato, deporre gli imperatori, sciogliere i sudditi dall’obbedienza ai sovrani

                               

 

 

La rivendicazione della libertà della Chiesa da ogni potere laico mette in discussione la natura dei rapporti tra papato e impero

                               

 

 

1076-1077: conflitto tra Gregorio Settimo ed Enrico Quarto.
1122: concordato di Worms tra Callisto Secondo ed Enrico Quinto

                       

L’elezione dei vescovi spetta al clero e al popolo delle città.
Ridimensionate le ambizioni universalistiche degli imperatori.

 

                               

 

 

Nuovo ruolo monarchico e autoritario del papato

                                                                                             

 

 

 

La Chiesa comincia a operare come “curia”.
I concili ecumenici sono convocati dal papa direttamente a Roma.
Aumentano i rapporti con i principi e i prelati della cristianità.
Il papa invia in paesi lontani i propri rappresentanti.

Minor tolleranza verso gli eretici, scomunicati attraverso bolle papali.
1199: Innocenzo Terzo condanna gli eretici a morte.
1208: è bandita una crociata contro i catari.
1231, Gregorio Nono: repressione giudiziaria dell’eresia

 Snodo 5. Approfondimenti bibliografici.

Sulle chiese e sul monachesimo nell’Alto Medioevo.

La Chiesa nel Medioevo /C. Azzara, A. M. Rapetti. – Il Mulino, 2009
Il culto dei santi: l’origine e la diffusione di una nuova religiosità / P. Brown. – Laterza, 1983
Cristianizzazione e organizzazione ecclesiastica delle campagne nell’Alto Medioevo: espansione e resistenza. – Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo, 1981
Il cristianesimo medievale in Occidente / G. G. Merlo. – Laterza, 2012
Monaci e religiosi nel Medioevo / M. Pacaut. – Il Mulino, 1989
Storia del monachesimo in Italia: dalle origini alla fine del Medioevo / G. penco. – Jaca Book, 1983
I poteri temporali dei vescovi in Italia e in Germania nel Medioevo / a c. di C. G. Mor, H. Schmidinger. – Il Mulino, 1979
Clero e guerra nell’Alto Medioevo / F. Prinz. – Einaudi, 1994
Storia del monachesimo medievale / A. M. Rapetti. – Il Mulino 2013
L’aristocrazia della preghiera: politica e scelte religiose nel Medioevo italiano / G. Sergi. – Donzelli, 1994

Sulle riforme della Chiesa.

Il papato nel Medioevo / C. Azzara. – Il Mulino, 2006
La lotta per le investiture / U. R. Blumenthal. – Liguori, 1990
I monaci di Cluny / G. M. Cantarella. – Einaudi, 1993
Il sole e la luna: la rivoluzione di Gregorio Settimo papa, 1073-1085 / G. M. Cantarella. – Laterza, 2005
Chiesa, chiese, movimenti religiosi / a cura di G. M. Cantarella … et al. – Laterza, 2001
La pataria: lotte religiose e sociali nella Milano dell’Undicesimo secolo / P. Golinelli. – Europia, 1984
Chiesa gregoriana: ricerche sulla riforma del Secolo Undicesimo / G. Miccoli. – Herder, 1999
Nuovi studi su Innocenzo Terzo / M. Maccarone. – Herder, 1995
Storia del cristianesimo, vol. 2.: L’età medievale, Secoli Ottavo-Quindicesimo / a c. di M. Benedetti. – Carocci, 2015
La santità nel Medioevo / A. Vauchez. – Il Mulino, 2009
Ricerche sulle istituzioni ecclesiastiche dell’Italia centro-settentrionale nel Medioevo / C. Violante. – Accademia nazionale di scienze, lettere e arti, 1986

 Sulle eresie e sulle nuove forme di spiritualità

La fine del mondo nel Medioevo / J. Fiori. – Il Mulino, 2010
Francesco d’Assisi e il primo secolo di storia francescana / J. Fiori. – Einaudi, 1977
Movimenti religiosi nel Medioevo: ricerche sui nessi storici tra l’eresia, gli ordini mendicanti e il movimento religioso femminile nel Dodicesimo e Tredicesimo Secolo e sulle origini storiche della mistica tedesca / H. Grundmann. – Il Mulino, 1980
San Francesco d’Assisi / J. Le Goff. – Laterza, 2000
Medioevo ereticale / a c. di O. Capitani. – Patron, 1977
Eretici ed eresie medievali / G. G. Merlo. – Il Mulino, 1989
Francesco d’Assisi: tra storia e memoria / A. Vauchez. – Einaudi, 2010
Ordini mendicanti e società italiana, Tredicesimo –Quindicesimo Secolo / A. Vauchez. – Il Saggiatore, 1990

Sulla cultura nell’Alto Medioevo.

Scriptores in urbibus: alfabetismo e cultura scritta nell’Italia altomedievale / A. Petrucci, C. Romeo. – Il Mulino, 1992
Le scuole e l’insediamento nell’Occidente cristiano: dalla fine del Quinto Secolo alla metà dell’Undicesimo Secolo / P. Riché. – Jouvence, 1984
La scuola nell’Occidente latino nell’Alto Medioevo. – Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo, 1972

Sugli ebrei nel Medioevo.

Gli ebrei nell’Alto Medioevo. - Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo, 1980
Storia dell’antisemitismo / L. Poliakov. – Rizzoli, 2013
Gli ebrei nel Medioevo / A. Veronese. – Jouvence, 2010

Snodo 6. La ripresa economica, Secoli Decimo-Dodicesimo

Tra il Decimo e il Dodicesimo Secolo l’Europa entrò in una fase di espansione sempre più accentuata, caratterizzata dall’aumento della popolazione, dalla crescita della produzione agricola, dallo sviluppo degli insediamenti e delle città, dal fiorire dei commerci e delle attività manifatturiere e dall’aprirsi di nuovi orizzonti culturali.

Da un lato, la fase di espansione espresse una decisa inversione di tendenza rispetto ai precedenti secoli di contrazione e stagnazione.
Dall’altro, essa preparò la base alla crescita imponente del Tredicesimo Secolo che costituì il vero e proprio apogeo dell’Occidente medievale.

Vari furono gli aspetti caratteristici della crescita dei Secoli Decimo-Dodicesimo.
In primo luogo, l’infittirsi dei villaggi nelle campagne e la rinascita delle città che mutarono il volto del paesaggio europeo, rendendolo meno rurale e tracciando la rete dell’attuale urbanizzazione.
Numerosi furono anche i progressi tecnici che sostennero l’espansione nei lavori agricoli, nelle manifatture, nelle vie di comunicazione e nei sistemi di trasporto.

La crescita economica spostò progressivamente l’asse della produzione di ricchezza dalle rendite della terra ai profitti generati dallo scambio delle merci e del denaro.

Cap. 12. Crescita demografica, espansione agraria e sviluppo dei commerci.

Censo. Affitto, in denaro o in natura, che il contadino pagava al padrone della terra coltivata.
Con la crisi del sistema curtense, cadute le prestazioni d’opera, gli obblighi del contadino si limitarono al pagamento del censo.
I censi in denaro perlopiù erano fissi e ciò portò alla loro svalutazione sul lungo periodo.
I proprietari preferirono in genere i censi in natura, che erano parziali, consistendo, per esempio, in un quarto del raccolto.

Focus. Le trasformazioni della società rurale.

Fino a tutto il Decimo Secolo il sistema di organizzazione agraria prevalente nell’Occidente Europeo, pur con differenze locali, era stato quello curtense.
Dopo il Mille le campagne furono attraversate da molte trasformazioni, che erano anch’esse un segno della crescita della società europea.
In primo luogo, il consolidamento dei poteri signorili, trasformando tutti i coltivatori in dipendenti, modificò i concetti di proprietà e di libertà nelle campagne, colpendo soprattutto i piccoli proprietari.
La distinzione tra le terre che il contadino possedeva in allodio e le terre padronali che coltivava in cambio di un censo perse significato.
Il livellamento di condizioni fu favorito anche dalel forme di coltivazione collettiva, imposte dal calendario dei lavori agricoli (aratura, semina, raccolto, etc.) e dalla conformazione del territorio, benché la proprietà della terra restasse individuale.
Tra i grandi proprietari si diffuse invece l’uso di sostituire alla compravendita la concessione delle terre in feudo, che divenne il modo abituale con cui la terra passò di mano tra gli aristocratici, come segno distintivo.
I piccoli proprietari continuarono invece a cedere e ad acquistare liberamente le terre in piena proprietà.
Scomparso il dominico, le grandi proprietà, anche per effetto della crescita demografica, si erano frammentate in innumerevoli parcelle possedute tutte dal medesimo proprietario, ma affidate a un gran numero di coltivatori diversi, i quali, a loro volta, coltivavano appezzamenti separati e spesso lontani tra loro e talora appartenenti a padroni diversi.
Di conseguenza, per molti secoli i contadini abitarono perlopiù tutti insieme in villaggi piuttosto che in abitazioni isolate nei campi.
Dal Dodicesimo Secolo, nelle aree meno popolate furono i proprietari ecclesiastici, per primi i cistercensi, ad accorpare la proprietà intorno a un centro di gestione padronale, attraverso il sistema delle grange.
Dal Quattordicesimo Secolo anche la proprietà urbana avrebbe promosso, attraverso la compravendita dei terreni, l’accorpamento delle tenute in poderi.
Le concessioni fondiarie erano di solito a lunga o a lunghissima scadenza, con censi in denaro quasi sempre fissi, e pertanto destinati a una progressiva svalutazione.
Per reazione, a partire dal Tredicesimo Secolo, alcuni proprietari, soprattutto quelli urbani, iniziarono a introdurre contratti a più breve scadenza, che consentivano di attenuare gli effetti dell’inflazione.
Nel complesso, la condizione dei contadini peggiorò rispetto al periodo precedente, caratterizzato dal sistema curtense.
L’affermazione della signoria territoriale livellò su un unico stato di dipendenza individui di diverso status giuridico: liberi affittuari, servi casati, addirittura piccoli proprietari, che si ritrovarono tutti sottomessi allo stesso modo al potere del signore.
Gli stessi contratti agrari stipulati dall’Undicesimo Secolo in poi contengono riferimenti sia agli obblighi agrari si aai diritti di prelievo signorile.
Anche l’alimentazione peggiorò: il sistema autosufficiente della curtis aveva garantito anche ai contadini una dieta variegata comprendente prodotti come il formaggio, la carne di maiale, il pesce,  frutti del bosco, etc.
La specializzazione delle colture che si affermò dopo il Mille, centrata su quelle cerealicole, ridusse invece la varietà degli alimenti: sulla tavola dei contadini fin^ col prevalere un solo prodotto, il pane.
La nuova dieta, povera di proteine, si fece meno equilibrata, favorendo l’insorgere di malattie legate alla denutrizione: l’egotismo (un’intossicazione alimentare da segale comuta) conobbe due grandi ondate nel 994 e nel 1989 nella Francia settentrionale e nelle Fiandre, per poi propagarsi a tutto l’Occidente.

Borghese. Il termine (burgensis) è attestato nei documenti non italiani del Basso Medioevo, con un significato diverso da quello attuale.
Esso indicava gli abitanti del burg (“borghi”), cioè dei centri urbani che avevano avuto origine da una comunità di mercanti e di artigiani.
I borghesi godevano di particolari privilegi giuridici ed economici concessi dal re, principi o vescovi da cui la città dipendeva.
Il termine non indica dunque una classe sociale, ma una condizione privilegiata di cittadinanza.

Corporazione. Associazione di tutti coloro che in una città esercitano lo stesso mestiere o la stessa attività commerciale.
Le corporazioni, di cui facevano parte solo i padroni ma non gli apprendisti e i salariati, si diffusero tra Dodicesimo e Tredicesimo Secolo per tutelare gli interessi comuni in condizioni di monopolio: nessuno infatti poteva esercitare l’attività senza essere iscritto all’arte.

Snodo 6. Sintesi.

La crescita della popolazione europea, già in atto da  Nono secolo, divenne più continua dal Decimo per proseguire poi fino a tutto il Tredicesimo, dando corpo a un imponente incremento demografico.
Esso fu dovuto a un insieme di fenomeni: la scomparsa delle grandi epidemie, la fine delle incursioni barbariche, il miglioramento delle condizioni climatiche, le accresciute disponibilità alimentari.
L’inversione del ciclo demografico non fu omogenea in tutte le regioni europee, ma un po’ ovunque si diffusero nuovi insediamenti rurali.

L’incremento demografico spinse a mettere a coltura nuove terre attraverso un’intensa opera di dissodamenti e bonifiche, favorita da alcuni progressi tecnici e sostenuta anche dalle colonizzazioni promosse dai signori e poi dalle città.
All’economia silvo-pastorale dei secoli precedenti, centrata sull’integrazione delle colture dei campi con la raccolta dei prodotti spontanei e l’allevamento brado, si sostituì un’economia agricola fondata sull’espansione delle colture, e sulla loro specializzazione per i nuovi mercati urbani.

Più in generale, da un’economia basata esclusivamente sulle rendite agrarie si passò progressivamente a un’economia che produceva ricchezza attraverso gli scambi.
Lo sviluppo fu sostenuto dalla crescente domanda di beni inizialmente proveniente dalle rendite dei grandi proprietari fondiari e dalle nuove ricchezze dei contadini agiati.
Gli scambi necessitarono di quantità crescenti di moneta e promossero investimenti nelle strutture di comunicazione (strade, ponti, porti) e di mercato.

Decisivo fu lo sviluppo delle città che, per quanto generalizzato, avvenne in forme diverse nelle varie regioni europee.
L’urbanizzazione fu più intensa dove più forte era stata la presenza delle città in età romana, e dove i nuovi centri, sviluppatisi da borghi e porti mercantili, si trovarono disposti lungo gli assi del commercio a lunga distanza.
La crescita urbana significò lo sviluppo di forme nuove di economia manifatturiera e commerciale, di organizzazioni sociali e politiche più articolate, di valori civili e culturali che differenziarono il mondo urbano da quello rurale.

Lo sviluppo economico rese infatti la società europea meno rurale rispetto ai secoli precedenti.
Fu soprattutto nelle città che si svilupparono le manifatture in molti settori, grazie anche a innovazioni tecnologiche.
Le diverse aree di produzione, alcune specializzate, furono collegate tra loro da reti di commercio internazionale che, in un sistema sempre più integrato, ebbero nei mercanti italiani e in quelli fiamminghi gli operatori privilegiati, rispettivamente nel Mediterraneo e nell’Europa del Nord.

Snodo 6. Sintesi cronologica.

Decimo Secolo.

990 ca.                   Amalfi apre propri empori a Bisanzio e poi nei principali porti dell’Impero islamico

Undicesimo Secolo.

Diffusione dei mulini ad acqua.
Diffusione del collare rigido e della ferratura per gli animali da traino.

1080-1086            Redazione del Domesday Book, il catasto dei beni immobili del regno normanno d’Inghilterra.

1082                      Venezia ottiene dall’imperatore Alessio Comneno privilegi commerciali in tutti i territori bizantini.

Dodicesimo Secolo.

                                Sviluppo delle prime corporazioni artigiane nelle città europee.
                                Vengono istituite le fiere nella Champagne.
                                Diffusione dei mulini a vento
1155                      I mercanti genovesi sono ammessi a Costantinopoli
1158                      Su iniziativa del duca di Sassonia la città di Lubecca è scelta dai mercanti tedeschi della Renania e della Vestfalia quale centro dell’espansione tedesca nel Baltico.
1180 ca.                Diffusione dei timoni a poppa sulle navi.

Tredicesimo Secolo.

                                Diffusione delle bussole
1241                      I mercanti della città di Amburgo e di Lubecca danno vita al primo nucleo della Hansa, lega cui presto si aggregheranno commercianti di altre città.

Cap. 13. La diffusione dei rapporti feudali.

Feudo. Il termine costituisce la latinizzazione (feudum) dell’antico germanico fihu (fehu, feo), che era usato per indicare un pagamento in servizi, prevalentemente in capi di bestiame, e che presto assunse il medesimo significato del termine tardo latino beneficium, che indicava il compenso (una rendita, prevalentemente una terra) che remunerava la fedeltà militare del vassallo.
In origine il beneficio costituiva una concessione provvisoria, vitalizia e revocabile.
Quando il beneficio divenne un diritto ereditario, definitivamente dall’Undicesimo Secolo per tutti i gradi della vassallità, il termine feudo cominciò a essere utilizzato per indicare varie cose.
Sul piano politico l’esercizio di diritti signorili o della giurisdizione legata a un castello divenne un bene feudale, che il sovrano concedeva ai propri vassalli, direttamente o attraverso la finzione del feudo oblato.
Su quello economico il termine feudo assunse il significato di alienazione di proprietà, in genere tra aristocratici, o di affitto di terra di un padrone a un contadino.

I rituali dell’investitura vassallatica e dell’addobbamento cavalleresco.

 

Investitura vassallatica

Addobbamento cavalleresco

Relazione sociale

Tra pari

Promozione

Ruoli

Signore-vassallo

Cavaliere-donzello

Contenuto

Omaggio di fedeltà

Cooptazione cetuale

Postura

In piedi

In ginocchio

Azione

Mani giunte nelle mani del signore

Buffetto o colpo con la spada da parte del cavaliere

Armi

No

Si (spada e cinturone)

Bacio

Si

No

 Snodo 6. Approfondimenti bibliografici.

Sulla crescita demografica.

Storia minima della popolazione del mondo / M. Livi Bacci. – Il Mulino, 1988
Dalla tarda Antichità alla metà del Sedicesimo Secolo / G. Pinto. – In: La popolazione italiana dal Medioevo ad oggi. -  Laterza, 1996
Sullo sviluppo agrario.

Le campagne europee prima e dopo il Mille: una società in trasformazione / a c. di B. Andreolli et al. – CLUEB, 1985
L’Italia rurale del Basso Medioevo / G. Cherubini. – Laterza, 1985
Uomini e campagne nell’Italia medievale / A. Cortonesi et al. – Laterza, 2002
L’economia rurale nell’Europa medievale / G. Duby. – Laterza, 1970
La fame e l’abbondanza: storia dell’alimentazione in Europa / M. Montanari. – Laterza, 1993
I contadini nella storia d’Europa / W. Rosener. – Laterza, 1989

Sulle innovazioni tecnologiche.
Lavoro e tecnica nel Medioevo / M. Bloch. – Laterza, 1959
Tecnica e società nel Medioevo / L. White, jr. – Feltrinelli, 1967

Sulla rinascita della città
Le città europee del Medioevo / G. Cherubini. – Bruno Mondadori, 2009
La città europea dal Medioevo ad oggi / L. H. Lees. – Laterza, 1987

Sull’espansione delle attività produttive e dei commerci.
Il commercio nel Medioevo / I. Ait. – Jouvence, 2005
La prima espansione economica europea: secoli Undicesimo-Quindicesimo / A. Cortonesi, L. Palermo. – Carocci, 2009
L’economia artigianale nell’Italia medievale / D. Degrassi. – Carocci, 1996
L’infanzia dell’Europa: economia e società dal Decimo al Dodicesimo Secolo / R. Fossier. – Il Mulino, 1987
Fiere e mercati nell’Europa occidentale / A. Grohmann. – Bruno Mondadori, 2011
Lombardi in Europa nel Medioevo / a c. di R. Bordone, F. Spinelli. – Angeli, 2005
La rivoluzione commerciale del Medioevo / R. S. Lopez. – Einaudi, 1971
I porti del Mediterraneo in età medievale / P. F. Simbula. – Bruno Mondadori, 2009

 Snodo 7. Gli sviluppi politici, Secoli Undicesimo-Tredicesimo.

L’Occidente europeo conobbe una sistematica diffusione dei legami feudali solo tra Undicesimo e Tredicesimo Secolo, quando la garantita ereditarietà dei benefici trasformò la fedeltà vassallatica in un formidabile strumento di collegamento politico.
Ciò contribuì a superare la frammentazione dei poteri locali e a ricomporre in quadri politici più ampi la frantumazione territoriale dell’epoca precedente.

Protagonisti di questa nuova fase furono i poteri monarchici, che in varie regioni promossero la formazione di regni caratterizzati dalla crescente autorità del sovrano.
Il ricorso  ai raccordi feudali, lo sviluppo di una burocrazia di ufficiali, il consolidamento dinastico e patrimoniale e la sacralizzazione del potere furono i principali strumenti di affermazione delle monarchie.

Nell’area imperiale, invece, la frammentazione politica rimase notevole, per la debolezza cui l’autorità imperiale era ridotta dalla crescita del potere papale.
I pontefici si proposero al vertice della cristianità anche attraverso la gerarchia delle fedeltà feudali e si fecero promotori e coordinatori della sua espansione.

La riconquista della Spagna e della Sicilia musulmane e la cristianizzazione dell’Europa orientale furono solo due aspetti dell’affermazione armata della cristianità, che trovò nelle crociate in Terrasanta l’espressione più compiuta.
Principale protagonista sociale ne fu la cavalleria.

Le vicende delle popolazioni normane contribuirono a caratterizzare durevolmente l’assetto politico dell’Occidente europeo nei secoli centrali del Medioevo e a plasmarne strutturalmente alcuni aspetti sociali e culturali.
Ciò fu dovuto alla loro non comune capacità di assimilare elementi tipici delle culture con cui entrarono in contatto.
Di origine scandinava, dopo una serie di incursioni effettuate nel corso del Secolo Nono i normanni si insediarono stabilmente nell’Europa carolingia, dove si cristianizzarono.
La costruzione del loro ducato in Normandia nel corso del Decimo Secolo fu accompagnata dall’acquisizione di costumi sociali di derivazione franca.
Essi cominciarono a parlare il franco in tempi molto rapidi, che rimase la loro lingua anche nelle successive espanioni al di fuori del ducato.
Dei franchi fecero propri anche i valori cavallereschi innestandoli sulle proprie attitudini guerriere, fino a militare tra i capi delle prime spedizioni crociate in Terrasanta.
Dal regno franco mutuarono anche modelli di organizzazione politica, tra i quali, in primo luogo, la compenetrazione con le strutture ecclesiastiche: nel 996, col restauro del monastero di Mont-Saint-Michel, avviarono una politica di patronato che portò all’istituzione di un cenobio della famiglia ducale a Fécamp.
Soprattutto, dai franchi i normanni adottarono la pratica dei rapporti vassallatico-beneficiari, che bene incontravano le tradizioni di fedeltà dei loro guerrieri, rielaborandoli in forme efficienti dal punto di vista politico.
Tre furono gli ambiti principali cui essi li applicarono.
In primo luogo, i normanni usarono il vincolo feudale per legarsi ai sovrani: dapprima il re di Francia, cui nel 911 il capo Rollone giurò fedeltà diventandone vassallo in cambio dell’investitura della contea di Rouen, nucleo del ducato di Normandia; e poi il papa, cui nel 1059 il principale esponente dei mercenari normanni insediatisi nell’Italia meridionale, Roberto d’Altavilla, giurò fedeltà in cambio del titolo feudale di duca di Puglia e di Calabria.
All’interno del ducato di Normandia, invece, i normanni separarono le funzioni militari svolte dai vassalli dai compiti di natura amministrativa affidati a ufficiali.
In tal modo essi furono in grado di esercitare un saldo controllo del territorio che servì da modello quando, nel corso dell’Undicesimo Secolo, essi diedero vita, in modi diversi, alle due grandi direttrici migratorie che, dalla Normandia, caratterizzarono la storia normanna: quella verso l’Italia meridionale e quella verso l’Inghilterra.
I normanni esportarono i rapporti feudo-vassallatici in territori, ai margini del mondo di tradizione franca, nei quali non erano mai stati sperimentati in precedenza.
Proprio perché costituiva una novità, la feudalità che essi applicarono nel regno d’Inghilterra e poi nella costruzione di quello nel Mezzogiorno italiano fu di grado avanzato: l’inquadramento feudale fu omogeneo, per cui ogni potente locale era effettivamente un vassallo del re e chiaramente distinto dalla rete di ufficiali regi.
I modi di applicazione furono diversi: in Inghilterra i normanni conquistarono un regno già organizzato e i re poterono contare su un preesistente apparato amministrativo che faceva capo alla corte; in Italia, dove giunsero come cavalieri mercenari, essi dovettero costruire un dominio unitario, ma già introno alla metà del Secolo Dodicesimo essi furono in grado di effettuare un censimento degli obblighi feudali dovuti alla corona (Catalogo dei baroni).
In Inghilterra essi assimilarono la cultura bretone e gallese, elaborando il ciclo letterario di re Artù.
In Italia elementi arabi e bizantini fornirono loro strumenti affinati di governo e di comunicazione del potere.
Ovunque nei loro domini i normanni organizzarono cancellerie e uffici di corte che sostenessero l’autorità dei sovrani: ciò li avvicinò abbastanza precocemente al pensiero giuridico moderno.

Cap. 14. La formazione dei regni.

Ufficiali e vassalli.

Si noti bene come i funzionari di nomina regia non fossero affatto dei vassalli dei sovrani, bensì degli ufficiali incaricati di svolgere i compiti amministrativi, a cominciare da quelli giudiziari e fiscali, in cambio di un salario e non di un feudo.
Legati al re per via feudale erano invece i signori locali – conti, duchi, baroni, ecc. – che per tal via erano tenuti alla fedeltà politica, nonostante le ampie autonomie giurisdizionali di cui godevano e i poteri di fatto esercitati nell’ambito dei propri feudi.
In altri termini: i feudatari non erano ufficiali del re, così come questi non erano suoi vassalli.

Barone. Il termine, derivante dall’antico tedesco baro (“uomo libero”), si diffuse nelle monarchie feudali per indicare i vassalli del re, ciascuno dei quali poteva a sua volta controllare una propria clientela di vassalli.
I baroni pertanto formavano la più alta aristocrazia del regno.

Demanio. Dal latino dominium (ovvero il possesso del sovrano), il termine indicava il complesso dei beni fondiari e dei diritti di autorità pubblica del re.
Con la progressiva affermazione dell’idea di corona, cioè del carattere astratto della regalità distinto dalla persona del re, l’originario patrimonio personale del re tese a essere percepito come patrimonio pubblico, come demanio appunto, costituito da terre e giurisdizioni.

Assise. Dal latino assidere (cioè “sedere”), il termine indica le assemblee giudiziarie dei signori e dei loro vassalli, nelle quali erano anche assunte decisioni di valore legislativo.

Focus. L’Europa normanna.

Le vicende delle popolazioni contribuirono a caratterizzare durevolmente l’assetto politico dell’Occidente europeo nei secoli centrali del Medioevo e a plasmarne strutturalmente alcuni aspetti sociali e culturali.
Ciò fu dovuto alla loro non comune capacità di assimilare elementi tipici delle culture con cui entrarono in contatto.
Di origine scandinava, dopo una serie di incursioni effettuate nel corso del Secolo Nono i normanni si insediarono stabilmente nell’Europa carolingia, dove si cristianizzarono.
La costruzione del loro ducato in Normandia nel corso del Decimo Secolo fu accompagnata dall’acquisizione di costumi sociali di derivazione franca.
Esso cominciarono a parlare il franco in tempi molto rapidi, che rimase la loro lingua anche nelle successive espansioni al di fuori del ducato.
Dei franchi fecero propri anche i valori cavallereschi innestandoli sulle proprie attitudini guerriere, fino a militare tra i capi delle prime spedizioni crociate in Terrasanta.
Dal regno franco mutuarono anche modelli di organizzazione politica, tra i quali, in primo luogo, la compenetrazione con le strutture ecclesiastiche: nel 996, col restauro del monastero di Mont-Saint-Michel, avviarono una politica di patronato che portò all’istituzione di un cenobio della famiglia ducale a Fécamp.
Soprattutto, dai franchi i normanni adottarono la pratica  dei rapporti vassallatico-beneficiari, che bene incontravano le tradizioni di fedeltà dei loro guerrieri, rielaborandoli in forme efficienti dal punto di vista politico.
Tre furono gli ambiti principali cui essi li applicarono.
In primo luogo, i normanni usarono il vincolo feudale per legarsi ai propri sovrani: dapprima il re di Francia, cui nel 911 il capo Rollone giurò fedeltà diventandone vassallo in cambio dell’investitura della contea di Rouen, nucleo del ducato di Normandia; e poi il papa, cui nel 1059 il principale esponente dei mercenari normanni insediatisi nell’Italia meridionale, Roberto d’Altavilla, giurò fedeltà in cambio del titolo feudale di duca di Puglia e di Calabria.
All’interno del ducato di Normandia, invece, i normanni separarono le funzioni militari svolte dai vassalli dai compiti di natura amministrativa affidati a ufficiali.
In tal modo essi furono in grado di esercitare un saldo controllo del territorio che servì da modello quando, nel corso dell’Undicesimo Secolo, essi diedero vita, in modi diversi, alle due grandi direttrici migratorie che, dalla Normandia, caratterizzarono la storia normanna: quella verso l’Italia meridionale e quella verso l’Inghilterra.
I normanni esportarono i rapporti feudo-vassallatici in territori, ai margini del mondo di tradizione franca, nei quali non erano mai stati sperimentati in precedenza.
Proprio perché costituiva una novità, la feudalità che essi applicarono nel regno d’Inghilterra e poi nella costruzione di quello nel Mezzogiorno italiano di grado avanzato: l’inquadramento feudale fu omogeno, per cui ogni potente locale era effettivamente un vassallo del re, e chiaramente distinto dalla rete di ufficiali regi.
I modi di applicazione furono diversi: in Inghilterra i normanni conquistarono un regno già organizzato e i re poterono contare su un preesistente apparato amministrativo che faceva capo alla corte; in Italia, dove giunsero come cavalieri mercenari, essi dovettero costruire un dominio unitario, ma già intorno alla metà del Secolo Dodicesimo essi furono in grado di effettuare un censimento degli obblighi feudali dovuti alla corona (Catalogo dei baroni).
In Inghilterra essi assimilarono la cultura bretone e gallese, elaborando il ciclo letterario di re Artù.
In Italia elementi arabi e bizantini fornirono loro strumenti affinati di governo e di comunicazione del potere.
Ovunque nei loro domini i normanni organizzarono cancellerie e uffici di corte che sostenessero l’autorità dei sovrani: ciò li avvicinò abbastanza precocemente al pensiero giuridico romano.

Antipapa. Termine entrato in uso nel Secolo Quattordicesimo per indicare l’antagonista del papa legittimo, che ha assunto il titolo di papa con una procedura canonicamente irregolare oppure in opposizione a un papa eletto secondo le norme.
L’antipapa era pertanto non riconosciuto dalla Chiesa Cattolica.

Cap. 15. L’espansione armata della cristianità.

Ministeriali. Termine generico che indica tutti coloro che il padrone investe un compito (ministerium).
In area imperiale furono così indicati i funzionari di provata fedeltà di origine servile, cui i principi e i signori affidavano il governo della propria casa e l’amministrazione dei beni fondiari.
Col tempo i ministeriali furono anche armati cavalieri e furono affidati anche dei feudi.

Pellegrinaggio. Pratica devozionale individuale e collettiva, che il cristianesimo ereditò dalla tradizione pagana ed ebraica, che consisteva in un viaggio verso un luogo considerato sacro per motivi storici (martirio e presenza di un corpo o di una reliquia di un santo) o per qualche manifestazione divina.
Il pellegrinaggio si effettuava per assolvere un voto o per penitenza, in particolare rispetto a peccati gravi e di natura pubblica che comportavano la scomunica.
Intorno al Mille, in coincidenza con la riforma monastica, sorsero anche le strutture di assistenza ai pellegrini (ospizi) e di definirono veri e propri percorsi devozionali, come il cammino verso Santiago di Compostela e la via romea o francigena, che consentiva di raggiungere Roma partendo da Oltralpe.
Emblemi dei viaggi compiuti erano la conchiglia per chi tornava da Santiago, la palma per coloro che erano stati in Terrasanta e l’effigie della Veronica (una reliquia, sorta di sudario in cui si voleva che Cristo avesse impresso i suoi tratti) per chi tornava da Roma.

Indulgenza. Nella tradizione cattolica, il sacramento della confessione cancella la colpa del peccato, ma rimane da scontare una pena temporale che può essere espiata, in questa vita, attraverso opere buone (elemosine, pellegrinaggi, preghiere e digiuni) oppure in purgatorio.
Secondo il diritto canonico l’indulgenza cancella la pena temporale da scontare in purgatorio, in parte o in tutto (indulgenza plenaria).
L’indulgenza plenaria fu accordata per la prima volta da papa Urbano Secondo nel 1095, in occasione della prima crociata, a tutti coloro che, a vario titolo, avrebbero preso parte alla spedizione.

 Le principali spedizioni armate in Terrasanta.

Date

Luoghi

Pontefici

Protagonisti

1096-1099

Antiochia, Edessa, Gerusalemme

Urbano Secondo

Ugo di Vermandois, Roberto Secondo di Normandia, Roberto Secondo di Fiandra, Raimondo di Tolosa, Goffredo di Buglione, Baldovino di Boulogne, Boemondo e Tancredi d’Altavilla

1147-1149

Edessa, Damasco

Eugenio Terzo

Luigi Settimo re di Francia, Corrado Terzo Imperatore

1189-1192

San Giovanni d’Acri, Cipro

Clemente Terzo

Federico Primo Imperatore, Filippo Secondo Augusto re di Francia, Riccardo Cuor di Leone re d’Inghilterra

1202-1204

Zara, Costantinopoli

Innocenzo Terzo

Baldovino nono di Fiandra, Bonifacio Secondo di Monferrato

1217-1221

Damietta

Onorio Terzo

Andrea Secondo d’Ungheria, Giovanni di Brienne

1228-1229

Gerusalemme

-

Federico Secondo Imperatore

1248-1254

Damietta

Innocenzo Quarto

Luigi Nono re di Francia

1270

Tunisi

-

Luigi Nono re di Francia

 Focus. Violenza e religione nel cristianesimo e nell’islam.

L’uso della violenza in nome di Dio è una caratteristica comune alle religioni monoteistiche (e non solo a esse).
La guerra condotta in nome del Signore è teorizzata infatti sia nella Bibbia sia nel Corano.
Ne famoso episodio del vitello d’oro Mosè, scoperta la regressione del suo popolo al paganesimo, dopo aver implorato e ottenuto perdono, ordina ai leviti, rimastigli fedeli, di uccidere tremila persone in un giorno (Es. 32, 28); è ancora più spietato nei confronti delle donne e dei fanciulli catturati a Madian (Es. 31, 13-18) e degli abitanti di Canaan, imminente oggetto di conquista (Deuteronomio, 20, 10-10).
Giosuè, dopo l’assedio di Gerico, fa eseguire il massacro della sua popolazione (Gs 6, 21).
Allo stesso modo, nel Corano, il famoso verso della “spada” recita “uccidete i politeisti ovunque li troviate” (Sura 9, versetto 5), e quello della “guerra” (9, 29) chiama i musulmani a una lotta mortale contro ebrei e cristiani.
Lo stesso Maometto, indicato dal Corano come modello, guidò di persona delle stragi di ebrei.
Vero è anche che entrambi i testi sacri prendono le distanze dalla violenza: il Corano ha versetti che invitano a un alto senso di tolleranza, mischiati a versetti che incitano alla violenza; il Vangelo invita ad amare anche il proprio nemico ed è intriso di pacifismo.
Tuttavia le religioni monoteistiche hanno tratto dai testi rivelati l’idea della legittimità dell’esercizio della violenza in nome di Dio, anche se con qualche distinzione: il giudaismo, per esempio, conduce la guerra del Signore per la sola Terra d’Israele: l’islam ha invece il mondo intero come orizzonte di conquista.
Nel Medioevo la storia dei rapporti tra cristianità e mondo musulmano vide alternarsi, per molti secoli, relazioni pacifiche e violente.
Oltre alle guerre, il Medioevo conobbe rapporti commerciali e scambi culturali tra le popolazioni di differente religione: i mercanti delle città italiane constatarono che l’Oriente musulmano era un mondo ricco e stratificato, con cui si potevano concludere buoni affari, mentre gli intellettuali cristiani (filosofi, matematici, maestri di medicina ecc.) ricavarono dai testi arabi idee, traduzioni, esperienze.
Le scorrerie dei pirati saraceni, prima e dopo il Mille, contribuirono però a far nascere una reputazione negativa delle popolazioni musulmane tra le popolazioni rivierasche del Mediterraneo.
Ulteriore ostilità fu alimentata dai resoconti (spesso veritieri) dei pellegrini cristiani, reduci dalla Terrasanta dopo la conquista turca di Gerusalemme (1071).
Ma furono soprattutto i predicatori a far nascere nell’immaginario comune l’idea della società islamica come un mondo nemico, ostile e terribile.
Ne era convinto il monaco Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), principale predicatore della seconda crociata.
Lo pensava anche Urbano Secondo, il papa che nel 1095, a Clermont, lanciò un appello ai cavalieri cristiani invitandoli a recare soccorso ai “fratelli orientali” (i cristiani bizantini) minacciati dall’avanzata turca; il pontefice mise in campo tutti gli elementi tipici della guerra voluta da Dio (“Dio lo vuole!”, momento decisivo dell’eterna lotta tra il bene e il male, promettendo ai cavalieri cristiani la salvezza eterna in caso di morte sul campo.
Prima del 1095 tra cristiani e musulmani si erano già combattute diverse guerre, per motivi politici ed economici.
Così era avvenuto per i conflitti tra l’Impero bizantino e l’Impero arabo.
La stessa reconquista spagnola, nelle prime fasi, fu più un conflitto per l’espansione territoriale che una vera e propria guerra contro gli infedeli.
Infatti l’eroe nazionale spagnolo Rodrigo Diaz de Vivar (1043-1099), protagonista del poema epico Cantar del mio Cid, all’inizio fu celebrato sia dai “mori” (gli islamici di Spagna) sia dai cristiani come cavaliere coraggioso e senza macchia, pronto a difendere gli oppressi e il proprio onore.
I mori lo chiamarono el Cid (“Signore”), i cristiani el Campeador (“combattente, comandante”).
Solo dopo la sua morte prevalse l’immagine del guerriero cristiano che strappa agli infedeli le città del suo paese.
Il Corano parla spesso di guerra e anche di Jihad (etimologicamente “lo sforzo per raggiungere un determinato obiettivo”).
Nella “sura della vacca” il fedele islamico è invitato a combattere principalmente per difendersi e senza superare i limiti, “perché Allah non ama coloro che eccedono”: nei versetti successivi si legge “Uccidete [gli infedeli] ovunque li incontriate e scacciateli da dove vi hanno scacciati….. Se però cessano, allora Allah è perdonatore e misericordioso.
Combatteteli finché non ci sia più la persecuzione e il culto sia reso solo ad Allah.
Se desistono, non ci sia ostilità, tranne per coloro che prevaricano”.
Il Corano considera “infedele” il politeista e richiede quindi di combattere uno jihad contro chi non crede nel Dio unico.
Tale presupposto rappresentò il fondamento e la legittimazione per l’espansione territoriale degli arabi nella penisola arabica: le popolazioni politeiste che l’abitavano andavano o convertite o sterminate, e tale fu la sorte dei beduini “adoratori degli idoli” che abitavano l’Arabia nel Settimo-Ottavo Secolo.
Diverso fu, invece, il comportamento dell’islam nei confronti dei cristiani e degli ebrei.
Costoro infatti non erano pagani politeisti, perché credevano anch’essi nel Dio unico.
Pur non essendo dei “fedeli”, cioè seguaci della rivelazione coranica, cristiani ed ebrei non erano nemmeno totalmente “infedeli”, poiché appartenevano alla “gente del libro” (la Bibbia) discendente da Abramo, antenato comune di tutte le fedi monoteistiche.
Perciò cristiani ed ebrei rientravano nella categoria dei “protetti” e dovevano essere tollerati, evitando conversioni forzate.
Nell’Impero arabo essi potevano conservare la loro religione a determinate condizioni: dovevano pagare una tassa (non lieve) in denaro, abitare case più basse, rinunciare a predicare la propria fede e a esercitare opposizione politica nei confronti dei governanti musulmani.
L’interpretazione più diffusa del concetto di Jihad, nel mondo musulmano, fu quella militare.
Il mondo appariva diviso in due categorie, da una parte la Casa dell’islam (Dar al-islam) e dall’altra la Casa della guerra (Dar al-Harb): questa seconda “casa” era abitata dai popoli non ancora convertiti alla vera fede e, per questo, potenziale bersaglio di attacchi.
Lo stesso Maometto fu indubbiamente, nel corso della sua vita, un “profeta armato”.
Tuttavia alcuni teologi musulmani hanno sostenuto che il concetto di Jihad non va preso alla lettera, ma interpretato: esso in arabo può anche significare “sforzarsi, applicarsi con zelo” e indica dunque uno sforzo morale e spirituale (“lotta contro il male”) più che materiale e militare.
Alcune correnti dell’islam hanno insistito nel conferire allo jihad questo valore di lotta all’impurità e all’ingiustizia, da condursi sia nel mondo esterno, sia nel cuore di ogni individuo, con metodi non violenti.
Pur non essendo stata la posizione prevalente nell’islam, tuttavia essa fu presente e operante.
Alo stesso modo, nel mondo cristiano molti maestri di spiritualità e di pensiero, come per esempio Francesco d’Assisi, predicarono il valore della pace, ricordando l’insegnamento di Gesù.
Francesco diede l’esempio in prima persona, recandosi nel 1219 in Terrasanta per convertire con la parola e non con le armi.
Ottenne un colloquio con il sultano Malik-al-Khamil, mentre le truppe crociate assediavano Damietta e se ne tornò sano e salvo tra lo stupore generale.
Ai nostri giorni il concetto di jihad fa parte della retorica dei movimenti islamici radicali, così come le chiese cristiano non parlano più di “guerre sante”.

Graal. Gli autori di romanzi cavallereschi in lingua d’oil (parlata nella Francia settentrionale) indicavano con questo termine il calice eucaristico dell’ultima cena, in cui Giuseppe d’Arimatea avrebbe raccolto il sangue di Cristo dopo la deposizione.
La coppa sarebbe poi andata perduta: la ricerca di questa reliquia divenne il nucleo narrativo, a un tempo cavalleresco  religioso, del ciclo cavalleresco bretone.

Snodo 7. Sintesi.

I Secoli Undicesimo-Tredicesimo appaiono caratterizzati dal punto di vista sociale e politico dalla sistematica diffusione dei legami feudali.
Fino a tutto il Secolo Decimo i rapporti ebbero come oggetto la fedeltà personale di tipo militare che legava il vassallo al signore in cambio di un beneficio a vita.
Dall’Undicesimo Secolo, quando la natura ereditaria di tutti i benefici fu legalmente riconosciuta, le relazioni feudali si trasformarono in rapporti di tipo prevalentemente politico, che legavano i feudatari ai loro signori nell’esercizio del potere.
I raccordi di tipo feudale si rivelarono gli strumenti più efficaci per ricomporre la frammentazione dei poteri locali che era stata tipica dei secoli Nono-Undicesimo.
A operare questa ricomposizione furono soprattutto le monarchie che vennero formandosi in Francia, in Inghilterra, nell’Italia meridionale e in Spagna per iniziativa di principi territoriali che riuscirono a imporre, e a vedere riconosciuta, la propria sovranità sugli altri signori.
L’autorità regi si affermò progressivamente anche attraverso nuovi apparati burocratici e la stabilizzazione dinastica della corona.
Anche le sovranità personali ricorsero ai legami feudali per consolidare la propria autorità.
Il potere imperiale, legato alla titolarità di re di Germania, era però indebolito dalla natura elettiva della carica e dalla necessità di concedere ampie autonomie ai principi elettori: l’area imperiale rimase infatti più frammentata.
I pontefici, invece, utilizzarono la fedeltà feudale per legare a sé molti sovrani europei, in una gerarchia che poneva il papa al vertice anche politico della cristianità.
La ricomposizione dei quadri politici e la nuova natura dei vincoli feudali consentirono di tradurre la crescita economica e demografica dell’Occidente europeo in una rinnovata fase di espansione militare e territoriale.
Essa ebbe come teatri principali la penisola iberica e la Sicilia musulmane e l’Europa orientale di villaggi e città, allo sviluppo di nuovi commerci e, soprattutto, alla cristianizzazione delle popolazioni.
L’espansione della cristianizzazione raggiunse la sua massima espressione quando indirizzò l’azione militare alla difesa del pellegrinaggio in Terrasanta, reso sempre più oneroso dalle nuove dominazioni islamiche.
Se i regni feudali costituiti in Medio Oriente ebbero breve durata, viva rimase invece l’idea di crociata contro i nemici interni ed esterni della cristianità, che papi come Innocenzo Terzo rivolsero anche contro gli eretici.
La crociata dirottata dai veneziani contro Costantinopoli nel 1202-1204 ne svelò anche la forza degli interessi economici sottostanti.
Protagonisti principali delle vicende belliche del periodo furono i cavalieri, guerrieri a cavallo inizialmente delel più diverse origini sociali, cge furono progressivamente inquadrati dal pensiero ecclesiastico in un ordine sociale ed etico.
Da un lato, i cavalieri furono posti dall’Undicesimo Secolo a difesa dei deboli e della Chiesa e invitati a militare per Cristo.
Dall’altro, la cavalleria si chiuse dal Tredicesimo Secolo in un ceto ereditario che servì alla nobiltà per distinguersi dagli altri gruppi sociali.

Snodo 7. Sintesi cronologica.

Decimo Secolo.

987                 Ugo Capeto è eletto re di Francia ma ancora per tutti l’Undicesimo Secolo i sovrani dalla dinastia capetingia eserciteranno un potere debole

Undicesimo Secolo.

Prima metà.  Alcuni intellettuali ecclesiastici elaborano l’immagine tripartita della società: oratores, bellatores e laboratores.
1002              Morte del califfo Al-Mansur e crisi del califfato omayyade nell’”al-Andalus” iberico: alla sua dissoluzione, nel 1031, sorgono una moltitudine di signorie territoriali (taifas).
1016-42        Il regno anglosassone d’Inghilterra è retto da sovrani vichinghi
1029              Per i servizi militari prestati al duca di Napoli il normanno Reinulfo Drengot ottiene in ricompensa la contea di Aversa.
1035              Alla morte di Sancho Terzo dal regno di Navarra si separa la contea di Castiglia, che assume dignità regia.
1037              Con l’Edictum de beneficiis, l’imperatore Corrado Secondo conferma l’ereditarietà dei benefici anche alla vassallità minore.
1041              Per i servizi militari prestati al principe di Salerno il normanno Guglielmo “Bracciodiferro” d’Altavilla ottiene in ricompensa la contea di Melfi.
1042              Eletto sul trono anglosassone Edoardo il Confessore, figlio di Emma di Normandia e formatosi a corte presso il ducato normanno.
1046-48        Rivolta in Puglia contro il governo bizantino, fomentato dall’imperatore Enrico Terzo.
1059              Il normanno Roberto d’Altavilla rende omaggio feudale a papa Niccolò Secondo, a Melfi, in cambio del titolo feudale.
1061              Ruggero d’Altavilla, fratello di Roberto il Guiscardo, avvia la conquista della Sicilia musulmana, destinata a concludersi solo nel 1091.
1066              Il duca di Normandia Guglielmo, alla morte senza figli del cugino Edoardo re d’Inghilterra, invade l’isola e sconfigge il pretendente Aroldo del Wessex nella battaglia di Hastings, conquistando il regno.
1071-77        Conquistata la Calabria nel 1060, Roberto il Guiscardo annette anche la Puglia, Amalfi e Salerno.
1073-85        Il papa Gregorio Settimo riceve l’omaggio vassallatico da parte dei re d’Inghilterra, Ungheria, Croazia  dei sovrani iberici.
1080-86        Redazione del Domesday Book, il censimento a fini fiscali di tutte le proprietà fondiarie del regno d’Inghilterra.
1085              Riconquista di Toledo musulmana da parte del re di Castiglia e Leon Alfonso Sesto, che vi trasferisce la capitale.
1086              Il califfato dell’”al-Andalus” è conquistato dalla dinastia berbera degli almoravidi, la cui organizzazione frena la reconquista cristiana.
1095              Papa Urbano Secondo esorta a difendere in armi il pellegrinaggio in Terrasanta.
1099              Conquista di Gerusalemme in seguito alla prima crociata e fondazione dei regni cristiani in Medio Oriente.
1099              Fondazione degli ordini monastici militari dei Cavalieri del Santo Sepolcro e degli Ospedalieri di San Giovanni, cui si aggiunge nel 1118 quello dei Templari.

 Dodicesimo Secolo.

Prima metà.  Giuristi e consiglieri di re e imperatori cominciarono a elaborare lo schema della piramide feudale.
1130              Ruggero Secondo d’Altavilla assume il titolo di re di Sicilia
1134              Il regno di Aragona si unifica con la contea di Barcellona
1139              Dal regno di Leon e Castiglia si separa la contea di Oporto, nucleo da cui si svilupperà il regno di Portogallo.
1140              Nelle assise di Ariano, Ruggero Secondo promulga una disciplina dei rapporti tra la corona e le giurisdizioni dei feudatari e delle città del regno di Sicilia.
1144              I turchi si impadroniscono della contea di Edessa
1147              La dinastia degli Almohadi estende dall’Africa all’Andalusia il suo dominio, bloccando l’avanzata degli eserciti cristiani nella Spagna musulmana.
1150 ca.         Il re di Sicilia Ruggero Secondo fa redigere il Catalogo dei baroni, il censimento degli obblighi feudali dovuti alla corona.
1152              L’elezione del re di Germania di Federico Primo di Svevia ricompone il dissidio che aveva lacerato l’aristocrazia del regno.
1154              Enrico Secondo il Plantageneto, vassallo del re di Francia, riceve per via dinastica la corona del regno di Inghilterra
1155              L’imperatore Federico Primo presta omaggio feudale a papa Adriano Quarto.
1156-61        Rivolte dei baroni e delle città del regno di Sicilia, in seguito alle quali il re Guglielmo Primo conferma tutte le consuetudini delle città del regno nel 1166.
1164              Nelle assise di Clarendon, il re d’Inghilterra Enrico Secondo sancisce i diritti rivendicati dalla corona.
1170              Assassinio dell’arcivescovo di Canterbury, Thomas Becket, già cancelliere della corona, nel contesto di un duro conflitto tra il re e il clero inglese.
1187              Il sultano di origine curda Salah ed-Din Yusuf, detto “Saladino”, riconquista Gerusalemme e i territori occupati dai cristiani.
1195              L’imperatore Enrico Sesto degli Hohenstaufen, sposo di Costanza d’Altavilla, figlia di Ruggero Secondo, riceve per via dinastica il Regno di Sicilia.
1198-202      Fondazione degli ordini monastici cavallereschi dei Cavalieri teutonici e dei Portaspada.
1198-216      Il papa Innocenzo Terzo riceve l’omaggio vassallatico da parte dei re d’Inghilterra, Sicilia, Aragona, Castiglia, Portogallo, Polonia, Boemia, Serbia e Bulgaria.

 Tredicesimo Secolo.

1204              I crociati saccheggiano Costantinopoli su istigazione dei veneziani; fondazione dell’”Impero latino d’Oriente”.
1208-9           Crociata contro i catari della Francia meridionale indetta da Innocenzo Terzo.
1212              Vittoria degli eserciti a Las Navas de Tolosa contro i musulmani di Spagna
1213-31        Federico Secondo, re di Germania, concede ampi poteri ai principi ecclesiastici (Bolla d’oro) e laici (Statutum in favorem principum).
1214              Battaglia di Bouvines del 1214
1215              Indebolito dalla battaglia di Bouvines e dalla rivolta dei baroni, il re d’Inghilterra Giovanni Primo è costretto a concedere ai sudditi la Magna charta libertatum.
1221-24        Redazione dello Sachsenspiegel, la raccolta delle consuetudine feudali del regno di Germania.
1229-35        Giacomo Primo d’Aragona conquista le isole Baleari.
1236-48        Ferdinando Terzo di Castiglia conquista le principali città del sud della Spagna.
1291              San Giovanni d’Acri e gli ultimi domini latini in Terrasanta sono riconquistati dai musulmani

 Snodo 7. Approfondimenti bibliografici.

Sulla diffusione dei rapporti feudali.

Vassalli, feudi, feudalesimo / G. Albertoni. – Carocci, 2015
La società feudale / M. Bloch. – Einaudi, 1949
Che cos’è il feudalesimo? / L. Ganshof. – Einaudi, 1989
Il mutamento feudale, Secoli Decimo-Dodicesimo / E. Bournalzel. – Mursia, 1991
Feudi e vassalli: una nuova interpretazione delle fonti / S. Reynolds. – Jouvence, 2004

Sulle monarchie feudali

I re taumaturghi / M. Bloch. – Einaudi, 2005
Principi e corti: l’Europa del Secolo Dodicesimo / G. M. Cantarella. – Einaudi, 1997
Quei maledetti normanni: cavalieri e organizzazione militare nel Mezzogiorno normanno / E. Cuozzo. – Guida, 1989
La domenica di Bouvines / G. Duby. – Einaudi, 1977
I normanni / H. Houben. – Il Mulino, 2013
Ruggero Secondo di Sicilia: un sovrano tra Oriente e Occidente / H. Houben. – Laterza, 1999
I normanni in Italia / D. Matthew. – Laterza, 1997

Sulla reconquista

Fra cristiani e musulmani: economie e territori nella Spagna medievale / M. Vaquero Pineiro. – Bruno Mondadori, 2009
La reconquista / A. Vanoli. – Il Mulino, 2009
La Spagna delle tre culture: ebrei, cristiani e musulmani tra storia e mito / A. Vanoli. – Viella, 2006

Sull’area imperiale e sull’espansione verso est.

La natura imperiale della Germania / M. Bloch. – Castelvecchi, 2015
Le crociate del Nord: il Baltico e la frontiera cattolica, 1100-1525 / E. Christiansen. – Il Mulino, 1983
La Germania medievale: nascita di uno Stato, Secoli Ottavo-Tredicesimo / J. P. Cuvillier. – Sansoni, 1985

Sul pellegrinaggio

In Terrasanta: pellegrini italiani tra Medioevo e prima età moderna / F. Cardini. – Il Mulino, 2002
Santiago di Compostela: il pellegrinaggio medievale / G. Cherubini. – Protagon, 1998

Sulle crociate

Benedette guerre: crociate e jihad / A. Barbero. – Laterza, 2009
Studi sulla storie e l’idea di crociata / F. Cardini. – Jouvence, 1993
Le crociate / J. Flori. – Il Mulino, 2003
La guerra santa: la formazione dell’idea di crociata nell’Occidente cristiano / J. Flori. – Il Mulino, 2009
Saladino / H. Mohring. – Il Mulino, 2007
Colonialismo medievale: il regno latino di Gerusalemme / J. Prawer. – Jouvence, 1998
Bisanzio e Venezia / G. Ravegnani. – Il Mulino, 2006
L’invenzione delle crociate / C. Tyerman. – Einaudi, 2000
Le guerre di Dio: nuova storia delle crociate / C. Tyerman. – Einaudi, 2012

Sulla cavalleria

Alle radici della cavalleria medievale / F. Cardini. – Il Mulino, 2014
Guglielmo il Maresciallo: l’avventura del cavaliere / G. Duby. – Laterza, 1985
Lo specchio del feudalesimo: sacerdoti, guerrieri e lavoratori / G. Duby. – Laterza, 1980
Cavalieri e cavalleria nel Medioevo / J. Flori. – Einaudi, 1999
La cavalleria medievale / J. Flori. – Il Mulino, 2002
Riccardo Cuor di Leone: il re cavaliere / J. Flori. – Einaudi, 2002

Sugli ordini monastici militari

I cavalieri di Cristo: gli ordini religioso-militari del Medioevo, Undicesimo-Sedicesimo Secolo / A. Demurger. – Garzanti, 2007
I templari / P. Partner. – Einaudi, 2005

 Snodo 8. L’apogeo dell’Europa, Secoli Dodicesimo-Tredicesimo.

Nel dodicesimo e Tredicesimo Secolo l’Occidente europeo toccò il punto più alto della sua crescita demografica ed economica.
Il grande sviluppo produttivo e commerciale arricchì l’articolazione della società di figure nuove, come i mercanti e i notai.
Il lungo ciclo espansivo manifestò solo alla fine del Duecento i primi evidenti limiti di sostenibilità.
Sul piano politico sia il papato che l’impero legittimarono ideologicamente le rispettive pretese di sovranità universale, rinnovando il conflitto per la supremazia sulla cristianità.
Il consolidamento dei regni nazionali ne indebolì però irreversibilmente il ruolo, nonostante l’operato di alcune grandi personalità di papi e imperatori.
Nei propri domini i poteri monarchici rafforzarono la propria autorità scendendo a patti, ma anche disciplinando le istanze della nobiltà, del clero e delle comunità urbane.
Più debole rimase invece la loro autorità nei regni dell’Europa orientale.

 Cap. 16. La ricchezza economica.

Stime della popolazione europea

Popolazione in milioni di abitanti

Anno

Italia

Europa

1200

8,5

61

1250

10,1

69

1300

11,0

73


Le grandi città italiane ed europee intorno al 1300

Città italiane

Abitanti

Città europee

Abitanti

Milano

150000

Parigi

150000

Firenze

110000

Siviglia

90000

Venezia

110000

Granada

75000

Genova

60000

Gand

65000

Bologna

50000

Cordova

50000

Palermo

50000

Barcellona

45000

Siena

50000

Bruges

45000

Brescia

45000

Londra

45000

Cremona

45000

Colonia

40000

Messina

40000

Novgorod

40000

Padova

40000

Praga

40000

Verona

40000

Tolosa

40000

La coniazione di monete d’oro e d’argento in Italia nel Tredicesimo Secolo.

Città o regno

“Grosso” d’argento

Monete d’oro

Genova

Fine 12. Secolo

1252 (“genovino”

Venezia

1202

1284 (“ducato”)

Siena

1220-1230

 

Pisa

1227

 

Verona

1230 ca.

 

Parma

1230 ca.

 

Regno di Sicilia

 

1231 (“augustale”)

Ferrara

1233

 

Bologna

1233 ca.

 

Reggio Emilia

1233

 

Firenze

1230-1240

1252 (“fiorino”)

 

Lettera di cambio. Nel linguaggio bancario, il termine indicò il documento, un atto notarile, in cui si attestava il debito verso colui cui doveva essere effettuato il pagamento di una somma.
In pratica si trattava dell’antenato dell’odierna cambiale, che consentiva anche di trasferire accrediti da una sede bancaria a un’altra senza spostare la moneta, diminuendo il rischio di rapine.

 Banco. Il termine indicava la tavola di legno su cui esercitavano il proprio mestiere i cambiatori di monete.
Esso divenne il simbolo della loro attività e l’origine dell’odierna “banca”.
I banchieri cambiavano le diverse monete che circolavano in un medesimo luogo, trasferivano da un contr a un altro le somme depositate, attraverso le lettere di cambio

Focus. Il commercio nel Mediterraneo.

Dopo il Mille, il Mediterraneo tornò a costituire un’area di sintesi intensi scambi commerciali, oltre che culturali e politici, tra le diverse civiltà che vi si affacciavano.
Il fenomeno aveva preso avvio nell’Undicesimo Secolo, si era ulteriormente consolidato nel Dodicesimo ed ebbe la sua piena affermazione nel corso del Tredicesimo.
Naturalmente continuavano a essere molti anche i conflitti, a cominciare da quelli legati alle spedizioni crociate.
Ma, rispetto ai secoli successivi alla dissoluzione dell’Impero romano in Occidente e all’espansione islamica, il mare – che un domenicano genovese, Giovanni Balbi, definì alla fine del Duecento “al centro della terra” (medium terrae tenens) – tornò ad essere la parte più viva del mondo occidentale.
Lo sviluppo del commercio mediterraneo fu reso possibile da un costante miglioramento delle tecniche di navigazione.
Due erano i tipi principali di imbarcazione impiegati: la galea da mercato, lunga e sottile, mossa dal vento e dalla forza dei rematori, che arrivò ad avere uan capacità di carico di 150 tonnellate; e, soprattutto, i più massicci velieri, utilizzati per il trasporto delle merci di maggiore ingombro, che giunsero a contare stazze di 1000 tonnellate.
L’introduzione del timone unico posteriore, della vela triangolare, della bussola e dei portolani, consentì di navigare sin dal Tredicesimo Secolo anche in inverno.
L’industria delle costruzioni navali conobbe conseguentemente un forte sviluppo, sostenendo l’economia di città che, come Venezia, avevano costituito grandi arsenali.
Nonostante i progressi, la navigazione marittima restava pericolosa e non erano rari i casi di naufragio e gli attacchi ai pirati.
Non è un caso che proprio nelle città marinare italiane furono sviluppati i primi strumenti finanziari di assicurazione.
Ad ulteriore tutela della sicurezza della navigazione Venezia usava organizzare convogli di galee che partivano a date fisse.
Genova e poi Barcellona, invece, si affidavano a piccole squadre di velieri.
Nel Mediterraneo orientale furono i veneziani a dominare il sistema commerciale, monopolizzando tutti gli scali dell’Adriatico, ma vi operarono anche mercanti genovesi, pisani, provenzali e più tardi anche catalani e fiorentini.
Le principali piazze, collegate con gli itinerari mercantili persiani, indiani e cinesi, erano Costantinopoli, Acri, Laiazzo nella Piccola Armenia (che rimase in mano cristiana fino al 1337), Cipro e Alessandria d’Egitto.
In esse vi si scambiavano panni e altri manufatti tessili, olio e vini, armi, legno e ferro provenienti dall’Occidente con lane, allume, cera, spezie (pepe), zucchero, seta, perle, argento lavorato, carta provenienti dall’Oriente.
Nel Mediterraneo occidentale il commercio si sviluppò con qualche ritardo e con volumi complessivamente inferiori rispetto a quelle del levante.
A dominare furono soprattutto i mercanti genovesi, cui fecero concorrenza i pisani e i catalani, mentre i veneziani vi cercarono solo dal primo Trecento dei porti da integrare alla linea di navigazione atlantica che attraverso Gibilterra, collegava Venezia alle Fiandre e all’Inghilterra, inaugurata nel 1314 dopo che Genova ne aveva già aperta una propria dal 1277.
Le principali piazze commerciali erano Tunisi, Bugia, Algeri, Orano, fino a Marrakech sull’Atlantico, Siviglia, Barcellona Aigues-Mortes, Marsiglia e, nelle isole, Maiorca, Alghero, Cagliari, Trapani, Palermo e Messina.
In esse i mercanti europei vi scambiavano tessuti, armi, metalli, olio, vino e spezie acquistate in Oriente in cambio di lana, pellame e cuoio lavorato, cera, grano, frutta secca, pesce salato dal Maghreb e dall’Atlantico.
Da carovane provenienti dall’Africa subsahariana arrivò anche l’oro che consentì la nuova coniazione di monete in Occidente.

Arsenale. Cantiere navale, in genere eretto in un’area protetta, dove si costruivano le navi e si effettuava la loro manutenzione.
Nell’Occidente medievale i primi arsenali si svilupparono nelle città marinare italiane, costituendo un settore importante delle loro economie.
Il più celebre fu l’arsenale pubblico inaugurato a Venezia nel 1104.
In genere le galee erano costruite al chiuso, mentre i velieri in cantieri all’aperto.

Usura. Come oggi, il termine indicava il prestito per il quale si richiedeva un interesse a termine che oltrepassava la misura ritenuta lecita.
Nel Medioevo l’usura era considerata un peccato grave perché con essa si vendeva il tempo, che era di Dio, e perché il guadagno del prestatore derivava dal lavoro altrui.

  Cap. 17. Papato, impero e regni

Sovranità. La nozione di sovranità fu coniata in età moderna dal giurista francese Jean Bodin per indicare il potere politico supremo legittimato a essere esercitato nei confronti di tutto coloro che risiedono in un determinato territorio, e, soprattutto, che non riconosce alcuna autorità superiore.
Già dal Tredicesimo Secolo, però, nel pensiero politico emerse l’idea di un’autonomia di alcuni poteri politici rispetto all’autorità universale dell’impero e della chiesa.
La teoria riconosceva ai regni come quello francese o ai comuni italiani un potere analogo a quello imperiale, ma pur sempre nella cornice ideale di un governo universale.

Regalia. Il termine indicava ogni diritto spettante al re in materia giurisdizionale, fiscale e amministrativa.
Nel corso del Dodicesimo Secolo il complesso delle regalie fu rivendicato dagli imperatori sia nei confronti del papato in riferimento alle investiture temporali dei poteri dei vescovi sia nei confronti delle città comunali italiane in riferimento alle prerogative che esse potevano legittimamente esercitare con il consenso del sovrano.

Teocrazia. Il termine, dal greco “dominio di Dio”, indicava la dottrina che riportava a Dio l’origine e il fondamento del potere politico, richiamandosi al passo biblico di Paolo “omnis potestas a Deo” (“ogni potere deriva da Dio”).
Su questa base il papato rivendicò sin dal tempo di Gregorio Magno, e poi soprattutto in seguito alla riforma, il potere su tutti i governi della terra, con la conseguente identificazione tra potere politico e religioso.

Donazione di Costantino. Si tratta di un documento apocrifo (Constitutum Constantini) attraverso il quale si volle attestare la donazione di tutti i territori occidentali dell’Impero alla Chiesa di Roma nel 313 da parte di Costantino, grato a papa Silvestro Primo di averlo guarito da una grave malattia.
La sua autenticità, già posta in dubbio dall’imperatore Ottone Terzo, fu smentita su base filologica dall’umanista Lorenzo Valla nel 1440.
Il documento fu redatto probabilmente durante il pontificato di Paolo Primo (757-767) per giustificare l’ambizione dei vescovi di Roma, presentati come eredi dell’universalismo imperiale, di assumere direttamente la guida del ducato di Roma e dei domini bizantini in Italia.

Giubileo. Il termine risale a un uso previsto dalla legge ebraica, che imponeva ogni cinquant’anni, la celebrazione di un anno consacrato al riposo della terra, alla sua restituzione ai proprietari precedenti e alla liberazione degli schiavi.
La festività era annunciata dal suono di un corno di capro (“giubileo” in ebraico).
Nel mondo cristiano il termine indica un anno di remissione e indulgenza.
Esso fu per la prima volta associato da Bonifacio Ottavo alla visita delle basiliche apostoliche di Roma: chi le avesse visitate nel corso dell’anno 1300 avrebbe beneficiato di una grande indulgenza plenaria.
Dal 1475 si dispose che dovesse tenersi ogni venticinque anni.

Conclave. Dal latino Cum Clave (luogo chiuso “a chiave”), il termine indica tuttora il luogo, chiuso e isolato dall’esterno, dove si riuniscono i cardinali per eleggere il papa, perché una volta entrativi essi non possono uscirne se non a elezione avvenuta.
I cardinali furono chiusi per la prima volta per affrettare l’elezione pontificia nel 1216 quando fu fatto papa Onorio Terzo.
Sono nel 1274 furono definite da Gregorio Decimo le prescrizioni per la celebrazione del conclave.

Concistoro. Dal latino consistere (“fermarsi”), il termine indicava l’assemblea dei cardinali presenti a Roma, convocata dal papa come proprio consiglio.
Sorto nell’Undicesimo Secolo, il concistoro si affiancò al pontefice, che lo presiedeva, per trattare degli affari relativi al governo della Chiesa.

 Snodo 8. Sintesi.

La congiuntura demografica ed economica favorevole che aveva preso avvio intorno all’anno Mille proseguì anche nei secoli Dodicesimo-Tredicesimo, dando luogo a ulteriori differenziazioni sociali e incrementi di ricchezze.
Solo verso la fine del Duecento si manifestò uno squilibrio crescente tra risorse alimentari, tecnologie disponibili e popolazione sostenibile.
Innovazioni significative si ebbero nei settori tessili, bancari e finanziari; mentre i notai cominciarono a certificare giuridicamente la crescita esponenziale delle transazioni economiche e a tenerne memoria scritta.
Sul piano politico, l’autorevolezza che la casata degli Hohenstaufen conferì alla carica imperiale rilanciò le ambizioni universalistiche di un ordinamento civile non dipendente da quello religioso.
Gli imperatori furono prodighi di concessioni alla nobiltà tedesca, ma la rivendicazione dei diritti regi nei confronti delle città italiane aprì un lungo conflitto dal quale uscirono perdenti.
L’estinzione della dinastia sveva fece di Federico Secondo l’ultimo imperatore in grado di assolvere al suo ruolo universale, per visione e capacità di azione politica.
A sua volta, il papato sviluppò le posizioni gregoriane di supremazia su ogni altro potere temporale, proponendosi come arbitro nelle vicende della politica europea e mediterranea.
Il consolidamento delle autorità monarchiche attraverso il rafforzamento burocratico e le conoscenze giurisdizionali a signori e città, rese i regni i nuovi antagonisti alle rivendicazioni universalistiche dei pontefici.
Lo scontro con il re di Francia per il controllo del clero fece di Bonifacio Ottavo l’ultimo papa capace di celebrare la potenza dell’autorità pontificia.
Nell’Europa orientale si formarono invece regni di grande estensione territoriale ma di debole coesione politica, nei quali la potenza della nobiltà mantenne intatte le proprie prerogative.
Nelle grandi pianure tra il Danubio e il Don cominciò a prendere forma il principato slavo di Kiev a guida varega, nucleo della futura Russia.
L’impressionante espansione dell’Impero mongolo verso l’Europa e il Mediterraneo nella prima metà del Tredicesimo Secolo rese i principali slavi tributari del Khanato dell’Orda d’oro.

Snodo 8. Sintesi cronologica.

Dodicesimo Secolo.

1113-1115            Vladimir Secondo riunifica nuovamente il principato di Kiev formato alla fine del Nono Secolo, ma presto le lotte intestine torneranno a frantumarlo.
1152-1155            Federico Primo di Hohenstaufen è eletto re di Germania, re d’Italia e incoronato imperatore.
1155                      I mercanti genovesi ottengono licenze commerciali a Costantinopoli.
1158                      L’imperatore Federico Primo rivendica di fronte ai rappresentanti delle città italiane convocati a Roncaglia l’esercizio delle prerogative regie (“regalie”).
1159                      L’imperatore Federico Primo non riconosce la supremazia papale e sostiene l’elezione dell’antipapa Vittore Quarto.
1162                      Rifiutatasi di assoggettarsi all’autorità imperiale, Milano subisce la distruzione delle mura da parte dell’esercito di Federico Primo.
1183                      Sconfitto a Legnano nel 1176 dalla Lega delle città lombarde, Federico Primo è costretto a concedere, attraverso la pace di Costanza, l’esercizio delle regalie ai comuni.
1187                      Il regno di Bulgaria riconquista la propria indipendenza da Bisanzio
1198                      Papa Innocenzo Terzo riafferma, con la bolla Sicut universitatis conditor, il principio teocratico del potere pontificio.

Tredicesimo Secolo.

1206                      Il capo mongolo Temujin viene riconosciuto come Gengis Khan (“signore universale”) e avvia la costruzione del dominio sulla Cina settentrionale e sull’Asia centrale.
1208-1220            Federico Secondo di Svevia è incoronato re di Sicilia da papa Innocenzo Terzo (1208), eletto re di Germania (1212) e incoronato imperatore (1220) da papa Onorio Terzo.
1222                      Il re d’Ungheria concede privilegi ai nobili, al clero e alle comunità rurali.
1227                      Il papa Gregorio nono scomunica l’imperatore Federico Secondo con l’accusa di eresia: scomunica che sarà ribadita nel 1239 e nel 1245.
1231                      Federico Secondo conia gli “augustali” d’oro e pubblica il Liber augustalis, la raccolta della legislazione del regno di Sicilia.
1237                      L’esercito di Federico Secondo sconfigge a Cortenuova quello della Lega delle città lombarde.
1240                      I mongoli saccheggiano il principato di Kiev e fondano il Khanato dell’Orda d’oro.
1240-1241            I mongoli si spingono fino alla Polonia e all’Ungheria, minacciando Vienna e affacciandosi anche sull’Adriatico.
1245                      Federico Secondo viene deposto da Innocenzo Quarto, sciogliendo i sudditi dal giuramento di fedeltà.
1250-1266            Lotte di successione tra gli eredi svevi di Federico Secondo per il controllo del regno di Sicilia, risolte dall’alleanza tra il re di Francia e il papa, che affida la corona del regno a Carlo d’Angiò.
1250-1273            Vacanza del trono imperiale tra la morte di Federico Secondo e l’elezione di Rodolfo Primo d’Asburgo.
1252                      Firenze e Genova sono le prime città dell’Occidente a coniare monete d’oro; rispettivamente il “fiorino e il genovino”.
1258                      I mongoli saccheggiano Baghdad.
1259                      Il re d’Inghilterra, Enrico Terzo, riconosce la sovranità del re di Francia, Luigi Nono, su quasi tutti i territori francesi dei Plantageneti.
1261                      Restaurazione dell’Impero bizantino per opera di Michele Paleologo.
1261-1264            La revoca delle Provvisioni in favore dei baroni concesse dal re d’Inghilterra, Enrico Terzo, scatena la rivolta guidata da Simone di Montfort, che porta all’autoconvocazione del parlamento inglese, aperto anche ai borghesi delle città.
1265-1280            Il re Alfonso Decimo fa redigere Las siete partidas, l’imponente raccolta legislativa del regno di Castiglia.
1266                      Incoronato re di Sicilia da papa Urbano Quarto, Carlo d’Angiò sconfigge Manfredi di Svevia a Benevento.
1271-1275            Marco Polo e altri mercanti veneziani raggiungono la Cina.
1274                      Il papa Gregorio Decimo definisce la disciplina del conclave.
1277                      I mercanti genovesi inaugurano una linea di navigazione atlantica che collega Genova alle Fiandre e all’Inghilterra: i veneziani ne apriranno una propria nel 1314.
1278                      Con l’annessione della Romagna il papato consolida il territorio dello Stato pontificio che già comprendeva Lazio meridionale, Tuscia, Ducato di Spoleto e marca di Ancona.
1282-1302            Gli aragonesi si insediano nel regno di Sicilia fino a conquistarne la corona.
1283                      Il re d’Inghilterra Edoardo Primo conquista il Galles.
1284                      Battaglia navale della Meloria: i genovesi sconfiggono i pisani, assicurandosi il predominio commerciale nel Mediterraneo occidentale.
1294                      L’eremita Pietro del Morrone, eletto papa col nome di Celestino Quinto, abdica al ruolo dopo pochi mesi.
1295                      Il re Edoardo Primo convoca il parlamento del regno inglese.

Quattordicesimo Secolo.

1300                      Papa Bonifacio Ottavo proclama il primo giubileo.
1302                      Il re Filippo Quarto il Bello convoca gli stati generali del regno di Francia.
1323                      Gli aragonesi avviano la conquista della Sardegna.

Snodo 8. Approfondimenti bibliografici.

Sul “boom” demografico.

Storia minima della popolazione del mondo / M. Livi Bacci. – Il Mulino, 1998
Dalla tarda antichità alla metà del Sedicesimo Secolo. – In: La popolazione italiana dal Medioevo ad oggi / G. Pinto. – Laterza, 1996

Sul ciclo economico espansivo.

L’alba della banca: alle origini del sistema bancario tra Medioevo ed età moderna. – Dedalo, 1982
La prima espansione economica europea, Secoli Undicesimo-Quindicesimo / A. Cortonesi, L. Palermo. – Carocci, 2009
Economie urbane ed etica economica nell’Italia medievale / R. Greci … et al. – Laterza, 2005
Economia e società nell’Italia medievale / Ph. Jones. – Einaudi, 1980
La nascita del purgatorio / J. Le Goff. – Einaudi, 1982
Economia preindustriale: mille anni: dal Nono al Diciottesimo Secolo / P. Malanima. – Bruno Mondadori, 1995
Uomini, risorse, tecniche nell’economia europea dal Decimo al Diciannovesimo Secolo / P. Malanima. – Bruno Mondadori, 2003
La banca e il credito nel Medioevo / L. Palermo. – Bruno Mondadori, 2008
Gli uomini d’affari italiani nel Medioevo / Y. Renouard. – Rizzoli, 1973
Commercio e navigazione nel Medioevo / M. Tangheroni. – Laterza, 1996
Ricchezza francescana: dalla povertà volontaria alle società di mercato / G. Tedeschini. – Il Mulino, 2004

Sulle sovranità universali.

Federico Secondo: un imperatore medievale / D. Abulafia. – Einaudi, 1990
Federico Barbarossa nel dibattito storiografico in Italia e in Germania / a cura di R. Manselli, J. Riedmann. – Il Mulino, 1982
Federico Secondo: imperatore, uomo, mito / H. Houben. – Il Mulino, 2009
Federico Secondo imperatore / E. Kantorowicz. – Garzanti, 1988
Bonifacio Ottavo / A. Parravicini Bagliani. – Einaudi, 2003
Morte e elezione del papa: norme, riti e conflitti: il Medioevo / A. Parravicini Bagliani. – Viella, 2013
Il trono di Pietro: l’universalità del papato da Alessandro Terzo a Bonifacio Ottavo / A. Parravicini Bagliani. – Carocci, 1996
Il regno di Manfredi: proposte di interpretazione / E. Pispisa. – Sicania, 1991
Innocenzo Terzo, 1198-1216 / J. Sayers. – Viella, 1997
Federico Secondo e l’apogeo dell’Impero / W. Stürner. – Salerno, 2009

Sul rafforzamento dei poteri monarchici.

Il Medioevo da Ugo Capeto a Giovanna d’Arco / G. Duby. – Laterza, 1993

L’enigma di Filippo il Bello / J. Favier. – Jouvence, 2002
San Luigi / J. Le Goff. – Einaudi, 1996
La nascita del Parlamento nell’Inghilterra medievale / G. Musca. – Dedalo, 1994
Economia e società nell’Inghilterra medievale dal Dodicesimo al Sedicesimo Secolo / M. M. Postan. – Einaudi, 1978

Sull’Europa orientale, la Russia, i mongoli.

I mongoli: espansione, impero, eredità / M. Bernardini, D. Guida. – Einaudi, 2012
Gengis Khan: il principe dei nomadi / V. Bianchi. – Laterza, 2007
Marco Polo: storia del mercante che capì la Cina / V. Bianchi. – Laterza, 2009
L’orda d’oro: le conquiste militari dei mongoli, l’invasione della Russia, la grande minaccia all’Europa occidentale / B. D. Grekov. – Res Gestae, 2013
Boemia e Moravia nel cuore dell’Europa: storia del popolo ceco fra Medioevo e età moderna / F. Gui, D. De Angelis. – Bulzoni, 2009
I russi: origini, identità e specificità culturali di un grande popolo europeo / R. Milner-Gulland. – ECIG, 2009
Storia della Russia: dalle origini ai giorni nostri / N. V. Riasanovsky. – Bompiani, 2001

Snodo 9. La civiltà urbana.

Aspetto saliente dell’apogeo della cristianità occidentale fu l’importanza crescente assunta dalle città, sia di tradizione antica sia di nuova fondazione, dell’Europa dei Secoli Dodicesimo e Tredicesimo.
Centri di attrazione demografica e di sviluppo economico, esse divennero sede anche di esperienze avanzate di formazione culturale e di autogoverno politico.
La cultura conobbe un generale moto di laicizzazione, che ristrutturò il sistema scolastico e che contribuì alla diffusione delle lingue volgari in ambito letterario.
Un rilievo centrale nel rinnovamento culturale della società europea fu assunto dalla nascita delle università e dall’arricchimento dei campi del sapere.
Nelle città si svilupparono quasi ovunque sistemi di governo comunale, dando luogo a forme di governo misto con i funzionari regi e signorili.
Solo in Italia l’autogoverno raggiunse una piena autonomia politica, contribuendo a indebolire decisivamente il ruolo delle sovranità universali.
Tra Tredicesimo e Quattordicesimo Secolo l’allargamento della base sociale della partecipazione alla cittadinanza determinò nelle città dell’Italia centro-settentrionale il superamento del sistema politico comunale.
Forme diverse, e spesso ibride, di governo – a comune, di “popolo”, personali, oligarchiche, di parte o signorili – si alternarono in uan varietà di esiti istituzionali, denominatore comune dei quali fu il processo di selezione dei gruppi dirigenti verso assetti egemonizzati quasi ovunque da componenti nobiliari e mercantili.

Cap. 18. Il rinnovamento della cultura.

Abaco. Progenitore del pallottoliere, era uno strumento per contare.
Quando il matematico Leonardo Fibonacci contribuì alla diffusione nell’Occidente europeo delle cifre arabe (che a differenza di quelle romane comportano lo zero) con il Libro dell’abaco nel 1202, il termine passò ad indicare l’arte del contare.

Trobadore. Trobadore o trovatore è termine che deriva dal latino parlato tropare, cioè esprimersi a parole o in musica per mezzo di tropi, e in senso lato “inventare”.
Esso indicò dalla fine dell’Undicesimo Secolo, inizialmente nella Francia meridionale, i compositori di poesie in lingua d’oc destinate a essere cantate e accompagnate con la musica.
Gli autori erano quasi sempre personaggi di rango elevato (nobili ed ecclesiastici perlopiù) che “trovavano” testi raffinati che cantavano esperienze d’amore e di solitudine ideale.
Nulla a che vedere con i menestrelli e i giullari che erano invece dei meri esecutori e divulgatori di testi altrui.

Focus. La trasformazione del libro nel Dodicesimo Secolo.

Nella seconda metà del Dodicesimo Secolo si produsse una profonda trasformazione nel modo di concepire il libro.
Nella scrittura di testi comparvero, nel giro di pochi anni, una serie di strumenti e di abitudini nuove: il testo venne scritto con caratteri più piccoli e fu diviso in paragrafi e capitoli, dotati di titoli e di sommari, per permettere di ritrovare rapidamente un argomento, e soprattutto cominciarono ad essere usati gli indici alfabetici per organizzare i materiali contenuti nei volumi.
L’alfabeto fonetico esisteva già da quasi duemila anni (e quello latino ben più che da mille) ma nessuno, fino a quel momento, aveva pensato di utilizzarlo come strumento per schedare e quindi ritrovare le informazioni.
Ciò induce a riflettere sul fatto che non basta che una tecnologia sia materialmente disponibile perché essa venga impiegata: è necessario che la società che ne dispone ne senta il bisogno come avvenne, appunto, nell’Occidente europeo negli anni in cui naturò un nuovo clima  culturale che si propose di imporre un nuovo ordine alle cose del mondo.
Gli intellettuali cominciarono a usare i libri non come strumenti per la meditazione privata sulla storia della salvezza, ma come materiali da ricombinare per creare un testo nuovo.
La pagina diventò lo schermo su cui la mente poteva proiettare il proprio ragionamento, articolato in punti e sottopunti.
Queste novità culturali si accompagnarono ad altri cambiamenti, di carattere materiale: in particolare fu necessario disporre di un nuovo supporto materiale, la carta, più economico della pergamena; inoltre si dovette trovare anche un nuovo tipo di inchiostro, composto da una soluzione di sale metallico e tannino, una sostanza ottenuta dalla bollitura della corteccia o delle ghiande della quercia che, asciugando, fungeva da mordente bloccando il pigmento sulla carta; infine, si dovette anche inventare un sistema per tagliare e per rilegare insiemi i fogli, in modo che potessero essere facilmente consultati e trasportati.
Il risultato complessivo di questi processi fu, già molto tempo prima dell’invenzione della stampa, la creazione della pagina come la intendiamo oggi, ossia come esteriorizzazione e concretizzazione di un pensiero che viene in qualche modo reso “visibile” dalla stessa divisione della sua struttura in paragrafi, titoli, rientri,  note a margine o a piè pagina.
Da questo punto di vista, l’invenzione dei caratteri mobili e della stampa, attorno alla metà del Quattrocento, non fece che meccanizzare e rendere riproducibili, su grandi quantità, un processo e un oggetto che esistevano già da secoli.

Università. Il termine, di derivazione latina (universitas), designava genericamente una comunità in senso giuridico.
Con questo nome furono indicate sia le comunità urbane e rurali, soprattutto nell’Italia meridionale, sia le corporazioni.
Pertanto furono così denominate anche le associazioni di maestri e di studenti che diedero vita in alcune città all’insegnamento superiore.
L’insieme dei corsi dal punto di vista didattico era invece chiamato studium (studio).

Arti liberali. Le diverse branche del sapere furono indicate nel Medioevo con la dizione di “arti liberali”, cioè libere e non finalizzate al guadagno, a differenza di quelle chiamate “meccaniche”, cioè manuali e pratiche.
Dal Nono Secolo, quando divennero la base dell’insegnamento scolastico, le arti liberali furono distinte in due gruppi: le arti del Trivio, vale a dire le scienze del linguaggio (grammatica, retorica e dialettica) e quelle del  Quadrivio, cioè le arti della natura (aritmetica, geometria, astronomia e musica).
Con lo sviluppo delle università, queste discipline costituirono il corso di preparazione, nella facoltà delle arti, per affrontare le facoltà più impegnative: teologia, medicina e diritto.

Scolastica. Il termine, ricavato dal latino schola (in origine una disquisizione e poi, per traslato, un centro di insegnamento), non trova riscontro nelle fonti.
Esso è stato usato a lungo per indicare il pensiero filosofico, teologico e scientifico elaborato nelle scuole (monastiche, cattedrali e universitarie) dal Secolo Sesto al Quattordicesimo, o per designare una cultura nata intorno al progetto di conciliare la rivelazione religiosa e l’ambito scientifico (delle arti liberali e meccaniche, della medicina e del diritto).
Prevale oggi negli studi uan nozione più limitata di “scolastica”, legata al metodo sviluppato negli insegnamenti universitari dei Secoli Tredicesimo e Quattordicesimo incentrato sull’approccio al testo fondato sulla triade lectio-quaestio-disputatio.

Decretum Gratiani. Il monaco camaldolese Graziano (originario di Chiusi e morto dopo il 1179) legò il suo nome al cosiddetto Decretum, un’opera imponente di riordinamento del materiale normativo che fino ad allora aveva retto la vita giuridica della Chiesa accumulando canoni, ma anche testi biblici, opere di padri della Chiesa e di autori ecclesiastici, lettere di papi, libri penitenziali e testi laici romani e barbarici.
Graziano lo terminò intorno al 1140 utilizzando il metodo dialettico, accompagnando cioè alla collezione dei testi le proprie considerazioni (dicta Gratiani).
Il risultato fu una grande summa che per la prima volta dava una collocazione autonoma al diritto canonico rispetto alla teologia: uno strumento sistematico e compilatorio che, pur non riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa, fu oggetto di insegnamento nelle università e di studio dei giuristi di diritto canonico.

Cap. 19. Le autonomie politiche.

Le città aderenti alla Lega lombarda.

Conflitti

Città

1167-1183 con Federico Primo

Nucleo iniziale: Milano, Bergamo, Brescia, Mantova e Cremona.
Si unirono a esse: Verona, Treviso, Vicenza e Padova (che avevano già stretto una lega nel 1164). Aderirono poi anche Venezia, Ferrara, Piacenza, Parma, Modena, Bologna, Reggio, Imola, Rimini, Lodi, Crema, Novara, Tortona, Vercelli e Genova

1226-1237 con Federico Secondo

Milano, Bologna, Piacenza, Verona, Brescia, Faenza, Mantova, Vercelli, Lodi, Bergamo, Torino, Alessandria, Vicenza, Padova e Treviso, Crema e Ferrara

Statuto. Il termine deriva dall’espressione “statutum est” (“è stabilito”) e si riferisce al regolamento e agli insiemi di norme che, soprattutto nelle città italiane, si davano tutte le associazioni e comunità che esercitassero qualche forma di autorità.
I comuni emanavano testi legislativi complessi, spesso costituiti da centinaia di leggi divise in libri, che regolavano i principali aspetti della vita pubblica e privata dei cittadini.
Ma anche confraternite, corporazioni e altre forme di vita societaria stabilivano propri statuti.

Cittadinanza e partecipazione politica.

 Nelle città italiane che si diedero regimi di autonomia comunale, la condizione di cittadinanza costituiva il prerequisito per la partecipazione politica, vale a dire per l’eleggibilità agli uffici, per l’accesso ai consigli e alle commissioni politiche.
Va osservato però come non tutti gli abitanti di una città godessero dei diritti politici e dei connessi privilegi in ambito economico, fiscale e giuridico.
Solo coloro che pagavano le tasse, che assolvevano a obblighi di carattere militare e relativi all’ordine pubblico (guardia alle porte, vigilanza notturna e servizio antincendi) e che risiedevano da generazioni in città  potevano accedere allo stato di cittadinanza: criteri che valevano anche per i sempre più numerosi immigrati.
Ad esserne esclusi erano i lavoratori salariati non iscritti alle arti, i servi, i non abbienti, etc.
Se si considera anche l’esclusione delle donne e dei maschi che non avevano ancora raggiunto la maggiore età (oscillante, a seconda dei servizi da prestare, tra i 14 e i 18 anni), si può ritenere che i cives non ammontassero, nei casi più felici, che al 20% della popolazione di una città.
La partecipazione politica, nei regimi comunali, riguardò una minoranza degli abitanti: a prevalere era allora il concetto di preminenza sociale, non quello di uguaglianza.

Libertà. Nel Medioevo il termine ebbe significati diversi rispetto a quelli odierni di facoltà dell’uomo di agire e di pensare in piena autonomia, o di indipendenza di una comunità politica dalla dominazione straniera o da una dittatura interna.
In una società divisa tra uomini liberi e di diversa condizione (semiliberi, servi, etc.) la libertà era innanzitutto  un privilegio, uno statuto giuridico personale.
Anche sul piano collettivo il termine indicava uno stato di privilegio, per esempio la Libertas Ecclesiae (libertà della Chiesa) o la Magna Charta Libertatum (grande carta delle libertà): libertà come autonomia e non dipendenza da ogni altro potere.
Le comunità rurali e urbane che ottenevano le “carte di libertà” dai rispettivi signori, e i comuni italiani che si scontravano con gli imperatori conquistarono e ottennero il diritto di autogovernarsi in larga misura da soli.
La libertà delle città significò autonomia ma non indipendenza, perché esse continuarono a riconoscere la formale superiorità di altri poteri, imperiali, regi o principeschi

Focus. Il “laboratorio politico” italiano.

La tradizione di esercizio di prerogative pubbliche da parte del vescovo rappresentò la base per la legittimazione dei regimi di autogoverno cittadino.
Il richiamo all’antica “libertà” di cui le città erano sede servì l’elaborazione di un discorso pubblico votato all’esaltazione della loro grandezza.
Soprattutto nelle città italiane vi si impegnarono varie generazioni di intellettuali: dal maestro di retorica (ars dictandi) Boncompagno da Signa (ca. 1170-1240), che insegnò a Bologna, Venezia, Padova e Reggio, al notaio e cancelliere del comune di Firenze Brunetto Latini (ca. 1220-1294), anch’egli maestro di retorica classica e autore della prima enciclopedia in volgare (Li Livres dou Tresor); dal giudice Albertano da Brescia (attivo tra 1226 e 1246), che rappresentò la sua città nella Lega lombarda e che fu autore di alcuni trattati morali e pedagogici che ebbero grande diffusione nel mondo delle città, al collaboratore giudiziario dei podestà Giovanni da Viterbo (attivo nei decenni centrali del Duecento), autore di uno dei più noti testi sul governo delle città (Liber de regimine civitatum); dal predicatore domenicano Remigio de’ Girolami (ca. 1240-1319), discepolo di Tommaso d’Aquino a Parigi, a lungo priore del convento fiorentino di Santa Maria Novella e autore di trattati teologici, etico-politici ed etico-economici che contribuirono a diffondere nelle città italiane il pensiero politico di Aristotele, al giurista Bartolo da Sassoferrato (1313-1357), professore a Pisa e Perugia, che per profondità di pensiero e forza di sintesi ottenne grande fama anche fuori d’Italia, e che dedicò la sua riflessione anche ai temi legati al governo delle città; da un artista come Giotto di Bondone (1267-1337), che per primo legò la raffigurazione del tema dei vizi e delle virtù alla pedagogia della cittadinanza, in cicli di opere dipinte a Padova, a Firenze e alla corte milanese di Azzone Visconti, a un pittore come Ambrogio Lorenzetti (attivo tra 1319 e 1348), che tra 1337 e 1339 affrescò nel Palazzo Pubblico di Siena le allegorie del “buono” e del “cattivo” governo.
Con le loro opere e con le loro riflessioni gli intellettuali contribuirono a far sì che nelle città italiane la politica venisse riscoprendo – dapprima sulla scia della retorica ciceroniana e poi del pensiero aristotelico – l’arte di governare con giustizia, per la libertà dei cittadini e la pace della comunità e di educare il buon governante, anche attraverso l’eloquenza pubblica, al perseguimento del bene comune e a reggere la città nell’esclusivo vantaggio dei suoi cittadini.
Valori guida erano innanzitutto quelli della “grandezza” della città, della sua “crescita” e “prosperità”, che dovevano costituire le finalità supreme delle azioni della comunità politica, per conseguirne l’”onore”, la “gloria” e il “buono stato”.
Va osservato come i valori del discorso politico cittadino non fossero neutri ma oggetto di una costante rielaborazione, tra ricerca del consenso e delegittimazione dell’avversario, per legittimare i mutamenti negli assetti di potere.
Per esempio, i governi di “popolo” rapportarono a un contesto ideologico ispirato da parole d’ordine quali “saggezza”, “concordia”, “libertà”, “pace”, giustizia”, “bene comune”, etc., la loro azione politica fondata sulla scrittura di regole nuove e sull’affermazione di funzioni pubbliche in campo giudiziario e fiscale.
Allo stesso modo, i governi signorili legittimarono il loro potere proponendosi come garanti della “concordia” e della “pace” e come fautori della “giustizia” e del “bene comune” della cittadinanza.

Guelfi e ghibellini. Termini entrati in uso nel linguaggio politico italiano alla metà del Tredicesimo secolo per indicare i fautori della Chiesa pontificia e quelli dell’Impero.
L’origine dei nomi risale a vicende dinastiche tedesche che contrapposero sin dal Dodicesimo Secolo la stirpe degli Hohenstaufen (gli svevi), designata attraverso il dome di un suo castello, Waiblingen, a quello dei Welfen, duchi di Baviera.

Magnate. Dal latino magnus (“grande”), il termine indicò nelle città italiane una categoria di cittadini oggetto di provvedimenti presi dai regimi di “popolo” per allontanarli dalle cariche politiche maggiori e disciplinarne i comportamenti violenti: esse potevano avere origine nobiliare ma anche mercantile, là dove membri di queste ultime ne limitavano comportamenti e modi di vita e acquisivano il rango cavalleresco.

Oligarchia. L’etimologia di origine greca del termine (“autorità di pochi”) ne spiega l’uso, diffusosi nel tardo Medioevo soprattutto nelle città italiane, per indicare le forme di governo concentrato nelle mani di poche famiglie potenti.
Per estensione si chiamano oligarchiche le cerchie ristrette di potere che operano favorendo soprattutto i propri interessi particolari.

Snodo 9. Sintesi

Anche la cultura fu attraversata dal rinnovamento promosso dalle esigenze di una società in espansione.
Il sapere non ebbe più nei monasteri, isolati e lontani dai centri urbani, la propria sede privilegiata, ma nelle città e in un nuovo sistema scolastico, adeguato agli sviluppi economici centrati sull’ascesa dei gruppi mercantili.
Fenomeno di fondo fu l’accesso dei laici alla scrittura e alla lettura, che spezzò il monopolio ecclesiastico della cultura e promosse la diffusione della letteratura in lingua volgare.
La maggiore complessità delle relazioni politiche tra le sovranità, i regni e le loro componenti interne (nobiltà, clero, città, comunità rurali) portò alla ridefinizione complessiva dei diritti che le regolavano.
Dal Dodicesimo Secolo furono oggetto di studio e di migliore sistemazione il diritto romano, cui si rifece l’imperatore per rivendicare le prerogative della sua autorità, il diritto canonico, che lo sviluppo della curia pontificia arricchì di nuove implicazioni disciplinari e giurisdizionali e il diritto feudale, per l’importanza politica assunta dai legami vassallatici.
Lo studio del diritto fu condotto in nuove sedi avanzate di formazione del sapere, le università, che si diffusero nello stesso periodo in molte città europee.
Esse furono il segno della definitiva rottura del monopolio ecclesiastico delle cultura che aveva caratterizzato i secoli precedenti.
Le nuove curiosità intellettuali che sorsero in una società in cui gli intellettuali non erano più solamente chierici ma anche uomini di legge come i giuristi e i notai, promossero anche la circolazione in Occidente di testi di autori greci antichi, fino ad allora poco conosciuti.
Tra Dodicesimo e Tredicesimo Secolo si affermarono in quasi tutte le città europee forme di autogoverno che esprimevano la forza dei nuovi soggetti politici urbani.
Nell’Italia del centro-sud l’Impero e le signorie rurali cessarono di essere le principali strutture di inquadramento dei territori, lasciando spazio ai comuni cittadini che si rivelarono capaci di costituire dei contadi.
Nelle altre regioni europee le città ottennero gradi inferiori, ma significativi, di autonomia fiscale, giudiziaria e amministrativa dai re e dai principi territoriali ai quali continuarono a essere soggetti.
Nelle città italiane centro-settentrionali lo sviluppo dei governi comunali seguì l’evoluzione della società.
A guidare le città furono dapprima le famiglie dell’aristocrazia urbana (milites) attraverso le magistrature consolari.
Nella prima metà del Tredicesimo Secolo, la partecipazione ai consigli fu allargata, spesso attraverso duri conflitti, a gruppi sociali cresciuti in ricchezza grazie alle attività commerciali, e fu garantita dal nuovo sistema podestarile.
Nei decenni centrali del secolo i movimenti che organizzavano sul piano politico mercanti, banchieri, notai e artigiani, affiancarono con proprie istituzioni quelle del comune e diedero vita in alcune città a governi di “popolo”.
Dalla seconda metà del Tredicesimo Secolo, nelle città italiane i governi comunali e di “popolo” non furono più in grado di offrire una cornice stabile alla crescente complessità della convivenza sociale e politica.
Esili e bandi dalla città, esclusioni dagli uffici politici, conflitti di parte e di fazione divennero pratiche ordinarie della lotta politica.
In una varietà di configurazioni istituzionali, spesso ibride, l’evoluzione generale fu quella verso la sperimentazione di forme di potere personale e signorile e la progressiva concentrazione del potere in ristrette oligarchie di nobili e mercanti.

Snodo 9. Sintesi cronologica.

Undicesimo Secolo.

Fine                        Fondazione dell’Università di Bologna.
1065-1118            Costruzione del Duomo di Pisa, capolavoro dello stile romanico
1080-1100 ca.      Prime menzioni di consoli attivi in alcune città del regno italico.

Dodicesimo Secolo.

Prima metà           Prime menzioni di magistrature comunali nelle città della Provenza e delle Fiandre.
Fine                        Prime menzioni di magistrature comunali nelle città della Francia del Nord e della Germania
Fine                        Fondazione delle università di Parigi e Oxford.
1140 ca.                Il monaco Graziano raccoglie nel Decretum i canoni conciliari e le decretali papali accumulatesi nei secoli.
1158                      L’imperatore Federico Primo rivendica i diritti regi con il sostegno teoretico dei docenti di diritto dell’Università di Bologna.
1167                      Si costituisce la Lega antimperiale delle città lombarde, cui aderiscono anche città venete e padane.
1176                      L’esercito della Lega lombarda sconfigge a Legnano quello dell’imperatore Federico Primo detto il Barbarossa.
1183                      Federico Primo è costretto a concedere, attraverso la pace di Costanza, l’esercizio delle prerogative regie ai comuni aderenti alla Lega lombarda.
1180-1220 ca.      Affermazione del sistema podestarile nelle città del regno italico.
1194-1260            Costruzione della cattedrale di Chartres, capolavoro dello stile gotico.

Tredicesimo Secolo.

1202                      Il Libro dell’abaco scritto dal pisano Leonardo Fibonacci introduce la numerazione araba in Occidente.
1222                      Fondazione dell’Università di Padova, in seguito al trasferimento di docenti e studenti dallo Studium di Bologna.
1224-1231            L’imperatore Federico Secondo fonda l’Università di Napoli, e riconosce come studium l’antica scuola medica di Salerno.
1226                      La Lega delle città lombarde si attiva nuovamente contro l’imperatore Federico Secondo.
1226-1229            Prime affermazioni di signorie su costellazioni di città: Ezzelino da Romano su quelle venete e Oberto dei Pallavicini su alcune città lombarde ed emiliane.
1229                      Il papa fonda l’Università di Tolosa per contrastare l’influenza catara nel sud della Francia.
1237                      L’esercito di Federico Secondo sconfigge a Cortenuova quello della Lega delle città lombarde, favorendo il diretto governo imperiale su di esse.
1240-1262            Prime affermazioni di signorie su singole città come quelle degli Este a Ferrara, dei Della Torre a Milano e Della Scala a Verona.
1243-1289            Liberazioni forzose dei contadini dalle dipendenze signorili promosse da alcune città italiane: Vercelli, Bologna, Firenze.
1248-1260 ca.      In alcune città italiane (Bologna, Firenze, Pisa, Perugia, etc.) si affermano governi di “popolo”.
1264-1299            Prime dinastizzazioni di poteri signorili: la famiglia degli Este a Ferrara, i Della Scala a Verona, i Bonacolsi a Mantova
1267-1343            Firenze si dà ripetutamente in signoria ai sovrani angioini.
1274-1302            A Bologna e a Firenze la lotta tra le fazioni si risolve nel bando di migliaia di cittadini.
1282-1295            I governi di “popolo” di Bologna e di Firenze emanano corpi organici di legislazione antimagnatizia.
1287-1355            Regime oligarchico dei Nove governatori a Siena.
1297-1323            Chiusura del Maggior Consiglio a Venezia

Quattordicesimo Secolo.

1316-1321            Prime affermazioni di signorie cittadine in Toscana: quelle di Castruccio Castracani a Lucca e Pistoia, dei Donoratico a Pisa, dei Tarlati ad Arezzo.

Snodo 9. Approfondimenti bibliografici.

Sul rinnovamento culturale

I diritti del Medioevo italiano, Secoli Undicesimo-Quindicesimo / M. Ascheri. – Carocci, 2000
Civiltà comunale: libro, scrittura, documento. – Società ligure di storia patria, 1989
L’arte e la società medievale / G. Duby. – Laterza, 1977
La rinascita del Dodicesimo Secolo / C. H. Haskins. – Il Mulino, 1972
Gli intellettuali nel Medioevo / J. Le Goff. – 1979
Libri e lettori nel Medioevo: guida storica e critica / a c. di G. Cavallo. – Laterza, 1977
Le origini dell’università / a c. di G. Arnaldi. – Il Mulino, 1974
Nani sulle spalle dei giganti: maestri e allievi nel Medioevo / J. Verger. – Jaca, 2011
Università e società nei Secoli Dodicesimo-Sedicesimo. – Centro studi di storia e d’arte, 1982

Sulle città italiane e sul conflitto con l’Impero.

Il papa e le città: papato e comuni in Italia centro-settentrionale durante la prima metà del Secolo Tredicesimo / L. Baietto. – CISAM, 2007
La società cittadina del Regno d’Italia: formazione e sviluppo delle caratteristiche rubane nei Secoli Undicesimo e Dodicesimo / R. Bordone. – Deputazione subalpina di storia patria, 1987
Federico Secondo e le città italiane  / a c. di P. Toubert e A. Paravicini Bagliani. – Sellerio, 1994
Le città italiane nel Medioevo, Dodicesimo-Quattordicesimo Secolo / F. Franceschi, I. Taddei. – Il Mulino, 2012
Legnano 1176: una battaglia per la libertà / P. Grillo. – Laterza. 2010
Le guerre del Barbarossa: i comuni contro l’imperatore / P. Grillo. – Laterza, 2014
L’Italia dei comuni, 1100-1350 / F. Menant. – Viella, 2011
La pace di Costanza, 1183: un difficile equilibrio di poteri fra società italiane ed impero. – Patron, 1984
Città, comuni e corporazioni nel Medioevo italiano / A. I. Pini. – Clueb, 1986

Sui sistemi politici comunali e di “popolo” nelle città italiane.

Il sistema politico dei comuni italiani, Secoli Dodicesimo-Quattordicesimo / J. C. Maire Vigneur, E. Faini. – Bruno Mondadori, 2010
I comuni italiani, Secoli Dodicesimo-Quattordicesimo / G. Milani. – Laterza, 2005
Potere al popolo: conflitti sociali e lotte politiche nell’Italia comunale del Duecento / A. Poloni. – Bruno Mondadori, 2010
A consiglio: la vita politica nell’Italia dei comuni / L. Tanzini. – Laterza, 2014

Sui conflitti sociali e politici.

Le aristocrazie dai signori rurali al patriziato / a c. di R. Bordone, G. Castelnuovo, G. M. Varanini. – Laterza, 2004
Conflitti, paci e vendette nell’Italia comunale / a c. di A. Zorzi. – Firenze University Press, 2009
Inferni e paradisi: l’Italia di Dante e Giotto / E. Crouzet-Pavan. – Fazi, 2007
I “milites” cittadini: studi sulla cavalleria in Italia / S. Gasparri. – Istituto storico italiano per il Medioevo, 1992
Ritorno alla politica: i magnati fiorentini, 1340-1440 / Ch. Klapisch-Zuber. – Viella, 2009
Magnati e popolani nell’Italia comunale. – Centro italiano di studi di storia e arte, 1997
Cavalieri e cittadini: guerra, conflitti e società nell’Italia comunale / J.-C. Maire Viguer. – Il Mulino, 2004
Magnati e popolani: un conflitto nell’Italia dei comuni, Secoli Tredicesimo-Quattordicesimo / R. Mucciarelli. – Bruno Mondadori, 2009
L’Italia dei guelfi e dei ghibellini / S. Raveggi. – Bruno Mondadori, 2009

Sulle signorie cittadini.

Comuni e signorie: istituzioni, società, lotta per l’egemonia. – In: Storia d’Italia, vol. 4. – UTET, 1981
Signori di popolo: signoria cittadina e società comunale nell’Italia nord-occidentale, 1275-1350 / R. Rao. – Angeli, 2012
Le signorie cittadine in Toscana: esperienze di potere e forme di governo personale, Secoli Tredicesimo-Quindicesimo / a c. di A. Zorzi. – Viella, 2013
Signorie cittadine nell’Italia comunale / a c. di J. C. Marie Vigueur. – Viella, 2013
Le signorie cittadine in Italia, Secoli Tredicesimo-Quindicesimo / A. Zorzi. – Bruno Mondadori, 2010

 Snodo 10. Crisi e nuovi sviluppi, Secoli Quattordicesimo-Quindicesimo.

Dopo alcuni secoli di crescita continua l’evoluzione demografica dell’Europa conobbe nel Quattordicesimo Secolo un’inversione di tendenza.
Per effetto di carestie, guerre e a un certo punto anche del ritorno di terribili pestilenze, la popolazione calò drammaticamente in un contesto di forti mutamenti della sensibilità collettiva, religiosa e artistica.
La crisi demografica ebbe effetti importanti anche sulle attività economiche, di cui interruppe lo sviluppo e determinò profonde trasformazioni.
Il calo delle rendite agricole sollecitò la differenziazione e la specializzazione delle colture, e favorì il forte sviluppo dell’allevamento del bestiame.
La ristrutturazione delle manifatture intorno al lavoro salariato orientò la produzione verso beni di largo consumo a prezzi più bassi.
Le attività mercantili e bancarie consolidarono le strutture decentrate e permanenti sulle piazze internazionali, contribuendo ad allargare i traffici a nuove rotte commerciali centrate sull’Europa atlantica e settentrionale.
Le trasformazioni economiche allargarono però le differenze sociali, accentuando l’impoverimento dei contadini e dei lavoratori urbani, fino a provocare diffuse rivolte nelle campagne e nelle città.
Solo dalla metà del Quindicesimo Secolo si avviò una lenta ripresa demografica ed economica che attenuò le tensioni sociali.

Cap. 20. Depressione demografica e ristrutturazioni economiche.

Sussistenza. Livello minimo di consumi, innanzitutto alimentari, necessari al sostentamento e alle necessità di vita più elementari (vitto, alloggio, vestiario), al di sotto del quale è impossibile garantire quanto occorre alla stessa sopravvivenza.

Annona. Scorta granaria importata e gestita da apposite magistrature che ne sorvegliavano la commercializzazione e la distribuzione a prezzi calmierati in tempo di carestia.
Nel corso del Tredicesimo Secolo molte città europee crearono appositi organismi (spesso detti dell’abbondanza), disposizioni e modalità per assicurare un regolare approvvigionamento alimentare a popolazioni sempre più numerose, prevenendo accaparramenti e impedendo aumenti improvvisi e ingiustificati dei generi alimentari.

 Stime della popolazione europea.

Anno

Italia

Europa

1300

11

73

1350

9,5

51

1400

8

45

1450

8,8

60

1500

10

69

Popolazione per milioni di abitanti

Salario. Termine entrato in uso nel volgare italiano nel corso del Tredicesimo Secolo per indicare la retribuzione del lavoro di un lavoratore dipendente.

Prezzo. Termine entrato in uso nel volgare italiano nel corso del Tredicesimo Secolo per indicare il valore di un bene o di un servizio espresso in moneta.

Potere d’acquisto dei salari a Firenze tra Quattordicesimo e Quindicesimo Secolo.

Periodo

Manovali

Muratori

Braccianti

1326-1348

47,1

55,54

45,7

1350-1369

100,36

107,2

45,7

1371-1393

64,44

63,7

64,8

1394-1430

100

100

100

1431-11470

85

87,25

97

1471-1500

70,31

66,4

68,36

Rapporto tra salari e prezzi: indice = 100 per il periodo 1394-1430

 Mezzadria. Il termine, di derivazione latina (significa “chi divide a metà”), indica il tipo di contratto agrario in cui il coltivatore riceveva dal proprietario, oltre alla terra, anche una casa e, in taluni casi, anche bestiame, attrezzi da lavoro e sementi.
In cambio il contadino era tenuto a dare al proprietario la metà del raccolto, oltre ad alcune quantità di altri prodotti e bestie di piccolo taglio.
Questo tipo di contratto, che si diffuse inizialmente in Emilia e in Toscana nel corso del Quattordicesimo Secolo, a differenza dei precedenti, era di breve durata (in genere cinque anni).
I proprietari erano in larga parte cittadini.
La diffusione della mezzadria si accompagnò anche alla riorganizzazione delle proprietà in unità accorpate, i poderi, a coltura promiscua, ciascuno dei quali affidato a una singola famiglia di mezzadri.

Svalutazione. Riduzione ufficiale del valore di una moneta nei confronti dell’oro e di altre valute correnti, e, per estensione, il deprezzamento di fatto di una moneta.

Insolvenza. Impossibilità, da parte di un soggetto, di fare fronte alle obbligazioni di pagamento assunte, di pagare un debito contratto.

Bancarotta. Etimologicamente il termine deriva dall’uso di rompere il banco, ossia la tavola, su cui esercitava il commercio del denaro il banchiere insolvente.
Per estensione essi si riferiva a tutti gli imprenditori commerciali dichiarati falliti per insolvenza.

Partita doppia. Metodo per tenere la contabilità elaborato dai mercanti italiani nel corso del Quattordicesimo Secolo, es esposto sistematicamente da Luca Pacioli nel trattato Summa de arithmetica nel 1494.
Esso applica il principio della scrittura doppia, per cui ogni operazione viene segnata a credito o a debito in un medesimo registro.

Cap. 21. Reazioni e ripresa.

Flagellanti. Movimenti religiosi che come mezzo di penitenza e di mortificazione praticavano la flagellazione, e spesso l’autoflagellazione, vale a dire la fustigazione con appositi strumenti (flagelli), come espiazione.
Tali movimenti si diffusero a più riprese nel corso del Medioevo, soprattutto quando si combinarono con il rinascere delle attese apocalittiche.
In Italia i flagellanti si costituirono spesso in confraternite.
Nell’Europa settentrionale, dove il fenomeno assunse dimensioni molto consistenti in occasione della peste nera, la flagellazione pubblica fu vietata, proseguendo come costume in piccoli gruppi ereticali.

Sabba. Adunanza periodica di streghe e stregoni, la cui credenza raggiunse una forma elaborata attorno alla metà del Trecento nelle regioni alpine occidentali.
Secondo tale credenza, che interpretò le pratiche di stregoneria come una contestazione dei dogmi e dei sacramenti della Chiesa, le adunanze del sabba si tenevano di notte in luoghi isolati, dove le streghe giungevano in volo o in groppa ad animali e prestavano omaggio al diavolo presente in forma animale.
Gli iniziati dovevano abiurare la fede cristiana e profanare i sacramenti.
Il sabba culminava in banchetti, danze e orge sessuali, e nella consegna alle streghe di unguenti malefici.

Jacquerie. Il termine, con cui si designò la rivolta dei contadini francesi del 1358, derivò dal nome dell’indumento indossato abitualmente dai contadini (jacque) o più probabilmente dal nomignolo “Jacques Bonhomme” (Giacomo il buon uomo) con cui gli stessi erano chiamati dai nobili in senso dispregiativo per sottolinearne la rozzezza e il poco acume.
In seguito il termine continuò a indicare le rivolte rurali male organizzate e prive di obiettivi precisi.

Tendenze demografiche delle principali città europee.

Città

Parigi

Milano

Firenze

Venezia

Siviglia

Genova

Cordiva

Colonia

Londra

Praga

1300

150000

150000

110000

110000

90000

60000

50000

50000

45000

45000

1450

100000

100000

40000

100000

60000

50000

35000

30000

50000

70000

Numero degli abitanti

Snodo 10. Sintesi.

Dopo una lunga e intensa crescita della popolazione, l’Europa fu colpita da una grave crisi demografica nel corso del Quattordicesimo Secolo, innescata dallo squilibrio tra le risorse alimentari disponibili e l’eccessivo numero di bocche da sfamare.
A carestie sempre più frequenti, dovute anche alle distruzioni portate dalle guerre, si aggiunse dalla metà del Trecento il ritorno delle epidemie di peste in Occidente, che si susseguirono a intervalli regolari per oltre un secolo.
In molte regioni morì la metà degli abitanti, e nel complesso la popolazione calò almeno di un terzo.
Guerre, carestie, pestilenze ed eventi naturali accentuarono la sensazione, largamente diffusa, di estrema precarietà dell’esistenza.
L’esperienza della morte divenne comune e indusse profonde trasformazioni nella mentalità e nella sensibilità religiosa.
Movimenti collettivi di penitenza si intrecciarono a reazioni violente contro gli ebrei e le donne accusate di stregoneria.
Nuovi culti incentrati sulla passione e sulla sofferenza si accompagnarono allo sviluppo di temi macabri nell’arte sacra e nella letteratura.
La crisi demografica ebbe effetti negativi sull’economia, determinando un forte calo della produzione agricola e manifatturiera, una contrazione degli scambi, e una generale riduzione dei margini di profitto dovuta alla diminuzione dei prezzi e all’aumento dei salari.
Al contempo, però, il calo della popolazione favorì il miglioramento delle condizioni di vita e dell’alimentazione dei sopravvissuti, con un aumento medio del reddito che si tradusse in una nuova domanda diffusa di beni di largo consumo e a basso costo.
La produzione agricola, ora concentrata sui terreni più fertili, si orientò verso colture specializzate e destinate al commercio anche a distanza.
Forte sviluppo conobbero l’allevamento bovino, integrato a forme di conduzione avanzata delle colture, e quello ovino, che monopolizzò l’economia di alcune regioni mediterranee.
Nelle manifatture la ristrutturazione dell’organizzazione del lavoro intorno al lavoro salariato e a domicilio consentì di incrementare la produzione di merci di minore qualità ma con uno smercio più vasto.
Nelle campagne e nelle città si acuì la polarizzazione tra un ristretto ceto di proprietari fondiari, mercanti e imprenditori e strati sempre più ampi di contadini privati dell’uso comune delle terre, e di braccianti e lavoratori salariati che vivevano in condizioni al limite dell’indigenza.
Il crescente disagio si espresse in frequenti rivolte urbane e rurali contro l’oppressione nobiliare, il peso della fiscalità e le precarie condizioni di lavoro e a favore di una redistribuzione della ricchezza e di un allargamento della partecipazione politica.
Solo dalla metà del Quindicesimo Secolo tornarono a farsi evidenti i segnali di ripresa.
La popolazione ricominciò a crescere dando ulteriore impulso allo sviluppo dei consumi, tra i quali ebbero un rilievo crescente anche quelli artistici e di lusso.
Superati i fallimenti finanziari del secolo precedente con l’organizzazione di filiali stabili e autonome, i mercanti e i banchieri allargarono i propri traffici internazionali intorno a nuovi assi commerciali che rispecchiavano l’impetuoso sviluppo economico dell’Europa atlantica rispetto a quella mediterranea.

Snodo 10. Sintesi cronologica.

Tredicesimo Secolo.

1271-1272            Prima grave carestia in Italia
1293-1295            Prima grave carestia in Inghilterra
1297                      Primi tumulti degli artigiani tessili nelle città delle Fiandre
1297-1308            Insolvenza del re di Francia, Filippo Quarto il Bello, e conseguente fallimento del banco senese dei Bonsignori.

Quattordicesimo Secolo.

1315-1317            Gravissima carestia in tutta Europa, particolarmente lunga in Inghilterra
1323-1328            Rivolta dei contadini delle Fiandre occidentali e degli operai di Bruges e Ypres
1328-1337            Gravi carestie colpiscono nuovamente la Catalogna, la Linguadoca e l’Italia.
1333                      Disastrosa alluvione di Firenze.
1336-1338            Buonamico Buffalmacco dipinge il Trionfo della morte nel Camposanto di Pisa.
1339-1347            Ulteriori annate di carestia colpiscono l’Italia
1342-1343            Insolvenza del re d’Inghilterra Edoardo Terzo e conseguente fallimento dei banchi fiorentini dei Bardi e dei Peruzzi.
1343-1346            Fallimenti, a catena, di 350 compagnie bancarie e mercantili fiorentine.
1343-1345            Sommosse dei lavoratori dell’arte della lana a Firenze.
1345                      Rivolta dei contadini in Estonia contro l’ordine dei Cavalieri teutonici.
1347-1350            La peste nera si diffonde in tutta Europa.
1348                      Disastroso terremoto nelle Alpi austriache.
1348                      Primi episodi di “caccia alle streghe” in Inghilterra.
1348-1350            Pogrom antiebraici in Germania.
1349-1351            Prime misure contro i vagabondi in Inghilterra e in Francia
1351                      Lo Statuto dei lavoratori in Inghilterra fissa i massimi salariali dei coltivatori dipendenti.
1358                      Rivolta dei contadini (jacquerie) in Francia, che ottiene l’appoggio del popolo e dei mercanti di alcune città, tra le quali Parigi.
1360-1430            Nelle città tedesche si susseguono almeno ottanta rivolte.
1368-1371            Nuova ondata epidemica di peste in Europa.
1371                      Sommosse popolari a Siena e Perugia.
1378                      Tumulto dei “ciompi” a Firenze.
1381                      Rivolta dei contadini in Inghilterra, che avanzano precise rivendicazioni.
1381-1382            Rivolte urbane nelle Fiandre.
1382-1389            Rivolte dei “tuchini” in Linguadoca, in Piemonte e nel Vallese svizzero.
1397-1402            Ulteriore epidemia di peste in Europa
1399                      Devozione dei flagellanti “Bianchi” in Italia.

Quindicesimo Secolo.

1422-1425            Ennesima epidemia di peste in Europa.
1424                      Dipinta la Danza macabra nel cimitero degli Innocenti di Parigi.
1437-1438            Ultima grave pestilenza del secolo in Europa
1462                      Fondazione, a Perugia, del primo “monte di pietà”.

Snodo 10. Mappe concettuali.

Il rapporto tra prezzi e salari conseguente alla crisi demografica.

Snodo 10. Approfondimenti bibliografici

Sulla crisi demografica.

La peste nera e la fine del Medioevo / K. Bergdolt. – Piemme, 1997
Le epidemia nella storia demografica italiana, Secoli Quattordicesimo-Diciannovesimo / L. Del Panta. – Loescher, 1980
L’Italia delle città: il popolamento urbano tra Medioevo e Rinascimento / M. Ginatempo, L. Sandri. – Le Lettere, 1990
La peste nella storia: l’impatto delle pestilenze e delle epidemie nella storia dell’umanità / W. H. McNeil. – Res Gestae, 2012
La peste in Europa / W. Naphy, A. Spicer. – Il Mulino, 2006
La peste nera: dati di una realtà ed elementi di un’interpretazione. – CISAM, 1994

Sulle reazioni di fronte alla crisi.

Morire di peste: testimonianze antiche e interpretazioni moderne della “Peste nera” del 1348 / a c. di O. Capitani. – Patron, 1995
Il senso della morte e l’amore della vita nel Rinascimento (Francia e Italia) / A. Tenenti. – Einaudi, 1957

Sulle trasformazioni dell’economia.

Signori, contadini borghesi: ricerche sulla società italiana del Basso Medioevo / G. Cherubini. – La Nuova Italia, 1974
L’economia rurale nell’Europa medievale: Francia, Inghilterra, Impero, Secoli Nono-Quindicesimo / G. Duby. – Laterza, 1984
L’oro e le spezie: l’uomo d’affari dal Medioevo al Rinascimento / J. Favier. – Garzanti, 1990
L’economia della Firenze rinascimentale / R. A. Goldthwaite. – Il Mulino, 2013
Ricchezza e domanda nel mercato dell’arte in Italia dal Trecento al Seicento / R. A. Goldthwaite. – Unicopli, 1995
Mercanti in crisi a Genova e Venezia nel ‘300 / B. Z. Kedar. – Jouvence, 1981
L’Occidente nel Quattordicesimo e nel Quindicesimo Secolo: aspetti economici e sociali / J. Heers. – Mursia, 1978
Italia, 1350-1450: tra crisi, trasformazione, sviluppo. – Centro italiano di studi di storia e arte, 1993
Sviluppo economico e società preindustriali: cicli, strutture e congiunture in Europa dal Medioevo alla prima età moderna / L. Palermo. – Viella, 1997

Sulle rivolte e sulle marginalità sociali.

Corporazioni e mondo del lavoro nell’Italia padana medievale / R. Greci. – Clueb, 1988
I poveri nel Medioevo / M. Mollat. – Laterza, 1987
Il denaro e la salvezza: l’invenzione del Monte di Pietà / M. G. Muzzarelli. – Il Mulino, 2001
Il lavoro, la povertà, l’assistenza: ricerche sulla società medievale / G. Pinto. – Viella, 2008
Rivolte urbane e rivolte contadine nell’Europa del Trecento: un confronto / a c. di M. Bourin … et al. – Firenze University Press, 2008
Il tumulto dei ciompi: un momento di storia fiorentina ed europea. – Olschki, 1981

 Snodo 11. Il declino dei poteri universali, Secoli Quattordicesimo-Quindicesimo.

Nei secoli Quattordicesimo e Quindicesimo maturarono ampie trasformazioni negli assetti politici europei.
Il papato e l’impero, che si erano a lungo contesi la guida della cristianità occidentale, persero ogni vocazione universale per l’emergere degli Stati come protagonisti politici.
Il loro declino ebbe esiti differenti.
Il papato fu condizionato dalla tutela politica del regno di Francia e poi diviso da uno scisma ricomposto solo grazie alla ritrovata centralità dei concili.
Tra le conseguenze si ebbero lo sviluppo di Chiese nazionali legate agli Stati, ma anche conflitti che portarono allo sfaldamento dei movimento conciliarista.
La restaurata autorità pontificia non diede invece risposta alle richieste, spesso irrequiete e perseguite come eretiche, di rinnovamento religioso e istituzionale della Chiesa.
La corona imperiale fu legata definitivamente al titolo di re di Germania, e i sovrani dovettero impegnarsi soprattutto ad affermare la loro residua autorità su un’area dove il potere politico era ormai saldamente in mano a principati e a dinastie territoriali.
Il declino riguardò anche l’Impero bizantino, corroso da debolezze sociali e religiose interne e travolto dall’impetuosa avanzata del nuovo protagonista della storia mediorientale, l’Impero ottomano, che impose i turchi alla guida del mondo islamico ed espugnò Costantinopoli.

Cap. 22. Il papato e la società cristiana.

Curia. Dal latino co-viria (“insieme di uomini”), il termine indicò nel tempo varie forme di adunanza politica, fino a comprendere sia il luogo in cui s’incentrava l’amministrazione finanziaria ed economica sia, per traslato, il seguito dei principi, dei papi o dei signori territoriali.
Riferita al papato, la curia va distinta dalla corte, perché indica il complesso di tutti gli uffici intorno ai quali venne costituendosi il processo di gerarchizzazione del potere pontificio, soprattutto a partire dall’età di Innocenzo Terzo.

Pauperismo. Dottrina secondo la quale il vero cristiano non deve possedere niente.
Essa ebbe un ruolo determinante nel definire diversi movimenti religiosi tra Dodicesimo e Tredicesimo Secolo, e divenne uno strumento di protesta neo confronti delle istituzioni ecclesiastiche.
Molti movimenti pauperistici furono pertanto perseguiti per eresia.

Capitolo. Riunione o assemblea di un ordine religioso destinata a eleggere un nuovo superiore generale o a emanare norme.
Per estensione, furono chiamati capitoli anche le comunità di ecclesiastici dipendenti da una medesima chiesa, i canonici.

Setta. Gruppo o associazione di persone che seguono e difendono una particolare dottrina religiosa o filosofica, o un modo di vivere.

Escatologia. Di etimologia greca (escatos, “ultimo”), il termine indica la dottrina dei fini ultimi, vale a dire quella parte delle credenze religiose e teologiche che riguarda i destini ultimi dell’umanità, l’attesa di un compimento finale del suo destino, cioè attesa della fine del mondo come imminente.

La repressione delle esperienze di religiosità spirituale.

1231

I domenicani assumono l’incarico di inquisire gli eretici

1252

Con la bolla Ad extirpandam, Innocenzo Quarto permette l’uso della tortura nei processi dell’inquisizione contro gli eretici

1258

Condanna per eresia del francescano “spirituale” Gerardo di Borgo San Donnino

1274-83

Inquisizione per eresia nei confronti del francescano “spirituale” Pietro di Giovanni Olivi

1300

Condanna a morte di Gherardo Segarelli, capo degli “apostolici”

1307

Arresto e condanna al rogo di fra Dolcino, nuova guida degli “apostolici”

1311

Condanna il beghinaggio e alcune proposizioni dei francescani “spirituali” relative alla questione della povertà

1323

Papa Giovanni Ventiduesimo condanna come eretica la dottrina della povertà assoluta di Cristo e degli apostoli (bolla Cum inter nonnulos)

1324

Papa Giovanni Ventiduesimo accusa di eresia Guglielmo di Ockham, trattenuto per quattro anni presso la curia pontificia di Avignone

1327

Papa Giovanni Ventiduesimo condanna per eresia le tesi millenaristiche di Pietro di Giovanni Olivi

1382

Le tesi di Wyclif sono dichiarate eretiche dall’arcivescovo di Canterbury.

1412

Jan Hus viene dichiarato eretico e scomunicato

 

Cronologia dei concili del Secolo Quindicesimo.

Data

Luogo

Tipologia

Decisioni principali

1409

Pisa

Convocato dai prelati di entrambi i fronti scismatici (romano e avignonese)

Cercò di superare lo scisma dichiarando scismatici ed eretici entrambi i pontefici, Gregorio Dodicesimo e Benedetto Tredicesimo. Elesse un nuovo papa nella figura dell’arcivescovo di Milano (Alessandro Quinto), che finì per creare un’ulteriore divisione all’interno della Chiesa cattolica

1414-18

Costanza

Indetto dal re di Germania Sigismondo

Superò lo scisma, proclamando la superiorità del concilio e riuscendo a fare deporre i vari pontefici. Elesse il nuovo papa Martino Quinto. Dichiarò eretiche  le tesi di John Wyclif e condannò al rogo Jan Hus.

1423-24

Siena

Indetto dal papa Martino Quinto

Ribadì le condanne come ereticali delle teorie di John Wyclif e di Jan Hus, ma non produsse alcuna riforma interna alla Chiesa cattolica

1431-49

Basilea (1431), Ferrara (1437), Firenze (1439) e Losanna (1449)

Indetto dal papa Martino Quinto, che morì prima della sua apertura. Spostò più volte la sua sede

Vi si riproposero i conflitti tra i cardinali che sostenevano la superiorità del concilio sul pontefice – in materia di benefici, di fiscalità, e di poteri della curia – e papa Eugenio Quarto, che ne spostò la sede a Ferrara e poi a Firenze, invitandovi anche prelati e teologi greci per una soluzione dello scisma con la Chiesa ortodossa, con la quale fu sancita una precaria riunificazione nel 1439. La maggioranza dei conciliaristi rimase a Basilea, processando Eugenio Quarto e nominando come suo successore Felice Quinti: solo nel 1449 si arrivò a una riconciliazione, con l’abdicazione di Felice Quinto e il riconoscimento del nuovo papa Niccolò Quinto.


Beneficio ecclesiastico. Col termine beneficio si cominciò ad indicare, dall’età della riforma della Chiesa, qualsiasi carica ecclesiastica che garantisse al suo titolare un insieme di possessi e di proventi.
Le cariche potevano essere quelle di vescovo o abate, ma anche di semplice canonico, parroco o cappellano.
Dal Tredicesimo Secolo il possesso di un beneficio divenne il principale obiettivo di chi si avviava alla carriera ecclesiastica: un ecclesiastico poteva accumulare anche più benefici, col risultato che i titolari di una carica erano spesso sostituiti da vicari.
L’attribuzione dei benefici, che la curia papale tese a centralizzare negli ultimi secoli del Medioevo, contribuì non poco al discredito del papato, visto crescentemente come il perno di una rete d’affari e corruzione. 

Il nepotismo pontificio.

Pontefice

Anno

Nomina a cardinale

Rapporto di parentela

Martino Quinto (Ottone Colonna)

1426

Prospero Colonna

Nipote

Eugenio Quarto (Gabriele Condulmer)

1431

Francesco Condulmer

Nipote

Eugenio Quarto (Gabriele Condulmer)

1440

Pietro Barbo

Nipote

Niccolò Quinto (Tommaso Parentucelli)

1448

Filippo Calandrini

Fratello naturale

Callisto Terzo (Alonso Borgia)

1456

Juan-Luis Mila

Nipote

Callisto Terzo (Alonso Borgia)

1456

Rodrigo Borgia

Nipote

Pio Secondo (Enea Silvio Piccolomini)

1460

Francesco Piccolomini

Nipote

Pio Secondo (Enea Silvio Piccolomini)

1460

Niccolò Fortiguerra

Parente

Paolo Secondo (Pietro Barbo)

1464

Marco Barbo

Cugino

Paolo Secondo (Pietro Barbo)

1468

Giovanni Battista Zeno

Nipote

Paolo Secondo (Pietro Barbo)

1468

Giovanni Michiel

Nipote

Sisto Quarto (Francesco Della Rovere)

1471

Pietro Riario

Nipote

Sisto Quarto (Francesco Della Rovere

1471

Giuliano Della Rovere

Nipote

Sisto Quarto (Francesco Della Rovere

1477

Cristoforo Della Rovere

Nipote

Sisto Quarto (Francesco Della Rovere

1477

Girolamo Basso Della Rovere

Nipote

Sisto Quarto (Francesco Della Rovere

1477

Raffaele Riario Sansoni

Pronipote

Sisto Quarto (Francesco Della Rovere

1478

Domenico Della Rovere

Nipote

Innocenzo Ottavo (Gian Battista Cybo)

1489

Lorenzo Cybo

Nipote

Innocenzo Ottavo (Gian Battista Cybo)

1492

Niccolò Cybo

Fratello

Innocenzo Ottavo (Gian Battista Cybo)

1492

Pantaleone Cybo

Nipote

Alessandro Sesto (Rodrigo Borgia)

1492

Juan Borgia

Nipote

Alessandro Sesto (Rodrigo Borgia)

1493

Cesare Borgia

Figlio

Alessandro Sesto (Rodrigo Borgia)

1496

Juan Borgia

Pronipote

Alessandro Sesto (Rodrigo Borgia)

1500

Pedro Luis Borgia

Pronipote

Alessandro Sesto (Rodrigo Borgia)

1500

Francesco Borgia

Cugino

Promozioni di parenti al cardinalato attuate da papi nel Quindicesimo Secolo.

Beghinaggio. Dall’inglese to beg (“pregare”), il termine indicò gruppi di laici, perlopiù femminili, che vivevano in comune su ispirazione evangelica.
Tali comunità si svilupparono nelle città francesi e delle Fiandre della fine del Dodicesimo Secolo.
Pur vivendo in castità e praticando opere di carità, esse non si diedero una regola monastica, e non costituirono un ordine religioso.
Per questo motivo furono oggetto di sospetti e perseguitate come ereticali.

Confraternite. Libera associazione di laici (“confratelli”), assistita e affiancata da membri del clero e riconosciuta e spesso regolamentata dalle autorità ecclesiastiche, dedita a opere di carità e di pietà: preghiera, devozioni collettive (celebrazioni liturgiche, processioni), compiti di assistenza (ai malati, ai poveri, ai condannati a morte).
I membri delle confraternite non vivevano in comune ma avevano un luogo dove radunarsi, una chiesa o una cappella per le pratiche religiose e, quasi sempre, uno statuto.
Le confraternite cominciarono a svilupparsi dal Dodicesimo Secolo in ambito sia urbano sia rurale.

Cap. 23. Gli imperi.

Dieta. Dal latino dies (“giorno”), il termine indicava in origine l’assemblea dei popoli germanici.
Nel Basso Medioevo esso passò a indicare l’assemblea dell’Impero, dove convivevano i rappresentanti del clero, della nobiltà e della città.

Focus. I turchi e l’Europa.

Mentre in Occidente declinavano i grandi poteri universali e le monarchie cominciavano a consolidare gli Stati nazionali, nel Mediterraneo orientale si venne affermando uan nuova potenza politica che sarebbe stata a lungo protagonista della storia islamica e, in parte, anche europea: l’Impero ottomano.
Quella degli ottomani (od Osmanli) era una dinastia di origine turca che diede il nome al più grande impero islamico della storia, un’ampia compagine multietnica e multiconfessionale estesa su tre continenti (Asia occidentale, Europa meridionale e Africa settentrionale) sulla quale si sarebbero succeduti ininterrottamente trentasei sultani dal 1299 al 1922.
L’odierno Stato della Turchia, che sta negoziando l’adesione all’Unione europea, è sorto proprio in seguito alla disintegrazione dell’Impero ottomano dopo la prima guerra mondiale come repubblica connotata in senso laico.
Per secoli gli europei designarono, non senza connotazione dispregiativa, i sudditi dell’Impero ottomano come “turchi”, mentre questi preferivano definirsi “ottomani”, a marcare la dimensione politica più che quella etnica della loro identità.
Eppure alla base dell’Impero ottomano erano state proprio l’islamizzazione e la turchizzazione dell’Asia minore.
Intorno alla corte del sultano si era sviluppata sin dal Quattordicesimo Secolo una raffinata cultura che fece della letteratura turca, sviluppatasi soprattutto intorno ai temi epici, la terza componente fondamentale della civiltà islamica, dopo quella araba e quella persiana.
Quando Maometto Secondo, il conquistatore di Costantinopoli, vi pose la capitale dell’Impero ribattezzandola Istanbul nel 1457, la grande cattedrale cristiana di Santa Sofia fu trasformata in una splendida moschea e la città rifiorì rapidamente, diventando il grande centro amministrativo, commerciale  e culturale dell’Impero.
Se al momento dell’assedio contava circa 50/70000 abitanti, a metà del Sedicesimo Secolo era impetuosamente cresciuta a circa 400000 abitanti, in un vivace contesto cosmopolita in cui convivevano musulmani, cristiani ed ebrei.
A cavallo tra Quindicesimo e Sedicesimo Secolo molti ebrei cacciati dalla Spagna cercarono scampo nell’Impero.
Alle diverse confessioni religiose, il potere ottomano, che pure aveva il carattere di una teocrazia in cui i gruppi dirigenti dell’Impero seguivano i modi di vita dettati dall’islam sunnita, concesse infatti libertà di culto, in cambio del pagamento del tradizionale tributo che gravava sugli infedeli.
Nondimeno, gli ottomani avevano imposto la propria autorità sigli altri principati turchi dell’Anatolia nel primo Trecento proponendosi al mondo musulmano come fautori della guerra santa (jihad) contro i cristiani, e per questo intraprendendo sin dall’inizio una politica marcatamente aggressiva nei confronti dell’Occidente.
Non a caso, l’Europa cristiana rispose all’espansione militare turca organizzando delle vere e proprie “crociate”, che non ebbero però la capacità di mobilitazione di quelle dei secoli precedenti: gli eserciti crociati furono ripetutamente sconfitti nei Balcani (a Nicopoli nel 1396, a Varna nel 1444), e anche i papi Pio Secondo e Sisto Quarto, pur facendosi ferventi sostenitori di una crociata antiturca nel 1459 e nel 1472, morirono senza vedere realizzati i loro progetti.
Dopo la caduta di Costantinopoli e al poderosa avanzata ottomana in Grecia e nei Balcani fino a minacciare la Croazia, l’Ungheria e la stessa Vienna nel 1529 l’Impero ottomano rappresentò una minaccia incombente e costante per gli Stati cristiani europei, e il “pericolo turco” ne ossessionò a lungo l’azione politica e il sentimento collettivo, finendo col costituire il nemico per antonomasia dell’Occidente.

Snodo 11. Sintesi.

Nel corso del Quattordicesimo Secolo gli ideali universalistici, in primo luogo la pretesa del papato di riaffermare la superiore autorità del potere spirituale su ogni altro, si rivelarono inapplicabili nella nuova realtà politica europea.
La formazione dei regni infatti veniva affermando un più stretto rapporto tra i sovrani e i gruppi sociali che lo sostenevano.
Anche l’ideologia imperiale non poté che declinare, e anzi si prestò come modello ai poteri monarchici per rivendicare l’autonomia da qualsiasi condizionamento esterno, tanto meno pontificio.
Lo spostamento del papato ad Avignone segnò la sua dipendenza dalla politica del regno di Francia, ma offrì anche l’occasione per un ulteriore rafforzamento dei poteri della curia e dell’accentramento in senso monarchico del potere pontificio.
Esso si infranse però nello scisma che si aprì dal 1378 tra papi romani e francesi, e che fu alimentato dal potere di interdizione che i sovrani europei erano ormai in grado di opporre nei confronti delle pretese dei pontefici di controllare il governo delle Chiese nazionali.
Lo scisma diede forza alle posizioni che all’interno della Chiesa sostenevano la preminenza dei concili sull’autorità del papato.
Il Concilio di Costanza contribuì in effetti a superare la disunione, ma quello di Basilea naufragò nei contrasti tra i conciliaristi e i fautori della restaurazione del potere pontificio.
Le divisioni mostrate dalle gerarchie ecclesiastiche accentuarono i movimenti di contestazione religiosa e quelli che esprimevano la necessità di un rinnovamento spirituale.
I primi furono repressi come eretici, ai secondi non venne dato ascolto.
Esaurite nella prima metà del Quattordicesimo Secolo le discese in Italia, gli imperatori delimitarono definitivamente il proprio raggio d’azione nell’area tedesca.
Ciò fu dovuto non soltanto alla necessità di affermare la propria debole autorità nelle diverse componenti politiche del regno di Germania, ma anche alla riforma dei criteri di elezione imperiale che legarono direttamente la corona imperiale al titolo di re di Germania, senza più la necessità di dover cingere anche quello di re d’Italia e id essere poi consacrati dal papa.
L’esercizio del potere imperiale era però effettivo solo nei territori di cui era titolare diretto il sovrano.
Negli altri la sua autorità era invece poco più che formale, perché le città e soprattutto i principati territoriali avevano accresciuto a tal punto i loro diritti da esercitare il potere in sostanziale autonomia.
Nondimeno, per il prestigio superstite la corona imperiale continuò a essere contesa tra alcuen grandi casate, tra le quali emerse nel corso del Quindicesimo Secolo la dinastia degli Asburgo.
Nel Mediterraneo orientale all’irreversibile crisi politica e militare dell’Impero Bizantino, ridotto a un territorio sempre più ristretto e centrato sulla Grecia, fece riscontro la rapida affermazione in Asia Minore e poi nei Balcani della dinastia turca degli ottomani.
Essa guidò l’espansione dell’islam verso il continente europeo, che seguì la conquista di Costantinopoli nel 1453.
La fine dell’Impero Bizantino contribuì infatti a spostare per secoli in Europa la frontiera tra la civiltà cristiana e quella musulmana.

 Snodo 11. Sintesi cronologica.

Tredicesimo Secolo.

1250              Muore l’imperatore Federico Secondo: i successori non si fanno incoronare in Italia, ma restano impegnati ad affermare la loro autorità in Germania
1250              I mamelucchi danno vita al sultanato dell’Egitto e della Siria, che fa del Cairo il centro della civiltà islamica.
1258              Il titolo califfale di Baghdad è assunto dalla dinastia turca dei Selgiuchidi.
1261              Michele Paleologo restaura la sovranità imperiale su un Impero bizantino ridotto alle sole regioni affacciate sul Bosforo e a qualche isola dell’Egeo.

Quattordicesimo Secolo.

1302              Filippo Quarto, re di Francia, fa proclamare dagli “stati generali” che l’autorità regia discende direttamente da Dio e accusa il papa Bonifacio Ottavo di eresia.
1302              Con la bolla Unam sanctam Bonifacio Ottavo ribadisce la subordinazione di ogni potere civile a quello spirituale del pontefice.
1303              Filippo Quarto fa arrestare Bonifacio Ottavo ad Anagni
1307              Arresto e condanna al rogo, per eresia, di fra Dolcino, guida del movimento gli “apostolici”.
1309              Clemente Quinti, il francese Bertrand de Got, vescovo di Bordeaux, sposta la residenza del papato ad Avignone.
1310-13        Fallimento della discesa in Italia di Enrico Settimo, intenzionato a restaurare l’autorità imperiale.
1323              Il papa Giovanni Ventiduesimo condanna come eretica la dottrina della povertà assoluta di Cristo e degli apostoli.
1328              Ludovico di Baviera è incoronato imperatore per opera di un laico, rappresentante del popolo di Roma, e dichiara deposto papa Giovanni Ventiduesimo.
1338              La dieta di Rhens stabilisce che l’imperatore eletto associ la corona regia e quella imperiale senza bisogno di conferma da parte del papa.
1346              Il re di Serbia, Stefano Nono Dusan, si fa proclamare “imperatore dei serbi, dei bulgari, degli albanesi e dei romani” (cioè dei bizantini).
1354              I turchi ottomani si insediano nella penisola di Gallipoli, per poi conquistare la Tracia, ponendo la capitale ad Adrianopoli nel 1365.
1356              La Bolla d’oro emanata da Carlo Quarto di Lussemburgo fissa il numero dei principi elettori e le procedure di elezione dell’imperatore.
1364              Fusione in un’unica confederazione della varie Hanse delle città tedesche e baltiche.
1371              L’imperatore bizantino è costretto ad assoggettarsi al sultanato ottomano in espansione.
1377              Gregorio Undicesimo riporta a Roma la sede della curia pontificia.
1378              Si apre lo scisma all’interno della Chiesa cattolica con l’elezione di due papi, l’italiano Urbano Sesto a Roma, e il francese Clemente Settimo ad Avignone.
1382              Le tesi contrarie alla “chiesa visibile” dei sacerdoti elaborate dal teologo inglese John Wyclif sono dichiarate dall’arcivescovo di Canterbury.
1389              Sconfitto a Kossovo dai turchi, il regno di Serbia si riconosce soggetto al sultanato ottomano.
1396              L’esercito crociato guidato dal re d’Ungheria è sconfitto a Nicopoli dai turchi ottomani, ormai penetrati nei Balcani.

Quindicesimo Secolo.

1402              Il capo mongolo Tamerlano sconfigge il sultano Bayazid Primo, conquistando parte dell’Anatolia e dà vita a un vasto impero esteso dalla Siria all’India.
1410              La sconfitta dell’ordine dei Cavalieri teutonici a Tannenberg da parte del regno di Polonia frena l’espansione tedesca verso est.
1412-12        Scomunicato dalla curia romana, il teologo boemo Jan Hus viene processato per eresia e condannato al rogo nel Concilio di Costanza.
1414              Il re di Germania Sigismondo convoca nella città imperiale un concilio ecumenico di riconciliazione.
1418              Con l’elezione nel 1417 di Martino Quinto, primo papa ecumenico dopo quarant’anni, si chiude il Concilio di Costanza con il superamento dello scisma.
1431              Il Concilio di Basilea, poi spostato a Ferrara, a Firenze e a Losanna riapre i contrasti con il nuovo pontefice Eugenio Quarto.
1438              Con la Prammatica sanzione, il re di Francia controlla la propria Chiesa nazionale.
1439              Il Concilio di Firenze sancisce una precaria riunificazione tra la Chiesa latina e quella ortodossa.
I conciliaristi rimasti a Basilea eleggono invece come proprio papa Felice Quinto.
1444              L’esercito crociato guidato dal re di Polonia e di Ungheria è sconfitto a Varna in Bulgaria dai turchi ottomani.
1449              Si scioglie definitivamente, trai contrasti, a Losanna il Concilio avviato a Basilea nel 1431.
1453              Il sultano ottomano Maometto Secondo conquista Costantinopoli ponendo fine all’Impero bizantino
1460              Con la bolla Execrabilis il pontefice Pio secondo nega l’idea del concilio come organo permanente e superiore nel governo della cristianità.
1477-92        Gli ottomani compiono razzie e incursioni in Friuli, in Puglia e in Carinzia.

 Ideologia a confronto nel Quattordicesimo Secolo

Snodo 11. Approfondimenti bibliografici.

Sul declino dei poteri universali.

Crisi di poteri e politologia in crisi: da Sinibaldo Fieschi a Guglielmo d’Ockham. – Patron, 1988
Principi di governo e politica nel Medioevo / W. Ullmann. – Il Mulino, 1972

Sul papato e sul movimento conciliarista

Chiesa conciliare: identità e significato del conciliarismo / G. Alberigo. – Paideia, 1981
Aspetti culturali della società italiana nel periodo del papato avignonese. – Accademia Tudertina, 1981
Conciliarismo, Stati nazionali, inizi dell’Umanesimo. – CISAM, 1990
I papi di Avignone, 1309-1376 / B. Guillemain. – Ed. San Paolo, 2003

Sui nuovi fermenti religiosi.

Chiesa, chiese, movimenti religiosi / a c. di C. M. Cantarella, V. Polonio, R. Rusconi. – Laterza, 2001
Fra’ Dolcino: nascita, vita e morte di un’eresia medievale / a c. di R. orioli. – Europia, 1987
Eretici ed eresie medievali / G. G. Merlo. – Il Mulino, 1989
Mistiche e devote nell’Italia tardomedievale / a c. di D. Bornstein, R. Rusconi. – Liguori, 1991
Studi confraternitali: orientamenti, problemi, testimonianze / a c. di M. Gazzini. – Firenze University Press, 2009

Sulla ritrovata autorità pontificia.

Il nepotismo nel Medioevo: papi, cardinali e famiglie nobili / S. Carocci. – Viella, 1999
Il papato nel Rinascimento / M. Pellegrini. – Il Mulino, 2010
Il papato: Antichità, Medioevo, Rinascimento / B. Schimmlpfenning. – Viella, 2006

Sull’area tedesca

L’Ordine teutonico: alle origini dello Stato prussiano / K. Gorsky. – Einaudi, 1971

Sul tramonto di Bisanzio

Il crepuscolo di Bisanzio: la fine dell’Impero romano d’Oriente, 1392-1448 / I. Diuric. – Donzelli, 1995
La fine di Bisanzio / J. Harris. – Il Mulino, 2013
Gli ultimi giorni di Costantinopoli / S. Runciman. – Piemme, 1997

Sull’islam ottomano

L’Impero ottomano / A. Bombaci, S. J. Shaw. – UTET, 1981
L’Impero ottomano / S. Faroqhi. – Il Mulino, 2014
Le crociate dopo le crociate: da Nicopoli a Belgrado, 1396-1456 / M. Pellegrini. – Il Mulino, 2013
I turchi alle porte / G. Ricci. – Il Mulino, 2008
Tamerlano / J.-P. Roux. – Garzanti, 1995

 Snodo 12. La formazione degli Stati, Secoli Quattordicesimo-Quindicesimo.

Dal punto di vista politico, il fenomeno più importante dell’Europa dei Secoli Quattordicesimo e Quindicesimo fu rappresentato dal rafforzamento in senso statale dei regni, vale a dire da una loro maggiore stabilità politico-amministrativa e territoriale.
Con esiti diversi a seconda dei paesi.
Là dove, come a Occidente, si erano già sviluppate delle forti monarchie feudali, il consolidamento delle istituzioni fu più evidente.
Nelle regioni orientali, invece, il ripiegamento dell’Impero nell’area tedesca liberò lo spazio per la creazione di regni finalmente più vasti benché caratterizzati da una maggiore fragilità della monarchia.
Ovunque sopravvissero all’interno degli Stati poteri eterogenei e spesso conflittuali di origine signorile, cittadina ed ecclesiastica.
I sovrani dovettero elaborare nuovi strumenti per controllare il territorio e per governarne le diverse componenti in modo più consensuali.
Presero corpo apparati amministrativi affidati stabilmente a ufficiali specializzati e stipendiati, e assemblee rappresentative dove venne formandosi, attraverso la collaborazione tra il sovrano e i vari poteri locali, la consapevolezza dell’esistenza di una comunità di interessi.
Essa si tradusse spesso in un senso di appartenenza a una comunità politica e, in certi paesi, anche in un sentimento di carattere tendenzialmente nazionale.

Cap. 24. Dai regni agli Stati.

Alta giustizia. Con questo termine si usa distinguere l’amministrazione della giustizia relativa ai crimini più gravi, passibili della pena di morte, rispetto ai reati di minore gravità, e, quanto al diritto civile, la pronuncia di sentenze sulle cause maggiori, relative alla condizione delle persone e alla proprietà.
Nei regni l’alta giustizia era prerogativa dei sovrani mentre la “bassa giustizia” (reati e cause minori) era amministrata dai signori locali e dalle città.

Imposte dirette e imposte indirette. Si usa distinguere in questo modo i tributi che, sin dall’età romana, si applicano, rispettivamente, al reddito o al patrimonio (dirette) e al consumo o al trasferimento dei beni (indirette).
Una tipica imposta diretta era, per esempio, quella che gravava sulla proprietà della terra; tra le imposte indirette più diffuse erano invece quelle sul consumo dei beni alimentari.

Gabella. Termine di origine araba, entrò in uso nell’Occidente europeo per indicare genericamente l’imposta indiretta che poteva essere prelevata su qualsiasi tipo di merce (grano, vino, sale, carne, tessuti, etc.).
La tassa poteva essere riscossa all’importazione, all’esportazione o al consumo, cioè al momento della vendita al dettaglio.

Fuoco. Il termine indicava l’unità familiare composta da tutti coloro che vivevano nella stessa casa, scaldandosi e cucinando al medesimo focolare.
Nel Basso Medioevo essa divenne l’unità di riscossione fiscale (focatico”).

Focus. Lo Stato tardo medievale.

 DI che cosa parliamo quando parliamo di Stato nel Medioevo?
Esso rinvia all’idea, elaborata in Occidente nel corso del Diciannovesimo Secolo, di un’organizzazione politica e giuridica di carattere pubblico il cui potere sovrano e coercitivo viene esercitato in forma esclusiva entro un determinato territorio.
Una condizione che non si realizzò mai effettivamente nel corso del Medioevo, né al tempo di Carlo Magno o di Federico Secondo, né in quello di Filippo Quarto il Bello o di Enrico Quinto dei Lancaster.
E’ vero anche, però, che si tratta di una definizione astratta che trova perfino negli Stati europei contemporanei solo realizzazioni parziali.
Basti pensare a come gli attuali Stati nazionali si trovino stretti crescentemente tra tensioni contrapposte.
Da un lato, essi sono portati a conferire quote di sovranità a entità sovranazionali come l’Unione europea.
Dall’altro, sono costretti a riconoscere quote di autonomia sempre più ampia a entità regionali, come per esempio la Catalogna, la Scozia o le Fiandre, portatrici di identità locali molto accentuate.
Oggi come nel passato gli Stati sono complesse realtà in mutamento, oggetto di costante mediazione tra gli interessi delle loro diverse componenti politiche, sociali e territoriali.
Ogni periodo storico attribuisce dunque allo Stato dei caratteri propri e distintivi.
Le caratteristiche degli Stati europei dei Secoli Quattordicesimo e Quindicesimo vanno inquadrate in un più ampio processo di formazione dello Stato “moderno” che durò vari secoli, perlomeno dal Tredicesimo al Diciottesimo.
Sul lungo periodo esso può apparire come un fenomeno di graduale evoluzione politica e istituzionale da forme meno articolate ad assetti più complessi.
Punto di partenza è la ricomposizione del territori operata dalle monarchie tra Dodicesimo e Tredicesimo Secolo attraverso i legami feudali, la stabilizzazione dinastica della corona e lo sviluppo dei primi apparati amministrativi.
Tra Tredicesimo e Quattordicesimo Secolo il rafforzamento dei poteri fiscali e giudiziari dei sovrani su territori sempre più ampi fu integrato dalla formazione di assemblee rappresentative dei diversi “corpi” politici.
Tra Quattordicesimo e Quindicesimo Secolo il consolidamento degli apparati  statali appare evidente in aspetti come la formazione di eserciti permanenti e stipendiati o di rappresentanze diplomatiche residenti, e nel primo configurarsi di identità nazionali (lingua, chiesa, patria).
Tra Quindicesimo e Sedicesimo Secolo formano ormai l’ossatura amministrativa dello Stato gli ufficiali stipendiati e specializzati nella finanza e nel diritto, che governano organismi centrali come i tribunali supremi e le corti dei conti.
Dal Sedicesimo Secolo si cominciano a riconoscere anche forme di esercizio del potere pubblico tendenzialmente esclusivo, come una fiscalità libera dal controllo delle assemblee rappresentative.
Se invece ci concentriamo sui processi del Quattordicesimo e Quindicesimo Secolo, emergono aspetti più complessi che ci aiutano a comprendere meglio le specificità dello Stato tardo medievale.
I suoi tratti peculiari possono essere allora correttamente identificati con i limiti che i poteri sovrani incontrarono nell’imporsi alla nobiltà, alle città, al clero.
Limiti che corrisposero in primo luogo alla discontinuità territoriale dello Stato, cioè al permanere e spesso al proliferare al suo interno di feudi e di giurisdizioni signorili, di autonomia urbane e di privilegi delle comunità rurali.
La pluralità dei poteri eterogenei continuò a configurarsi in una molteplicità di diritti particolari e di consuetudini locali che esorbitavano le leggi dei sovrani.
Gli ambiti amministrativi rimasero imprecisi, con sovrapposizioni e lacune, e un’incerta nozione di servizio “pubblico”.
La corte, centro di reti clientelari e di legittimazioni nobiliari, erose la centralità delle assemblee rappresentative.
La stessa formazione di una coscienza nazionale intorno alla corona procedette con molta lentezza, i processi di formazione degli Stati del Quattordicesimo e Quindicesimo Secolo furono dunque processi “aperti”, che diedero luogo a continue sperimentazioni negli assetti di potere.

Cap. 25. Verso gli Stati nazionali.

Stati generali e provinciali. Assemblee straordinarie che, nel regno di Francia, il sovrano convocava in circostanze particolari per consultarsi con i rappresentanti degli “stati” sociali: il clero, la nobiltà e la borghesia urbana.
Tali assemblee, avviate nel 1302, erano analoghe al “parlamento” inglese e alle cortes dei regni iberici.
Quelle “provinciali”, avviate nel 1345, erano invece convocate dal re nei feudi del regno per approvare e finanziare richieste dal sovrano.

Fazione. Dal latino factio (da factus, “atto del fare”), il termine entrò in uso nel volgare italiano nel corso del Quattordicesimo Secolo per indicare un raggruppalento di persone che perseguono un determinato intento operando in comune anche in modo violento.
Nei regni e nelle città italiane del tardo Medioevo, le fazioni conferivano identità, interessi e appartenenze comuni a schieramenti di individui, famiglie e gruppi sociali, organizzando il consenso e lottando per il potere.

Taglia. Imposta diretta in origine riscossa dai signori territoriali, in genere come prelievo straordinario e arbitrario.
Con l’affermazione dei poteri regi anche le contribuzioni dirette esatte dai loro funzionari presero il nome di taglia.

Cap. 26. Altre esperienze statali.

Tartari. Nome, derivato dal turco Tatar (da cui anche la dizione Tatari), che designava in Occidente, dal Secolo Tredicesimo, le popolazioni di lingua mongola, originarie dell’Asia centrale, che sotto la guida di Gengis Khan avevano costituito il grande impero esteso dalla Cina al Mar Nero.
Successivamente il termine finì col ricomprendere tutte le popolazioni nomadi di stirpe turca o mongolica dell’Asia centrale.
Nella mitologia greco-romana il Tartaro era il luogo infernale dove erano rinchiusi coloro che per le loro crudeltà dovevano scontare pene eterne; nella cristianità il termine fu usato per riferirsi al terrore provocato dalle razzie e della devastazione dei mongoli.

Boiaro. Termine di derivazione russa (che indica gli “uomini migliori”, o “anziani”) usato per designare i nobili proprietari terrieri che costituivano l’aristocrazia di più antica origine.

Snodo. 12. Sintesi.

Il processo di formazione degli Stati europei del Medioevo fu segnato da elementi di continuità negli sviluppi politici e da nuove tendenze nell’affermazione di assetti più stabili e definiti.
Il rafforzamento dei poteri fu perseguito da tutti i sovrani, sviluppando gli apparati amministrativi centrali e periferici.
Significative furono la formazione di corpi di ufficiali specializzati e stipendiati e le trasformazioni in senso permanente e professionale delle truppe componenti gli eserciti e delle rappresentanza diplomatiche.
Le caratteristiche comuni del processo di affermazione statale furono principalmente due.
Da un lato la perdurante pluralità dei poteri operanti all’interno dei regni, dall’altro la necessità da parte dei sovrani di negoziare con essi accordi di governo.
In queste realtà composite e pattizie emersero come luoghi di definizione reciproca dei ruoli e di mediazione politica le assemblee rappresentative dei vari “corpi” presenti nei regni.
Un rilievo importante ebbero anche aspetti informali come le ritualità del potere, l’azione delle fazioni o le reti di clientela.
La formazione dello Stato fu più intensa in Francia e in Inghilterra.
La guerra che per oltre un secolo contrappose i paesi complicò ma anche stimolò in entrambi i regni il processo di concentrazione di potere e di rafforzamento delle strutture di governo, a cominciare da quelle fiscali e militari.
In Francia il consolidamento degli apparati monarchici dovette a lungo fronteggiare la perdurante potenza della nobiltà.
In Inghilterra fu invece più precocemente raggiunto un equilibrio tra il potere del re e gli interessi delle società locali, mediato dal parlamento.
Più variegata si rivelò la formazione degli Styati in altre regioni dell’Europa occidentale, a seconda dei rapporti di forza che vennero determinandosi tra i sovrani, la nobiltà e le élites urbane.
Regni come il Portogallo o l’Aragona seppero valorizzare le componenti mercantili.
Altri, come la Castiglia, videro prevalere il peso dell’aristocrazia.
Nel ducato di Borgogna o nella stessa confederazione catalano-aragonese fu raggiunto un felice equilibrio tra la feudalità e le città.
Autonome configurazioni furono raggiunte anche dalle città nelle Fiandre e dalle comunità rurali in Svizzera.
Un elemento di novità nei quadri politici europei tra Quattordicesimo e Quindicesimo Secolo fu rappresentato anche dalla formazione di regni più ampi e stabili che in passato nelle regioni orientali, dove l’espansione tedesca era venuta meno anche per effetto della crisi del potere imperiale.
Peraltro, anche in importanti e nuove compagini territoriali come quella polacca o quella russa, il perdurante potere della nobiltà fondiaria condizionò lo sviluppo delle istituzioni monarchiche, il cui potere rimase sempre più fragile rispetto ai regni occidentali.
Un tratto comune a molti degli Stati in formazione alla fine del Medioevo, fu la progressiva emersione di un senso di appartenenza alla comunità politica attiva nel paese.
In alcuni casi, esso si tradusse anche nella definizione di un sentimento di identità di carattere tendenzialmente nazionale.
Esso poté assumere le declinazioni più diverse, facendo leva, a seconda dei casi, sulla comunità linguistica, sull’identità religiosa, sulla riunificazione politica o, come in Francia, su un vero e proprio slancio patriottico.

 Snodo 12. Sintesi cronologica

Tredicesimo Secolo.

1283              Le Corts catalane sono riconosciute dal re di Aragona
1291              Le comunità alpine di Uri, Unterwalden e Schwyz stringono il primo nucleo di alleanza della Confederazione svizzera.

Quattordicesimo Secolo.

1302              Le Fiandre conquistano l’indipendenza dal regno di Francia, con la vittoria militare e Courtrai.
1302              Filippo Quarto il Bello convoca per la prima volta gli “stati generali” del regno di Francia
1309              La corona del regno d’Ungheria perviene a un ramo degli Angiò su pressione dei pontefici francesi.
1314              Gli scozzesi conquistano l’indipendenza dagli inglesi, con la vittoria di Bannockburn
1320-40        Il parlamento inglese viene istituzionalizzato in una camera alta (House of Lords) e in una camera bassa (House of Commons).
1328              Primo censimento fiscale del regno di Francia
1328 ca.         Il duca di Mosca Ivan Danilovic ottiene dal khan mongolo il titolo di “principe di Mosca e di tutte le Russie” e sposta la sede metropolitica da Vladimir a Mosca.
1332-53        Aderiscono alla Confederazione svizzera ulteriori cantoni, compresi quelli di importanti centri urbani come Lucerna, Zurigo e Berna.
1336-96        Periodo di guerra tra il regno di Castiglia e quello di Aragona.
1337-1453    Periodo di guerra tra il regno di Francia e quello di Inghilterra, noto a posteriori come Guerra dei Cent’Anni.
1337-45        Rivolta antifrancese di una lega di città delle Fiandre guidata da Gand.
1345              Il re di Francia convoca per la prima volta gli “stati provinciali” (in Linguadoca).
1347              Il re di Polonia, Casimiro il Grande, promuove la codificazione del diritto consuetudinario in un corpus di leggi.
1362              L’inglese diviene la lingua ufficiale dei tribunali del regno d’Inghilterra, sostituendo il latino
1362-99        Gli eserciti dei granduchi di Lituania sconfiggono i tartari e ne bloccano l’espansione in Europa.
1369              Conquista il trono di Castiglia la dinastia di Trastamara, con Enrico Secondo.
1384              Le Fiandre sono annesse al ducato di Borgogna.
1385              Le cortes acclamano re di Portogallo Giovanni Primo della nuova dinastia degli Aviz.
1386              Il granduca di Lituania Jagellone, convertitosi al cristianesimo e sposata la figlia del re di Polonia, realizza l’unione tra Lituania e Polonia.
1397              Unione dinastica dei regni scandinavi di Danimarca, Norvegia e Svezia, stretta per fronteggiare l’espansionismo tedesco.

Quindicesimo Secolo.

1407              L’assassinio del fratello del re di Francia, Luigi d’Orléans, scatena la guerra civile tra la fazione lealista degli armagnacchi e quella dei borgognoni che appoggia le pretese dei re inglesi sulla corona francese.
1410              Il re di Polonia Ladislao Secondo sconfigge i Cavalieri teutonici a Tannenberg, provocandone la progressiva ritirata dai territori dell’Europa orientale.
1415              Dopo la vittoria ad Azincourt Enrico Quinto, re d’Inghilterra, conquista quasi tutta la Francia settentrionale e ottiene, nel 1420, la reggenza del regno
1415              La conquista di Ceuta sulle coste africane avvia le esplorazioni atlantiche dei portoghesi.
1429              Giovanna d’Arco guida l’esercito del re di Francia, Carlo Settimo, alla liberazione di Orléans: catturata dalla fazione dei borgognoni, sarà arsa sul rogo nel 1431.
1435              Il ducato di Borgogna si rende indipendente dal regno di Francia in cambio dell’appoggio militare contro gli inglesi.
1438              Con la Prammatica sanzione, il re di Francia Carlo Settimo sancisce il controllo delle istituzioni ecclesiastiche da parte della Chiesa “gallicana”.
1440              Nel regno di Francia la “taglia” straordinaria introdotta nel 1384 è resa un’imposta stabile annuale.
1440-44        Re Ladislao Terzo Jagellone unisce le corone lituana, polacca e ungherese, prima di venire ucciso nella battaglia di Varna contro i turchi.
1442              Il re d’Aragona Alfonso il Magnanimo conquista il regno di Napoli.
1453              Si conclude la Guerra dei Cent’Anni: agli inglesi resta in territorio francese solo il porto di Calais.
1454              Nel regno di Francia è ordinata la redazione per iscritto di tutte le consuetudini locali del regno.
1455-85        Guerra detta delle Due Rose tra le fazioni aristocratiche dei Lancaster e degli York per il controllo della corona d’Inghilterra.
1459              La sede metropolitica di Mosca rivendica la totale indipendenza sia dalla Chiesa di Roma sia da quella di Costantinopoli.
1452-72        Guerra civile nel regno di Aragona, con ampio coinvolgimento delle campagne e delle città catalane.
1477              La duchessa di Borgogna, Maria, concede un Grande privilegio alle città delle Fiandre, del Brabante e dell’Hainaut e dei Paesi Bassi che si erano più volte rivoltate nei decenni precedenti.
1479              Ferdinando Secondo d’Aragona riunifica sotto un’unica corona il suo regno e quello della moglie Isabella, regina di Castiglia e Leon.
1480              Il principe di Mosca Ivan Terzo il Grande si rende di fatto indipendente dall’Orda d’oro.
1485              Enrico Settimo della casata dei Tudor sconfigge Riccardo Terzo di York e ascende al trono d’Inghilterra.
1492              I re di Spagna espugnano Granada, ultimo emirato musulmano in terra iberica, ed espellono dalla Spagna le comunità ebraiche.
1494              Ivan Terzo il Grande viene riconosciuto zar di tutta la Russia.
1499              L’Imperatore Massimiliano Primo riconosce definitivamente l’autonomia della Svizzera.

Le assemblee rappresentative nei Secoli Quattordicesimo e Quindicesimo.

 Snodo 12. Approfondimenti bibliografici

Sugli Stati del tardo Medioevo.

La formazione degli Stati nazionali nell’Europa occidentale / a cura di Ch. Tilly. – Il Mulino, 1984
L’Occidente nei Secoli Quattordicesimo e Quindicesimo: gli Stati / B. Guenée. – Mursia, 1992
Aquile e leoni: Stato e nazione in Europa / H. Schulze. – Laterza, 1994
L’oro e la spada: capitale, guerra e potere nella formazione degli Stati europei, 990-1990 / Ch. Tilly. – Ponte alle Grazie, 1991

Sulla Guerra dei Cent’Anni.

La Guerra dei Cent’Anni: eserciti e società alla fine del Medioevo / Ch. Allmand. – Garzanti, 1990
La Guerra dei Cent’Anni / Ph. Contamine. – Il Mulino, 2013
Giovanna d’Arco / G. Krumeich. – Il Mulino, 2008

Sulle altre esperienze statali.

I regni nel Mediterraneo dal 1200 al 1500: la lotta per il dominio / D. Abulafia. – Laterza, 1999
I mercanti catalani e l’espansione della Corona aragonese nel Secolo Quindicesimo / M. Del Treppo. – L’arte tipografica, 1967
Storia della Polonia / A. Gieysztor. – Bompiani, 1983
L’orda d’oro: le conquiste militari dei mongoli, l’invasione della Russia, la grande minaccia all’Europa Occidentale / B. D. Grekov. – Res Gestae, 2013
L’Europa orientale nei Secoli Quattordicesimo e Quindicesimo / J. Macek. – Sansoni, 1974
Storia dei paesi baltici / R. Tuchtenhagen. – Il Mulino, 2008

Snodo 13. L’Italia nel Tardo Medioevo, Secoli Tredicesimo-Quindicesimo.

Il processo di formazione dello Stato assunse in Italia forme specifiche tra Quattordicesimo e Quindicesimo Secolo.
La radicata tradizione dei poteri locali impedì la formazione di una monarchia nazionale come stava avvenendo contemporaneamente nell’Europa d’Oltralpe.
Prevalse invece il policentrismo politico, con percorsi differenti a seconda delle regioni: intorno alle città nell’Italia comunale, intorno alle monarchie nel Mezzogiorno, intorno a pochi principati territoriali nell’arco alpino e subalpino, in forme più eterogenee nel dominio pontificio.
I governi centrali riuscirono ad affermare la propria autorità solo in cambio di concessioni di privilegi e di accordi politici con i poteri locali: città che persero la propria indipendenza finendo assoggettate ad altre, potenti baronati rurali spesso autonomi di fatto, patriziati urbani capaci di difendere i propri privilegi.
La frammentazione politica fu ricomposta progressivamente, a costo di una lunga competizione politica e militare, intorno ad alcuni poli politicamente più forti: Milano, Venezia, Firenze, Napoli e lo Stato Pontificio.
Intorno alla metà del Quindicesimo Secolo tale assetto configurò un sistema politico relativamente stabile fondato su una pace che durò alcuni decenni non senza tensioni e conflitti.
Il precario equilibrio tra gli Stati regionali italiani crollò alla fine del secolo nello scontro con la grande monarchia nazionale francese.

Cap. 27. Un sistema politico fragile.

L’estensione del territorio degli Stati italiani alla metà del Quindicesimo Secolo.

Ducato di Milano

27000 kmq

Terraferma veneziana

30000 kmq

Dominio fiorentino

12000 kmq

Stato Pontificio

42000 kmq

Regno di Napoli

77000 kmq

Regno di Sicilia

25700 kmq

 

Per comparazione

 

Regno d’Inghilterra

145000 kmq

Regno d’Aragona

250000 kmq

Regno di Castiglia

380000 kmq

Regno di Francia

500000 kmq

 Focus. Le guerre d’Italia e l’interpretazione di Niccolò Machiavelli.

Tra la discesa del re di Francia Carlo Ottavo, nel 1494, e l’incoronazione di Carlo Quinto, nel 1530, l’Italia conobbe un periodo tra i più burrascosi della sua storia, flagellato da quelle che i contemporanei chiamarono le “horrende guerre”.
A partire dalla fine del Quattrocento, la penisola divenne terreno di conquista per gli eserciti delle monarchie francese e spagnola.
Gli scontri si combatterono dapprima nel regno di Napoli, che il sovrano francese aveva rivendicato in quanto discendente degli Angiò, e poi si estesero alle regioni settentrionali.
Il conflitto fu durissimo perché non si risolse solo in un confronto militare fra superpotenze ma rappresentò anche uno scontro fra visioni diverse dell’Europa e del suo destino per il primato politico all’interno della cristianità occidentale e sul mondo extraeuropeo.
Al termine di un turbinoso crescendo di battaglie e fatti d’arme, la Spagna prevalse sulla Francia: la pace di Cambrai del 1529 sancì la vittoria del sovrano della casata degli Asburgo, riconosciuta sia dal papato sia dalla Francia.
Le guerre distrussero l’equilibrio che i fragili Stati italiani avevano precariamente raggiunto nella seconda metà del Quindicesimo Secolo.
La corte napoletana dei re d’Aragona fu dissolta; il sacco di Roma nel 1527 ad opera delle truppe dei lanzichenecchi, i soldati mercenari tedeschi arruolati nell’esercito imperiale, mise fine al mito aureo di Roma; Firenze subì continui mutamenti di regime; la Lombardia si ridusse a un grande campo di battaglia; e Venezia rischiò di perdere i suoi domini di Terraferma dopo la disfatta patita ad Agnadello nel 1509 dalle armate francesi.
Le guerre registrarono novità militari profonde quali il ricorso sistematico alle armi da fuoco, l’impotenza degli eserciti, il predominio della fanteria a scapito della cavalleria .
Le popolazioni, soprattutto quelle delle campagne e dei borghi rurali, subirono violenze e depredazioni che le generazioni immediatamente precedenti non avevano patito.
I patriziati cittadini e la nobiltà rurale furono travolti dagli eventi e dalla attese di mutamento politico che questi provocavano.
Alcuni letterati come Giovanni Pontano, Niccolò Machiavelli, Baldassar Castiglione e Francesco Guicciardini furono direttamente coinvolti in quel periodo tormentato e si impegnarono a interpretarlo.
Niccolò Machiavelli in particolare, che da segretario della Repubblica Fiorentina dal 1498 al 1512 aveva svolto numerose missioni diplomatiche in Germania, in Francia e negli altri Stati italiani, rivelò un’acuta percezione della complessità degli eventi e compose opere storiche e teoriche innovative (per tutte Il Principe) che muovevano da una concezione realistica della politica, dalla volontà, cioè, di contro alla tradizione moralistica, di valutare l’azione degli uomini per quello che essi sono e non per quello che dovrebbero essere.
Lo scopo ideale delle sue riflessioni era quello della “redenzione”, della salvezza, di un’Italia ormai “senza capo, sena ordine, battuta, spogliata, lacera”, umiliata dalle “crudeltà e insolenze barbare” dei suoi invasori.
Le cause di tale decadenza risiedevano, ai suoi occhi, nella divisione politica italiana storicamente dovuta all’azione del papato – che sempre aveva operato, appellandosi anche ad alleati stranieri, per impedire la formazione di uno Stato unitario nella penisola – e nella “ignavia”, nell’inettitudine dei governanti, incapaci di guadagnarsi l’appoggio dei loro “popoli” nei tempi quieti, e pronti ad affidarsi a eserciti infidi quali le truppe mercenarie in tempi di guerra.
L’unica strategia possibile, secondo Machiavelli, sarebbe stata quella di costituire un grande Stato unitario perlomeno nel centro Italia, approfittando del fatto che sul soglio pontificio sedessero due membri della casata fiorentina dei Medici: Giovanni de’ Medici, papa Leone Decimo, dal 1513 al 1521, e Giulio Zanobi de’ Medici, Clemente Settimo dal 1523 al 1534, rispettivamente figlio e nipote di Lorenzo il Magnifico.
Come primo passo si sarebbe dovuta costituire una forza armata indipendente, romana e fiorentina, formata da cittadini e da sudditi e non da mercenari, attorno alla quale avrebbero dovuto raccogliersi le altre “armi italiane” in uno sforzo comune per cacciare i “barbari”.
La precoce scomparsa degli esponenti medicei che avrebbero potuto guidare come “principi nuovi” tale tentativo, e la perdurante avversione dei patriziati cittadini ad armare il “popolo” e i contadini, vanificarono il progetto che Machiavelli suggerì in più occasioni ai Medici.
Il sacco di Roma mise definitivamente fine allo splendore dei pontificati medicei.

Cap. 28. Gli Stati.

Res publica, repubblica, repubblicanesimo.

Il termine latino res publica (“cosa pubblica”, cioè cosa di tutti) era usato nell’Antichità come sinonimo di Stato, in quanto i fondamenti ideali del diritto pubblico repubblicano (omnis potestas in populo, “tutto il potere risiede nel popolo”) non furono mai disconosciuti, neppure quando si affermò l’assolutismo monarchico imperiale.
Anche nel Medioevo il termine designò genericamente le varie forme dell’ordinamento pubblico: il regno, l’impero, il potere del papa e qualsiasi altra formazione politica che esercitasse un dominio sulle persone e sui territori.
Non indicava, cioè, una specifica forma di governo.
E’ pertanto improprio usarlo per indicare il regime politico delle città comunali italiane.
Fu solo nella Firenze impegnata nella guerra contro i Visconti che i cancellieri Coluccio Salutati e Leonardo Bruni elaborarono consapevolmente l’ideale del “repubblicanesimo” come forma di governo antagonista a quella signorile, come un’esperienza di “libertà” capace di opporsi al regime “tirannico”.
Per questa via entrò in uso indicare come “repubbliche” le città rette da governi collegiali (Firenze, Genova, Lucca, Venezia o la stessa Milano per un breve periodo) riservati a una ristretta oligarchia che, come suggeriva Cicerone in termini ideali, si configurava come una comunità di persone, tra sé associate per osservare la comunanza degli interessi nella giustizia, che detengono collettivamente il potere e dispongono di eguali diritti.

I sette maggiori contribuenti fiorentini secondo il catasto del 1427

Palla di Noferi Strozzi

101.422

Giovanni di Bicci de’ Medici

79.472

Francesco e Niccolò di Simone Tornabuoni

46.320

Bernardo di Lamberto Lamberteschi

41.727

Andrea di Guglielmo de’ Pazzi

31.000

Agnolo e Giovanni di Filippo Pandolfini

27.706

Ridolfo di Bonifazio Peruzzi

20.542

Patrimonio accertato in fiorini d’oro

 Condottiere. Il termine, dal latino conducere (“condurre”), entrò in uso nel volgare italiano nel Quattordicesimo Secolo per indicare il comandante militare a capo di una compagnia di soldati mercenari.
Egli stipulava un contratto, detto “condotta”, con i signori o le autorità comunali con il quale si impegnava a condurre in guerra i suoi militi per un periodo prestabilito, in cambio di uno stipendio concordato.

Snodo 13. Sintesi.

Negli ultimi secoli del Medioevo l’Italia fu protagonista di una serie di processi politici che la differenziarono profondamente dal resto dell’Europa occidentale.
A fronte di una perdurante floridità di sviluppi economici, civili e culturali, emerse la fragilità dei suo sistema politico, destinato a soccombere alle grandi potenze francese e spagnola all’inizio del Sedicesimo Secolo: città troppo forti, Stati troppo deboli e, nei regni meridionali, una nobiltà capace di contrastare il potere dei sovrani privi di un sostegno finanziariamente robusto da parte dei gruppi urbani mercantili e borghesi.
Soprattutto, l’Italia del Tardo Medioevo fu caratterizzata dal particolarismo politico.
Mentre i regni europei si rafforzavano su base nazionale, la penisola rimase divisa in una molteplicità di formazioni politiche.
Alla frammentazione territoriale corrispose una varietà di configurazioni istituzionali e di regimi politici.
Essi trovarono tra Tredicesimo e Quattordicesimo Secolo un qualche equilibrio tra le contrapposte coordinazioni guelfa e ghibellina: la prima guidata dal papato col sostegno della potenza angioina, la seconda che confidava nelle sempre più sporadiche discese in Italia degli imperatori.
Nell’Italia centro-settentrionale le città conobbero tra Tredicesimo e Quattordicesimo Secolo la mutazione dei poteri signorili, per il loro irreversibile rafforzamento in senso autoritario, che disperse il grado di consenso e legittimazione da parte delle comunità cittadine.
La percezione di una discontinuità nelle pratiche di governo fece emergere nel lessico politico e nella riflessione dottrinaria la questione della “tirannide”, vale a dire dell’azione degenerata dei governanti, in rapporto alla loro capacità o inclinazione a perseguire o meno il bene comune.
La frammentazione territoriale e politica fu ricomposta tra Quattordicesimo e Quindicesimo Secolo dalle principali città, che ne assoggettarono altre insieme ai loro contadi, alle comunità rurali e ai poteri signorili.
Dalla lunga competizione politica e militare emersero alcuni Stati di dimensione regionale (Milano, Venezia, Firenze), contornati da poche formazioni signorili e cittadine minori.
La forma di Stato fu anche in questo caso composita, pur in una varietà di soluzioni, con riconoscimenti di diritti ai poteri locali e irrobustimento degli apparati amministrativi centrali e periferici.
Nonostante il trasferimento ad Avignone e la lunga crisi culminata con lo scisma e la contestazione conciliare, il papato riuscì a mantenere faticosamente il controllo dello Stato territoriale che aveva formato dal Tredicesimo Secolo nelle regioni del centro Italia.
Peraltro, solo per brevi periodi e per certe aree il dominio poté essere esercitato in forma diretta, data l’eterogeneità e l’autonomia di fatto che i poteri locali si erano garantiti nel tempo.
Solo dalla metà del Quindicesimo Secolo il governo pontificio poté farsi più continuo attraverso una rete di ufficiali.
Le vicende delle monarchie meridionali furono dominate dalla progressiva espansione della corona aragonese, che culminò nella prima metà del Quindicesimo Secolo con il definitivo controllo del regno di Napoli, della Sicilia e della Sardegna.
Importante era stato però, anche per gli assetti politici dell’intera penisola, il dominio angioini sul regno di Napoli tra Tredicesimo e Quattordicesimo Secolo.
Entrambe le dinastie dovettero costantemente confrontarsi con la potenza di una nobiltà divisa in fazioni e pronta a ribellarsi, anche per la debolezza dei gruppi mercantili e imprenditoriali urbani.
Alla metà del Quattrocento venne stabilizzandosi un sistema politico imperniato sui cinque Stati maggiori (intorno ai domini di Milano, Venezia, Firenze, Napoli e pontificio) e su una costellazione di formazioni minori, che congelò ulteriori espansioni territoriali attraverso una pace che era soprattutto frutto delle debolezze individuali.
Un’intensa attività diplomatica riuscì a sedare diffidenze e colpi di mano reciproci fino a quando la riconquista francese del Regno di Napoli non infranse definitivamente il precario equilibrio politico italiano.

Snodo 13. Sintesi cronologica.

Tredicesimo Secolo.

1259-79        Signoria di Carlo Primo d’Angiò su molte città piemontesi, lombarde e toscane.
1266-68        La conquista del Regno di Sicilia da parte di Carlo Primo d’Angiò sancisce l’alleanza tra il papato, il Regno di Francia e le città comunali governate dai guelfi.
1282              Rivolta dei Vespri in Sicilia contro il dominio angioino
1285-1309    Carlo Secondo d’Angiò è costretto a convocare più volte il parlamento del regno di Napoli e a concedere ampi privilegi fiscali e giudiziari alla nobiltà.
1296              Federico Terzo d’Aragona assume la corona di re di Sicilia, autonoma da quella di Barcellona, introduce il parlamento e alcune riforme amministrative.

Quattordicesimo Secolo.

1302              La pace di Caltabellotta sancisce la divisione del Regno di Trinacria (la Sicilia) da quello angioino del Mezzogiorno continentale.
1309-43        Lungo dominio di Roberto Primo d’Angiò sul Regno di Napoli e su varie città italiane
1310-13        La discesa in Italia dell’imperatore Enrico Settimo si infrange nel conflitto tra le grandi coordinazioni guelfa e ghibellina
1311              L’imperatore Enrico Settimo concede il titolo di vicario imperiale ad alcuni signori cittadini lombardi e veneti.
1316-28        Castruccio Castracani afferma il proprio dominio signorile su Lucca, Pistoia, Luni e Volterra.
1323              Gli aragonesi avviano la conquista della Sardegna, incontrando la tenace resistenza dei “giudicati” locali.
1347-50        Cola di Rienzo “tribuno” di Roma
1349-54        Giovanni Visconti, arcivescovo di Milano, impone la sua signoria anche su Brescia, Vercelli, Genova, Parma e Bologna.
1353-67        Il legato papale Egidio di Albornoz restaura l’autorità pontificia nello Stato della Chiesa.
1355              L’imperatore Carlo Quarto di Lussemburgo è l’ultimo sovrano a farsi incoronare a Roma, rinunciando a ogni ambizione di autorità in Italia.
1355              Il governo del comune di Firenze ottiene il titolo “vicariale” dall’imperatore Carlo Quarto.
1357              Il legato papale Egidio di Albornoz emana le Costituzioni egidiane, che ribadiscono le prerogative pontificie e riconoscono alcuni diritti ai comuni e ai signori dello Stato della Chiesa.
1378-81        La flotta navale di Genova occupa le lagune veneziane e i centri di Chioggia e Grado
1381              Alla morte di Giovanna Prima d’Angiò, il Regno di Napoli è a lungo conteso tra vari rami della dinastia.
1385-1402    Gian Galeazzo Visconti sottomette il Canton Ticino, la Lombardia, il Piemonte orientale e le città di Verona, Vicenza, Padova, Belluno, Pisa, Siena, Perugia, Spoleto e Bologna.
1385-1421    Firenze sottomette Arezzo, Volterra, Pistoia, Pisa e altri centri urbani toscani.
1392              Emanazione della Carta de logu nel giudicato di Arborea in Sardegna.
1395              Gian Galeazzo Visconti acquista dall’imperatore Venceslao il titolo di “principe e duca” di Milano.

Quindicesimo Secolo.

1400-30        Lucca sperimenta la lunga signoria di Paolo Guinigi.
1404-28        Venezia sottomette Padova, Vicenza, Verona, Brescia e Bergamo, il patriarcato di Aquileia, il Cadore, il Friuli e la Carnia.
1409              Il Regno di Sicilia è inglobato formalmente nella corona d’Aragona, amministrato da un viceré.
1409-21        Gli aragonesi completano la definitiva conquista della Sardegna e vi costituiscono un viceré.
1416              Il condottiere Braccio da Montone si insignorisce a Perugia.
1421              Gli aragonesi completano la conquista della Sardegna e vi costituiscono un viceré.
1427              I governanti di Firenze istituiscono il catasto fiscale per tutti i sudditi del dominio.
1430              Il duca di Savoia, Amedeo Ottavo, emana importanti statuti per il dominio nel quadro di un’ampia riforma amministrativa e politica.
1434-94        Signoria della famiglia dei Medici su Firenze.
1437              Il doge di Venezia ottiene il titolo “vicariale” dall’imperatore.
1442              Alfonso Quinto d’Aragona riunifica sotto il suo dominio i regni di Sicilia e di Napoli e la Sardegna.
1447-50        Alla morte, senza eredi, di Filippo Maria Visconti, il patriziato di Milano dà vita alla “repubblica ambrosiana”.
1450              Il condottiero marchigiano Francesco Sforza si impadronisce del ducato di Milano.
1454              Pace di Lodi tra il Ducato di Milano e Venezia.
1455              Viene istituita la Lega italica tra gli Stati italiani.
1462-1506    Signoria dei Bentivoglio su Bologna.
1476              Assassinio del duca di Milano Galeazzo Maria Sforza per una congiura.
1478              Congiura dei Pazzi a Firenze contro Lorenzo de’ Medici.
1482-84        Guerra di Ferrara tra Venezia e il duca d’Este, per il controllo delle saline del Polesine, poi cedute a Venezia.
1485              Rivolta dei baroni contro Ferrante d’Aragona, re di Napoli.
1487-1525    Signoria dei Petrucci su Siena.
1494-1495    Spedizione armata di Carlo Ottavo, re di Francia, che si impossessa del Regno di Napoli; cominciano le cosiddette “guerre d’Italia”.

Sedicesimo Secolo.

1509              L’esercito di Venezia è sconfitto nella battaglia di Agnadello dalla coalizione tra i re di Spagna e di Francia.
1527              Sacco di Roma ad opera dei lanzichenecchi, i soldati mercenari tedeschi arruolati nell’esercito imperiale.
1529              Con la pace di Cambrai il re di Francia, Francesco Primo di Valois, rinuncia ad ogni pretesa sul Regno di Napoli e sul Ducato di Milano, che spettano al re di Spagna, Austria e Germania, Carlo Quinto d’Asburgo.
1530              Carlo Quinto d’Asburgo è incoronato imperatore da papa Clemente Settimo (Giulio de’ Medici).

Policentrismo politico e ricomposizione territoriale tra Tredicesimo e Quindicesimo Secolo.

Snodo 13. Approfondimenti bibliografici.

Sul sistema politico dell’Italia nel Tardo Medioevo.

Le armi, i cavalli, l’oro: Giovanni Acuto e i condottieri nell’Italia del Trecento / D. Balestracci. – Laterza, 2009
Condottieri e uomini d’arme nell’Italia del Rinascimento / a cura di M. Del Treppo. – Liguori, 2001
La crisi degli ordinamenti comunali e le origini dello Stato del Rinascimento / a cura di G. Chittolini. – Il Mulino, 1979
Italia quattrocentesca: politica e diplomazia nell’età di Lorenzo il Magnifico / R. Fubini. – Angeli, 1994
Guelfi e ghibellini nell’Italia del Rinascimento / a cura di M. Gentile. – Viella, 2005
Le Italie del Tardo Medioevo / a cura di S. Gensini. – Pacini, 1990
La congiura dei Pazzi: intrighi politici, sangue e vendetta nella Firenze dei Medici / L. Martines. – Mondadori, 2005
Origini dello Stato: processi di formazione statale in Italia fra Medioevo ed età moderna. – Il Mulino, 1994
Le guerre d’Italia, 1494-1530 / M. Pellegrini. - <il <mulino, 2009
Principi e città alla fine del Medioevo / a c. di S. Gensini. – Pacini, 1997
“Uno mundo de carta”: forme e strutture della diplomazia sforzesca / F. Senatore. – Liguori, 1999
Lo Stato del rinascimento in Italia, 1350-1520 / a c. di A. Gamberini et al. – Viella, 2014
Tiranni e tirannide nel Trecento italiano / a c. di A. Zorzi. – Viella, 2013

Sugli Stati territoriali.

Immagini di potere e prassi di governo: la politica feudale di Filippo Maria Visconti / F. Cengarle. – Viella, 2006
Città, comunità e feudi negli Stati dell’Italia centro settentrionale, Quattordicesimo-Sedicesimo Secolo / G. Chittolini. – Unicopli, 1996
La formazione dello Stato regionale e le istituzioni del contado, Secoli quattordicesimo e Quindicesimo / G. Chittolini. – Unicopli, 2005
Lo Stato visconteo: linguaggi politici e dinamiche costituzionali / A. Gamberini. – Angeli, 2005
Prima del debito: finanziamento della spesa pubblica e gestione del deficit nelle grandi città toscane, 1200-1350 / M. Ginatempo. – Olscki, 2000
Gli Sforza a Milano e in Lombardia e i loro rapporti con gli Stati italiani ed europei, 1450-1535. – Cisalpino-Goliardica, 1982
Lo Stato territoriale fiorentino, Secoli Quattordicesimo-Quindicesimo: ricerche, linguaggi, confronti / a cura di A. Zorzi, W. J. Connell. – Pacini, 2001
La Toscana al tempo di Lorenzo il Magnifico: politica, economia, cultura, arte. – Pacini, 1996
Comuni cittadini e Stato regionale: ricerche sulla Terraferma veneta nel Quattrocento / G. M. Varanini. – Libreria editrice universitaria, 1992

Sui regni.

Governare un regno: potere, società e istituzioni in SIcilia fra Trecento e Quattrocento / P. Corrao. – Liguori, 1991
Potere e mercanti in Sicilia, Secoli Tredicesimo-Sedicesimo / S. R. Epstein. – Einaudi, 1996
Nobiltà di stato: famiglie e identità aristocratiche del tardo Medioevo: la Sicilia / E. I. Mineo. – Donzelli, 1989
Gli anni del Vespro: l’immaginario, la cronaca, la storia / S. Tramontana. -  Dedalo, 1989
Il Mezzogiorno medievale: normanni, svevi, angioini, aragonesi nei Secoli Undicesimo-Quindicesimo / S. Tramontana. – Carocci. 2000

Snodo 14. Verso nuovi mondi, Secoli Quattordicesimo-Sedicesimo.

Tra Quattordicesimo e Quindicesimo Secolo emerse nella consapevolezza degli uomini dotti europeo, e in primo luogo italiani, la percezione di una discontinuità profonda rispetto al periodo recente – dominato da un clima continuo di guerre, pestilenze, carestie e superstizioni – e dell’aprirsi di un’epoca nuova.
La discontinuità fu innanzitutto un fenomeno intellettuale, che si propose una “rinascita” della civiltà fondata sul confronto con il modello dell’Antichità e degli autori classici, ritenuti espressione insuperata della pienezza vitale dell’uomo attivo nel mondo.
Si sviluppò così il movimento culturale dell’Umanesimo che, rivalutando la dignità dell’uomo attraverso l’educazione e la cultura, fece dei letterati, degli artisti e degli scienziati i protagonisti di un’età che si usa indicare con il termine Rinascimento.
La fiducia nelle possibilità dell’uomo di intervenire positivamente sulla realtà pose le basi per lo sviluppo di nuove conoscenze astronomiche e cosmografiche che consentirono di avviare tra Quindicesimo e Sedicesimo Secolo inedite esplorazioni geografiche sostenute da forti motivazioni economiche, politiche e religiose.
La discontinuità con il periodo precedente fu dunque anche una discontinuità spaziale, capace di riscrivere i confini del mondo.
La circumnavigazione dell’Africa e poi del nuovo continente americano non aprì solo nuove vie oceaniche per raggiungere l’Asia ma dischiuse agli europei la conoscenza di un mondo che cambiò in pochi decenni il suo volto.
A mappare i nuovi spazi furono, non a caso, gli intellettuali umanisti.

 Cap. 29. L’Umanesimo: una discontinuità intellettuale.

Focus. Umanesimo e Rinascimento.

Umanesimo e Rinascimento sono termini entrati in uso nel Diciannovesimo Secolo tra gli studiosi per indicare due vasti movimenti intellettuali e culturali, tra loro strettamente correlati, sviluppatisi tra Quattordicesimo e Sedicesimo Secolo dapprima in Italia e poi in altri paesi dell’Occidente europeo.
In estrema sintesi, si può dire che l’Umanesimo accompagnò la nascita e lo sviluppo del Rinascimento, così come è corretto affermare che l’Umanesimo fu l’atteggiamento mentale – di rivalutazione della dignità dell’uomo attraverso gli strumenti intellettuali offerti dalla classicità – di cui il Rinascimento fu la sostanza sociale, culturale ed artistica in un’epoca nuova di cui gli intellettuali si sentirono pieni protagonisti.
Allo stesso tempo, è limitativo ritenere che l’Umanesimo si risolse solo nella riscoperta letteraria ed erudita degli scrittori greci e romani, o che il Rinascimento fu essenzialmente un fenomeno artistico.
Si trattò invece di due diverse declinazioni, tra loro strettamente complementari – al punto che gli studi più recenti usano l’espressione “Umanesimo rinascimentale” -, di una nuova visione del ruolo dell’uomo nel mondo e nella storia.
Comune era la discontinuità che gli intellettuali e gli artisti vollero marcare rispetto alla tradizione  culturale più recente, per situare nel tempo presente l’inizio di un’”età nuova” in contrapposizione all’”età di mezzo” rappresentata come un lungo periodo di eclissi della civiltà classica, decaduta in una barbarie che l’Umanesimo intendeva riscattare promuovendo una “rinascita” della civiltà fondata sul ritorno all’Antichità.
Espressione ne furono, per esempio, la polemica contro le dispute grammaticali dei secoli precedenti e il loro latino imbarbarito rispetto a quello degli autori romani, o lo studio filologico delle versioni greca e latina del Nuovo Testamento in polemica con la teologia tardo-medievale accusata di aver trascurato il testo sacro per seguire piuttosto dei valori etici, della libertà di espressione, dell’equilibrio e dell’eleganza formali, di contro alla cultura falsa e oppressiva che aveva imbarbarito l’epoca immediatamente precedente.
Il Rinascimento fondò nella discontinuità con il Medioevo l’autorappresentazione della civiltà occidentale attraverso una nuova periodizzazione della storia europea legata all’idea di progresso.
Fu infatti l’Illuminismo, nel Diciottesimo Secolo, a interpretare il Rinascimento come la stagione iniziale della secolarizzazione della cultura occidentale, come il primo passo verso la civilizzazione dei costumi e lo sviluppo tecnologico raggiunto nell’età moderna.
La sistemazione retrospettiva riconosceva all’Umanesimo il merito del risveglio della civiltà che spiegava il Rinascimento e, in continuità, la Riforma, la filosofia razionale, l’Illuminismo e poi anche il Romanticismo e lo Stato liberale.
A metà del Diciannovesimo Secolo, lo storico dell’arte svizzero Jacob Burckhardt rielaborò tale eredità in una rappresentazione grandiosa e unitaria della civiltà rinascimentale, nella quale riconosceva non solo la fine del Medioevo ma soprattutto le origini dell’individualismo moderno, incarnato dalle figure gemelle dell’artista di genio e del tiranno  come “artista della politica”.
Nel Ventesimo Secolo, con la crisi delle istituzioni liberali e democratiche e il trionfo delle dittature, venne ridefinendosi anche il paradigma culturale che aveva individuato nell’Umanesimo italiano la propria sorgente ideale e, grazie al suo influsso, la base del modello educativo dominante in Occidente dall’età moderna.
Interpretazioni revisioniste hanno sottolineato come i temi tradizionalmente attribuiti all’Umanesimo – dalla scoperta della natura alla dignità dell’uomo – si troverebbero già tutti nel Medioevo e come l’inconsistenza filosofica del Rinascimento ricollegherebbe anche la scienza e il pensiero moderno direttamente all’età precedente.
Dopo le due guerre mondiali, con la relativizzazione della centralità della civiltà occidentale, è venuta meno anche la visione unitaria della cultura rinascimentale quale fondamento dell’identità della storia europea.
In uno scenario mondiale sempre più complesso gli storici e gli antropologi hanno evidenziato come anche altre civiltà – dal mondo arabo all’India, alla Cina – elaborarono propri Rinascimenti, ai quali quello europeo avrebbe attinto nei secoli a piene mani.

Corte. Termine (derivato dal latino “curia”) con il quale si indicava anzitutto il luogo, normalmente un palazzo o un castello, dove il re, il principe o il signore risiedeva.
La corte non era tuttavia solo un luogo fisico, il termine indicava anche la famiglia e tutto il seguito di un sovrano (cancellieri, segretari, ministri, ecc.), cioè il complesso delle persone addette all’amministrazione della reggia e al servizio privato della famiglia regnante (camerieri, cuochi, stallieri, etc.).
Durante il Rinascimento, le corti conobbero un nuovo sviluppo intorno ai signori, privilegiando non più solo la nobiltà di sangue e la fedeltà di tipo feudale, ma la cultura, la raffinatezza e una straordinaria fioritura artistica.

Mecenatismo. Il termine – che deriva il nome dal patrizio romano Caio Clino Mecenate del Primo Secolo a. C., protettore dei poeti Virgilio e Orazio – indica l’usi, molto diffuso tra i signori, i papi e i sovrani del Rinascimento, di promuovere le arti, le lettere e le scienze attraverso la committenza di opere e la protezione di artisti e studiosi.
Alla sua base vi erano motivi culturali e di gusto, ma anche la ricerca di prestigio e di consenso.

Repubblica delle lettere. Questa espressione, nata nel Quindicesimo Secolo in Italia e poi diffusasi in Europa grazie soprattutto alle opere di Erasmo da Rotterdam, indica il sentimento, condiviso dagli uomini di cultura del Rinascimento, di formare una comunità: per questi pensatori la sfera della cultura poteva essere un mondo autonomo, indipendente dalle divisioni nazionali e religiose e fondato sull’uguaglianza e sull’universalità.

Cap. 30. Le esplorazioni geografiche: una discontinuità spaziale.

Caravella. Tipo di nave messa a punto dai portoghesi e largamente impiegata tra Quindicesimo e Diciassettesimo Secolo nel mondo iberico.
Dotata in genere di due alberi a vele quadre e uno a vela triangolare (“latina”), di un solo ponte e all’occorrenza armata con qualche cannone, era originariamente adibita al trasporto, per la sua capacità di carico (dalle 100 alle 300 tonnellate).
Finì per essere utilizzata anche nei viaggi transoceanici.

Sestante. Strumento ottico per la misurazione dell’altezza degli astri sull’orizzonte.
Era usato soprattutto su navi e imbarcazioni nella navigazione astronomica per determinare la loro posizione geografica.
Dal Quindicesimo Secolo sostituì l’astrolabio, il più antico strumento astronomico per la navigazione.

Casta. Termine derivato dal portoghese casta (“stirpe”, “razza”), che indica un gruppo sociale chiuso i cui membri sono uniti da comunanza di razza, di religione o di mestiere.
Le caste rappresentano l’istituzione prevalente nella storia dell’India sin dalla diffusione dell’induismo, per poi riprodursi anche in ambito musulmano e cristiano.

Induismo. Il termine indù fu coniato in seguito alla diffusione dell’islam in India per indicare la regione del fiume Indo e, per estensione, i territori dell’intero subcontinente, i loro abitanti e la loro civiltà.
Furono i colonizzatori inglesi, dalla fine del Diciottesimo Secolo, a dare il nome di “induismo” a una ricchissima tradizione di dottrine, di credenze, di riti regionali (dalle arti al diritto, dalle vie di salvezza agli stili di regalità) che, nei loro strati più antichi, risalivano al secondo millennio prima di Cristo, e che si svilupparono dal Decimo-Undicesimo Secolo come prosecuzione delle principali filosofie e fedi religiose esistenti in India prima dell’arrivo dell’islam.

Buddhismo. Disciplina spirituale fondata da Gautama Buddha, vissuto tra il Sesto e il Quinto Secolo a. C. nell’India nord-orientale.
Nei secoli successivi si diffuse in gran parte del subcontinente e in vaste zone dell’Asia orientale assumendo i caratteri di dottrina filosofica speculativa intesa a trovare la soluzione del problema dell’eterno morire e rinascere dell’uomo nel ciclo delle esistenze.
La fine del Medioevo europeo coincise con un suo arretramento nel continente indiano, soprattutto a vantaggio dell’islam.

Confucianesimo. Sistema di dottrine religiose, ma soprattutto sociali e politiche, elaborato dal filosofo Confucio, vissuto nell’attuale Cina tra il Sesto e il Quinto Secolo a. C., e dai suoi successori.
Basato su una particolare attenzione verso la formazione morale ed etica dell’individuo, cui si uniscono i doveri dell’individuo verso sé stesso, verso lo Stato e verso la famiglia, il confucianesimo si è rivelato un potente strumento di governo, nel quale la struttura sociale rispecchia l’equilibrio interiore.

Scintoismo. Tradizione religiosa e rituale giapponese fondata sulla credenza che tutti i fenomeni naturali siano espressione di forze divine, che venne precisandosi quando, nel Sesto Secolo d. C., entrò in contatto con il buddhismo.
Lo scintoismo non possiede eroi fondatori, canoni scritturali e dogmi, ma associa al culto degli antenati un forte senso della continuità e dell’ordine politico.

Conquistadores. Avventurieri spagnoli che conquistarono l’America meridionale nella prima metà del Sedicesimo Secolo soggiogando le popolazioni autoctone e dando inizio al loro genocidio.
Figli della nobiltà cadetta, furono indotti ad attraversare l’Atlantico dalla prospettiva della gloria militare e di un facile arricchimento.

Snodo 14. Sintesi.

Per secoli l’eredità romana era apparsa agli uomini colti una realtà viva, un retaggio di modelli e di cultura.
Nel corso del Quattordicesimo Secolo il mondo antico iniziò ad apparire estraneo alla società che si era delineata nei tempi recenti.
Il confronto con i modelli classici divenne il metro di giudizio di un nuovo movimento, originato tra gli intellettuali laici delle città italiane, improntato ai temo della “rinascita” della civiltà e del ritorno all’antico: l’Umanesimo.
La riscoperta degli autori classici, l’adozione del metodo filologico, e la valorizzazione della cultura antica, furono poste alla base di un ideale educativo dell’uomo virtuoso incentrato sulla sua dignità e sulla sua centralità nella natura.
Una filosofia che, se favorì la laicizzazione del pensiero, fu capace anche di coniugarsi alla religione in una visione rinnovata del cristianesimo.
Fondamentale nell’irradiazione europea della cultura umanistica fu la circolazione del sapere permessa dalla diffusione della stampa.
Nel Quindicesimo Secolo nelle arti plastiche e figurative si diffuse un linguaggio espressivo nuovo basato si un’attenzione oggettiva per la natura e sulla rappresentazione razionale dello spazio secondo le leggi della prospettiva.
Gli artisti cominciarono a essere considerati degli intellettuali e a essere ospitati, insieme a letterati e pensatori, nelle corsi signorili e principesche.
La Roma pontificia divenne il centro propulsore del Rinascimento fino ai primi decenni del Sedicesimo Secolo.
Il desiderio di sapere globale, esteso a ogni aspetto della realtà, rappresentò una delle eredità maggiori dell’Umanesimo nella storia della cultura e della scienza.
L’astronomia giunse a intuire la non finitezza dell’universo e la centralità del sole nel sistema planetario.
Dall’ipotesi ormai generalmente accettata della sfericità della terra matematici e cosmografi derivarono la supposizione che fosse possibile raggiungere qualsiasi suo punto procedendo in qualsiasi direzione.
La più raffinata rappresentazione dello spazio consentì di redigere carte geografiche del mondo conosciuto, dello spazio marino e delle possibili distanze tra Europa e Asia.
Nel corso del Quindicesimo Secolo maturò così in Europa l’idea di raggiungere le Indie, vale a dire la parte sud-orientale del continente asiatico, non più attraverso un percorso marittimo e terrestre tra Mediterraneo, Egitto e Mar Rosso, ma direttamente vi amare.
Motivazioni commerciali furono all’origine delle esplorazioni portoghesi lungo le coste dell’Africa: la ricerca di oro, di spezie e di schiavi.
A queste si accompagnò una forte componente religiosa, vale a dire l’idea di cristianizzare il mondo, che era particolarmente sentita nei regni iberici dove aveva forti radici l’ideale della reconquista.
I portoghesi entrarono in contatto alla fine del Quindicesimo Secolo con un continente asiatico organizzato in imperi fortemente caratterizzati, come la cristianità occidentale, da identità religiose: i sultanati indiani progressivamente islamizzati e infine inquadrati dall’impero Moghul, il sud-est buddista dominato dall’Impero Khmer e dal quello Dai Viet, la Cina dapprima invasa dai mongoli e poi liberata dalla dinastia confuciana dei Ming, il Giappone guidato formalmente da un “sovrano celeste” shintoista ma governato di fatto dal regime militare dello shogunato.
Gli spagnoli investirono invece sull’esplorazione avviata dal viaggio di Cristoforo Colombo, influenzato dalla teoria del cosmografo Toscanelli che la via più diretta per raggiungere l’Oriente fosse la traversata dell’Atlantico.
A rendersi conto di essere al cospetto di un mondo nuovo fu l’umanista Amerigo Vespucci, da cui derivò il nome del continente.
I conquistadores distrussero i grandi imperi autoctoni dei maya, degli aztechi e degli inca, depredandone le immense ricchezze e avviando il fenomeno del colonialismo europeo.

Snodo 14. Sintesi cronologica.

Tredicesimo Secolo.

1275-92        Il veneziano Marco Polo soggiorna presso la corte imperiale cinese, visitando l’Asia orientale e lasciandone testimonianza nel Milione.
1279              La dinastia mongola degli Yuan, fondata da Qubilai, si impone alla guida dell’Impero cinese, spodestando la dinastia Song.

Quattordicesimo Secolo.

1315              Albertino Mussato è incoronato poeta dai concittadini di Padova dopo la lettura pubblica della sua tragedia sulla tirannide di Ezzelino da Romano.
1328              Il sultanato islamico di Delhi, formatosi nel Tredicesimo Secolo nell’India settentrionale, sposta la capitale a Daulatabad nel sud del subcontinente.
1333              Il tentativo di restaurazione del potere imperiale provoca la fine dello shogunato degli Hojo e apre una lunga fase di guerra civile in Giappone.
1338              Si afferma in Giappone lo shogunato degli Ashikaga, caratterizzato dall’espansione dei commerci interni e con la Cina.
1341              Francesco Petrarca, prima grande figura di letterato umanista, è incoronato poeta, al modo antico, dal Senato di Roma.
1368              Il seguito a una rivolta contro la dominazione mongola, Zhu Yuanzhang conquista Pechino e dà inizio alla dinastia cinese dei Ming.
1375              Muore Giovanni Boccaccio, maggiore prosatore del suo tempo e alacre scopritore di testi antichi.
1397              Il cancelliere Coluccio Salutati istituisce la prima cattedra di greco a Firenze, affidandola al dotto bizantino Emanuele Crisolora.

Quindicesimo Secolo.

1418-56        Sotto l’impulso del re Enrico il navigatore, i portoghesi fondano basi commerciali e militari nelle isole africane di Madera, delle Azzorre, di Capo Verde e lungo le coste del Senegal.
1428              Muore il pittore Masaccio, caposcuola del rinnovamento figurativo dell’arte rinascimentale.
1428              La dinastia Le libera i territori occupati nel 1407 dall’Impero cinese dei Ming e ricostituisce l’Impero del Dai Viet nell’area dell’odierno Viet Nam.
1431              La conquista della capitale Angkor da parte della popolazione thai pone fine all’Impero Khmer, sorto nel Nono Secolo, nel sud-est asiatico.
1436              Si completa a Firenze la costruzione, avviata nel 1420, della grande cupola della cattedrale di Santa Maria del Fiore, sotto la direzione dell’architetto Filippo Brunelleschi.
1440              Il re Montezuma Primo accresce la potenza dell’Impero azteco, esteso a gran parte del Messico centro-meridionale.
1440              Lorenzo Valla dimostra che la donazione dell’Impero fatta dall’imperatore Costantino al Papa Silvestro Primo è un falso dell’Ottavo Secolo.
1441-42        Una missione del clero del Regno d’Abissinia partecipa al Concilio di Firenze.
1444              Muore Leonardo Bruni, cancelliere della Signoria di Firenze, umanista e traduttore dei grandi trattati di filosofia pratica di Aristotele.
1444              Il primo carico di schiavi, acquistato nel regno africano del Benin, è portato in Portogallo.
1453              L’umanista Giannozzo Manetti rivendica il senso della dignità dell’uomo e della sua funzione nel mondo.
1453              Dopo la caduta di Costantinopoli, molti eruditi greci portano in Occidente i propri libri, che contribuiscono alla nascita di importanti biblioteche.
1456              L’artigiano tedesco Johannes Gutenberg pubblica a Magonza la prima Bibbia a stampa.
1459              Per volere di Cosimo de’ Medici, signore di Firenze, il filosofo Marsilio Ficino fonda l’Accademia platonica.
1464              L’Impero del Songhai, nel Sahel africano, annette l’Impero del Mali, che la dinastia dei Keita aveva convertito all’islam.
1464              Muore il matematico tedesco Niccolò Cusano, che per primo aveva avanzato l’idea che l’universo possa non essere finito e non avere un centro unico.
1467      In Giappone si sviluppano autonomi poteri locali da parte dei governatori militari, fino alla deposizione nel 1753 dell’ultimo shogun Ashikaga.
1472              Muore Leon Battista Alberti, una delle figure più poliedriche del Rinascimento: letterato, pedagogista, architetto, archeologo.
1482              Muore il matematico Paolo dal Pozzo Toscanelli, giunto per primo a sostenere che la via più diretta per raggiungere l’Asia fosse l’Oceano Atlantico.
1484              Cristoforo Colombo presenta invano al re di Portogallo Giovanni Secondo il progetto di raggiungere l’Asia attraversando direttamente l’Oceano Atlantico.
1486              Nell’Oratio de hominis dignitate, il filosofo Giovanni Pico della Mirandola esalta la libertà che differenzia l’uomo dagli altri esseri del creato.
1487              L’esploratore portoghese Bartolomeo Diaz raggiunge il capo di Buona Speranza, la punta meridionale del continente africano.
1491              Il sovrano del regno di Manikongo, sul fiume Congo, si fa battezzare col nome di Giovanni Primo e accoglie missionari e artigiani europei.
1492              Finanziato dalla regina Isabella di Castiglia, Cristoforo Colombo intraprende il suo viaggio atlantico verso le Indie e sbarca su un’isola dell’arcipelago delle Bahamas.
1493              Il portoghese Pero da Covilhã è il primo europeo a giungere alla corte del regno cristiano di Etiopia.
1494              Il re di Spagna e di Portogallo sottoscrivono il trattato di Tordesillas, che spartisce le terre in via di esplorazione oltre l’Atlantico.
1498              Il navigatore portoghese Vasco da Gama raggiunge via mare le Indie, bordeggiando le coste africane e sbarcando a Calicut.

Sedicesimo Secolo.

1500              L’esploratore portoghese Pedro Alvares Cabral raggiunge la parte più orientale dell’odierno Brasile.
1504              L’esplorazione delle coste atlantiche fino alla Patagonia induce Amerigo Vespucci a ritenere di essere al cospetto di un “mondo nuovo”.
1507              Le relazioni di Amerigo Vespucci inducono il cosmografo tedesco Martin Waldseemüller a indicare il nuovo continente con il nome di America.
1508              I portoghesi conquistano Goa, strappandola al sultanato indiano di Jaunpur.
1515              Muore a Venezia l’umanista Aldo Manuzio, il primo grande imprenditore editoriale.
1519              Muore Leonardo da Vinci, la figura che meglio di ogni altra incarna la sintesi umanistica tra arte e cultura, tra scienza e tecnica.
1519              L’arrivo dei conquistadores spagnoli determina il crollo e la depredazione dell’Impero azteco.
1521              L’esploratore spagnolo Ferdinando Magellano raggiunge per primo la Polinesia navigando da est verso ovest, per poi dirigersi verso le Filippine.
1526              Il turco-mongolo Babur detto il Conquistatore  fonda l’Impero Moghul esteso dall’Afghanistan al Bengala.
1527              Dopo il saccheggio imperiale Roma decade come centro culturale e il Rinascimento si irradia definitivamente in tutta l’Europa.
1528              Baldassare Castiglione pubblica il trattatello Il Cortigiano, in cui delinea la nuova figura dell’uomo di corte abile tanto nelle armi che nelle lettere.
1531              Lo sbarco sulle coste dell’Oceano Pacifico dei conquistadores spagnoli avvia il crollo e la depredazione dell’Impero andino degli inca.
1536              Muore il teologo olandese Erasmo da Rotterdam, la figura più significativa della diffusione della cultura umanistica fuori d’Italia.
1541              Inaugurazione della Cappella Sistina in Vaticano, affrescata da Michelangelo Buonarroti con le scene del Giudizio universale.
1543              Nel De revolutionibus orbium coelestium, l’astronomo polacco Niccolò Copernico sostiene che il sole costituisce il centro del sistema planetario.

 Le figure sociali del Rinascimento

Snodo 14. Approfondimenti bibliografici.

Sull’Umanesimo.

L’età dell’Umanesimo e del Rinascimento: le radici italiane dell’Europa moderna / G. M. Anselmi. – Carocci, 2008
Atlante della letteratura italiana. Vol. 1.: Dalle origini al Rinascimento / a c. di S. Luzzato et al. – Einaudi, 2010
L’Umanesimo italiano da Petrarca a Valla / G. Cappelli. – Carocci, 2010
Medioevo e Rinascimento / E. Garin. – Laterza, 2005
L’Umanesimo italiano: filosofia e vita civile nel Rinascimento / E. Garin. – Laterza, 2008
Sulle tracce degli antichi: Padova, Firenze e le origini dell’Umanesimo / R. G. Witt. – Donzelli, 2005

Sul Rinascimento.

La civiltà del Rinascimento in Italia / J. Burckhardt. – Newton Compton, 2010
Cultura e società nell’Italia del Rinascimento / P. Burke. – Il Mulino, 2001
Il Rinascimento / P. Burke. – Il Mulino, 2001
Il Rinascimento europeo: centri e periferie / P. Burke. – Laterza, 1999
La cultura del Rinascimento / E. Garin. – Il Saggiatore, 2012
Il pensiero e le arti nel Rinascimento / P. O. Kristeller. – Donzelli, 2005
La prospettiva come “forma simbolica” / E. Panofsky. – Abscondita, 2007
Rinascimento e rinascenze nell’arte occidentale / E. Panofsky. –Feltrinelli, 2013
Il Rinascimento in Italia / V. Reinhardt. – Il Mulino, 2004

Sulla diffusione della stampa.

Stampa e cultura in Europa tra Quindicesimo e Sedicesimo Secolo / L. Braida. – Laterza, 2009
Le rivoluzioni del libro: l’invenzione della stampa e la nascita dell’età moderna / E. L. Eisenstein. – Il Mulino, 2011
La nascita del libro / L. Febvre, H.-J. Martin. – Laterza, 2011

Sulle esplorazioni geografiche e sull’espansione coloniale europea

La scoperta dell’umanità: incontri atlantici nell’età di Colombo / D. Abulafia. – Il Mulino, 2010
Terre ignote, strana gente: storie di viaggiatori medievali / D. Balestracci. – Laterza, 2008
L’espansione europea dal Tredicesimo al Quindicesimo Secolo / P. Chaunu. – Mursia, 1979
Dal nuovo mondo all’America: scoperte geografiche e colonialismo, Secoli Quindicesimo-Sedicesimo /M. Donatini. – Carocci, 2004
Conquista: la distruzione degli indios americani / M. Livi Bacci. – Il Mulino, 2009
L’invenzione di un impero: politica e cultura nel mondo portoghese, 1450-1600 / G. Marcocci. – Carocci, 2011
La conquista dell’America / T. Todorov. – Einaudi, 2014
Alla ricerca dell’oro: mercanti, viaggiatori, missionari in Africa e nelle Americhe, Secc. Tredicesimo-Sedicesimo / A. Unali

Fine